I vibranti mosaici di Giampiero Arabia, tra tasselli rigenerati e pittura astratta (IE)

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dialogo generativo

L’arte del mosaico appartiene all’uomo da tempi immemorabili, fin dalle epoche più remote sono giunte testimonianze di quanto questa manifestazione espressiva sia stata fondamentale nella vita quotidiana di grandi civiltà che non rinunciavano alla bellezza e al racconto per immagini all’interno delle loro dimore. L’artista protagonista di oggi ha saputo modellare il mosaico per creare una propria forma creativa di grande impatto emotivo.

Giampiero Arabia si forma presso il Liceo Artistico di Cosenza, anche se da molti anni risiede ormai in Germania e precisamente ad Aquisgrana, e da quel momento in avanti il suo percorso è indissolubilmente legato all’arte in ogni sua forma: dalla pittura al mosaico, dalla scultura all’oreficeria, dalla vetrata artistica al collage, tutte sperimentazioni che gli permettono successivamente di spostarsi da uno stile all’altro in base al messaggio che desidera comunicare nel momento in cui si appresta a creare un’opera. Nel corso della sua lunghissima carriera ha realizzato mosaici monumentali – il presbiterio della Cattedrale dell’Avana a Cuba e il presbiterio della Chiesa di San Luca Evangelista con circa 300 mq di mosaici – commissionati da enti pubblici di rilevanza internazionale, dal Vaticano – nella Cappella dei Vescovi del palazzo Lateranense c’è una sua opera eseguita nel 2013 -, e anche da istituzioni museali, tra cui il Museo del Presente di Rende, che desiderano dare particolare risalto a grandi superfici attraverso una tecnica poco comune e che richiede grande maestria e dedizione per essere realizzata. Nella fase creativa attuale Arabia sceglie un linguaggio figurativo in cui mescola le tessere del mosaico alla pittura, per sottolineare la sua predisposizione alla contaminazione stilistica che arricchisce le tecniche singole per armonizzarle e ampliare le possibilità espressive. Anche per quanto riguarda la figurazione sembra voler essere una terra di mezzo verso l’astrazione, laddove i fiori, i vortici, le linee e i segni di cui si arricchisce sono fondamentali per narrare la sensazione interiore che sceglie di far diventare protagonista dell’opera.

Auf der Suche nach Licht
1 Auf der Suche nach Licht (Alla ricerca della luce)

Il mosaico affonda le sue radici in tempi lontanissimi, le primissime forme appaiono all’interno delle case sumeriche, per proteggerne le pareti in mattoni crudi e rendere i pavimenti più impermeabili grazie all’utilizzo di argilla smaltata; successivamente, nell’antica Roma, in Grecia e in Egitto, i piccoli cubetti di marmo, onice e pietre varie, verranno tagliati a forma di tessere assumendo il valore ornamentale di pareti e pavimenti di cui la storia ha lasciato tracce giunte fino ai tempi attuali. Dallo sfarzo dei tempi passati, in cui venivano utilizzati anche tasselli in vetro arricchiti di oro e d’argento, la tecnica del mosaico ha saputo attualizzarsi ed evolvere, anche nel Novecento, epoca di grandi rivoluzioni che ha compreso e coinvolto anche l’arte, quando è divenuto la base espressiva dello stile Liberty e dell’Art Deco, come anche del Modernismo catalano, soprattutto per le grandi opere realizzate da Antoni Gaudi con questa tecnica, e del Secessionismo Viennese con il suo massimo rappresentante Gustav Klimt. Le opere di Giampiero Arabia escono dagli schemi precedenti e scelgono di narrare le intensità delle emozioni attraverso una voce più astratta, più espressionista ma al contempo misurata, calma, anche quando racconta di sensazioni che normalmente possono dar vita a destabilizzazione o a contrasto, in lui fuoriesce chiara una forma di equilibrio, di confronto, con se stesso o con l’altro, costruttivo, volto a raggiungere una consapevolezza maggiore, una superiore coscienza proprio in virtù dell’aver accolto il dubbio precedente.

dialogo
2 Dialogo

Opere come Dialogo esprimono in modo evidente la necessità insita nella natura di Arabia, di porsi in posizione di ascolto, di apertura, posizione che l’artista manifesta attraverso le tonalità pastello delle due strutture principali, attraverso la ricchezza della foglia oro che racconta dell’importanza della comunicazione tra due punti di vista differenti, attraverso le forme circolari che emergono come se fossero le parole di un discorso armonico, bilanciato, sereno.

Die quelle des lebens
3 Die quelle des lebens (La fonte della vita)

O Die quelle des lebens (La fonte della vita), dove le tessere riescono a infondere nell’osservatore il senso del movimento perpetuo, quello scorrere che attraversa l’esistenza di ognuno e che ne determina cambiamenti e modificazioni necessari alla sua stessa essenza; quest’opera è una di quelle fortemente e indissolubilmente legata al mosaico, che Arabia destreggia riuscendo a rendere mobile e duttile un materiale che non lo è.

La danza numero 3
4 La danza numero 3
Ich erinnere mich an Clelia
5 Ich erinnere mich an Clelia (Ricordando Clelia)
vortice
6 Vortice

Poi nelle opere La danza numero 3, Ricordando Clelia e Vortice, sente la necessità di dare più spazio alla pittura, attraverso tratti a volte più figurativi, a volte più astratti, ma comunque base per raccontare il suo pensiero, per narrare la sua interiorità, per parlare di un ricordo associato a un frammento di emozione del passato che resta ancora vivo nella sua memoria e non può non essere impresso sulla tela. In queste opere le tessere divengono accompagnamento, dettaglio che dà maggiore corpo ed enfasi all’insieme espressionista alla base di questi lavori che vengono poi arricchiti dagli imprescindibili tasselli che caratterizzano la sua arte. Giampiero Arabia da qualche anno ha scelto di utilizzare plastica e carta per comporre le tessere che poi diventano splendide parti di un insieme armonico, magico, grazie alle sue abili mani, dando così nuova vita a materiali che diversamente sarebbero destinati a terminare il corso del loro ciclo vitale. Un grande artista, simbolo di una tecnica poco comune eppure capace di affascinare grazie alla sua capacità di legarsi al passato più remoto pur attualizzandosi nella figurazione contemporanea.

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