Il primo protagonista dell’International Edition di questa rubrica è uno straordinario acquarellista di origine kurda ma naturalizzato tedesco, infatti vive e opera a Norimberga da tanti anni. Il suo talento nell’acquarello gli ha permesso di essere notato e apprezzato da collezionisti di tutto il mondo, andiamo a scoprirlo in modo più approfondito.
La tecnica dell’Impressionismo ha segnato il primo fondamentale passaggio dalla pittura Classica, legata ai canoni tradizionali e ben definiti sui soggetti e sul modo di riprodurli, per andare verso quell’innovazione che ha aperto le porte a tutti i movimenti artistici di fine Ottocento, dal Divisionismo al Puntinismo passando per il Simbolismo, e poi dei primi del Novecento con le avanguardie del Futurismo, del Cubismo e del Fauvismo. In questo panorama in movimento gli artisti francesi della fine del Diciannovesimo secolo hanno tracciato un solco fondamentale che si è rivelato base di partenza per tutto ciò che è giunto dopo. La loro scelta fu principalmente di libertà espressiva, sdoganando il dogma di dipingere interni per trovare il piacere di riprodurre la natura, all’aperto, sotto la luce del giorno; per riuscire a replicare le mille sfaccettature della realtà con la luminosità del paesaggio en plein air, optano per un modo di dipingere costituito da brevissime pennellate, piccoli tocchi di colore grazie ai quali le sfumature divengono fondamentali per sfaccettare e al tempo stesso definire l’immagine completa, meglio visibile allontanandosi dal quadro. L’artista Lala Abde rientra di diritto nella corrente del Neoimpressionismo, che attualizza tutti i concetti dei grandi del passato per raccontare il mondo attuale attraverso il suo sentire, la sua grande sensibilità poetica che emerge vibrante dai paesaggi raccontati nelle sue tele.
Ama descrivere la natura, gli splendidi e incantati scorci del suo paese, il Kurdistan iracheno, da cui si è allontanato pur mantenendo vivi nella memoria i fiumi, i boschi, la bellezza incontaminata di parchi e di piccoli villaggi ma anche il traffico e i palazzi della sua città, Sulaymania. La caratteristica distintiva di Abde è la scelta dell’acquarello, che sotto il suo magistrale tocco diventa rima poetica per definire le emozioni legate allo scorrere lento del tempo, al silenzio dei boschi, al fluire delle acque, ritmi naturali che scandiscono il susseguirsi delle stagioni e che troppo spesso nella realtà contemporanea l’uomo dimentica di contemplare.
L’amore per la natura si affianca però anche al fascino delle città, con i rumori, i ritmi incalzanti, i palazzi che raccontano di vite in movimento, dinamiche solitudini nella moltitudine che, laddove confondono e allontanano il contatto con le emozioni più semplici, d’altro canto sussurrano di un via vai continuo di persone, di incontri, di spostamenti che costruiscono l’esistenza attuale. Le pennellate sono delicate e sfumate, le tonalità morbide, terrene e al contempo leggere, proprio in virtù della scelta dell’acquarello come mezzo espressivo; le scene riprodotte sono vivaci eppure avvolte da un tempo non tempo che si sviluppa, dettaglio dopo dettaglio, come un accordo corale che cattura lo sguardo dell’osservatore e lo porta all’interno di quei paesaggi calmi, tranquilli, rasserenanti. L’immagine finale è un incanto lirico, un’orchestra di toni lievi ma vibranti che raccontano, trasportano, nel mondo interiore di un artista di rara sensibilità, con una spiccata capacità di mettere a nudo le proprie emozioni, alimentate da ricordi indelebili, e di raccontarle per immagini con la semplicità della naturalezza.
Nell’opera Boschi per esempio, appare tutta la nostalgia che Lala Abde prova per quei luoghi incantati, lontani eppure tanto vicini nelle emozioni che lo riportano indietro nel tempo; l’atmosfera rarefatta rende magico quel paesaggio appena lievemente mosso dal soffio del vento, i colori ne contraddistinguono un clima autunnale, quasi rassicurante con quegli alberi solidi che sovrastano la mobilità del terreno sottostante.
In Fiume di Qashan l’impressione è ancora più forte, più incisiva, e nonostante i confini siano meno definiti l’immagine finale appare più delineata, più dettagliata a dispetto del lento movimento delle acque e dello spostarsi delle nuvole nel cielo; è proprio l’idea del movimento a caratterizzare le opere di Abde, quella rara capacità di donare consequenzialità a un fermo immagine come se prevedesse già il momento successivo, l’attimo seguente a quello in cui i suoi occhi hanno scelto di immortalare il panorama.
E il dinamismo diviene fondamentale nella rappresentazione delle scene cittadine di Sulaymania, dove tutto sembra accelerare il ritmo, dalle auto in strada, alle persone a piedi e in bicicletta, mentre rincorrono il tempo che fugge via, prese dalle cose da fare e in attesa del rientro nelle proprie case, quando potranno rallentare il palpito della quotidianità.
Anche nei ritratti, come Signora kurda, i dettagli sono sempre sfumati, i confini indefiniti, per donare all’immagine complessiva un’aura di suggestività che rimane impressa nello sguardo. Artista di grande esperienza, consegue un primo diploma all’Accademia di Belle Arti di Bagdad nel 1970 e nel 1978 un secondo con lode presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, Lala Abde ha all’attivo numerose mostre personali in gallerie e location istituzionali e prestigiose in Iraq, a Sulaymania, a Firenze, a Strasburgo e in Belgio, oltre a collettive da Londra a Parigi a Berlino.
LALA ABDE-CONTATTI
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