Salute

Il 21 settembre è la Giornata Mondiale dell’Alzheimer

ROMA – I disturbi del sonno e del ritmo sonno-veglia sono oggetto di attenzione e interesse a tutti i livelli e sono, senza dubbio, un fattore dirompente per i malati di Alzheimer e per i loro caregiver. Da pochi anni è stato dimostrato che questi disturbi rappresentano un fattore di rischio importante per la patologia di Alzheimer e per le demenze in genere. E’ appena stato pubblicato su Sleep Medicine Reviews (online, in attesa della versione cartacea) uno studio di ricercatori italiani che dimostra come le apnee ostruttive nel sonno (Obstructive sleep apnea – OSA) possano contribuire al declino cognitivo nelle demenze e in particolare all’Alzheimer, agendo anche su diversi biomarcatori fin dalle fasi precliniche della malattia.

I disturbi del sonno sono infatti in grado di modificare l’accumulo di Beta Amiloide e di proteina Tau all’interno del sistema nervoso centrale, meccanismo fondamentale della neuropatologia nella malattia di Alzheimer. Lo stesso studio sottolinea inoltre che le apnee notturne si presentano diversamente e con diverso impatto nei due sessi.

“Lo studio della correlazione tra le diverse forme di demenza e i disturbi del sonno nell’uomo e nella donna potrà portare ad un più corretto approccio diagnostico, terapeutico e, possibilmente, preventivo” afferma uno dei medici neurologi della rete AIRALZH, la Dott.ssa Biancamaria Guarnieri – neurologa, responsabile della commissione nazionale “Sonno e malattie neurodegenerative” e membro del direttivo nazionale di AIMS, Associazione Italiana Medicina Sonno, anche membro del direttivo nazionale di SINDem, Associazione autonoma per le demenze aderente alla Società Italiana di Neurologia – da sempre impegnata nello studio dei disturbi del sonno e delle demenze, firmataria dello studio insieme ai colleghi Claudio Liguori, Michelangelo Maestri ed altri.

Per approfondire queste connessioni, una giovane ricercatrice AIRALZH, Ilde Pieroni, sta sviluppando un progetto presso la Casa di Cura Villa Serena di Città Sant’Angelo (Pescara) nel Centro Sonno riconosciuto dall’Associazione Italiana di Medicina del Sonno (AIMS) diretto dalla dott. Biancamaria Guarnieri e studiando i vari disturbi del sonno in relazione alle diverse forme di demenza e indagando le differenze tra uomo e donna. Il progetto utilizza la video-polisonnografia e idonei test per analizzare il sonno e comprenderne a pieno il ruolo nella diagnosi differenziale tra i vari tipi di demenza, soprattutto tra la malattia di Alzheimer e la demenza a corpi di Lewy.

Un ulteriore obiettivo è quello di studiare la prevalenza, gli aspetti comportamentali e il contenuto onirico dell’RDB (Disturbo Comportamentale in sonno REM), ponendo particolare attenzione alle differenze di sesso e genere. “Dato che, a tutt’oggi, l’accesso degli uomini ai Centri di Medicina del Sonno , soprattutto per OSA, è maggiore (intorno al 70%) rispetto a quello delle donne si può verificare un ritardo di diagnosi e trattamento di tale patologia nel genere femminile che, di conseguenza, risulta più esposto a questo fattore di rischio per malattia di Alzheimer. E ricordiamo che questa demenza coinvolge di più e si mostra in più rapida evoluzione nel sesso femminile (circa i 2/3 dei pazienti sono donne)”, osserva la dottoressa Pieroni.

“Questa indagine – sostenuta da Airalzh e Coop – rappresenta un’opportunità rilevante per i pazienti, i loro familiari e per la comunità scientifica di ampliare la letteratura finora sviluppata, anche relativamente agli aspetti di sesso e genere ancora poco indagati”, conclude la dottoressa Guarnieri. I risultati delle attività di ricerca promosse dalla rete Airalzh trovano un altro importante traguardo in uno studio epidemiologico condotto da un team multidisciplinare di ricercatori Unimore (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia) e dai colleghi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena con il contributo della dottoressa Chiara Galli, ricercatrice Airalzh.

Pubblicato sulla prestigiosa rivista statunitense “Alzheimer’s Dementia: the Journal of Alzheimer’s Association”, lo studio sfata la convinzione comune che il decadimento cognitivo sia una patologia presente solo tra la popolazione anziana over 65 e dimostra come l’esordio precoce colpisca un numero significativo di persone tra i 30 e i 64 anni. “E’ importante aumentare la consapevolezza che esistono frequenti forme di demenza che troppo spesso sono state ignorate, ovvero quelle che colpiscono persone giovani e ancora attive”, afferma la Professoressa Giovanna Zamboni di Unimore.

Tra le iniziative recenti di Airalzh, la pubblicazione di un bando indipendente per la ricerca di 300.000 euro (Airalzh-Grants-for-Young-Reasearchers, AGYR), rivolto al finanziamento, per un max di 60.000 euro ciascuno, di progetti di giovani ricercatori sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce dell’Alzheimer. Il bando si è chiuso il 15 giugno e a novembre verranno resi noti i vincitori e i progetti. In occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, si sviluppano anche le iniziative a sostengo della ricerca: con l’iniziativa ‘Non ti scordar di te’ dal 17 al 30 settembre nei supermercati e ipermercati Coop di tutt’Italia verranno poste in vendita le piantine di Erica Calluna per sensibilizzare i consumatori e raccogliere fondi. Per ogni piantina di Erica Calluna, verrà donato 1 € alla ricerca, perché anche la recente pandemia ha evidenziato la necessità di avere anziani meno fragili.

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Redazione L'Opinionista

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