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Il corpo come abito ed estensione delle esigenze dell’anima nelle opere di Massimo Talarico

Il nudo artistico è sempre stato massima espressione dei canoni estetici del tempo in cui le opere pittoriche e scultoree venivano eseguite, così come fu testimonianza del talento e della maestria degli artisti nel raccontare i dettagli più plastici dei soggetti scelti per diventare icone indelebili nei secoli. L’artista di cui vi racconto oggi narra il corpo umano attraverso un approccio più profondo, meno legato all’esteriorità, come se tutto ciò che ne fa parte fosse un’estensione di un’interiorità che non sa esprimersi a parole.

Durante tutta l’Epoca Classica il nudo maschile aveva rappresentato non solo un modello estetico di bellezza universale bensì si legava anche al tema etico poiché quelli rappresentati dai grandi scultori dell’antichità erano prevalentemente eroi che dovevano tendere all’immortalità; per i Greci e per i Romani la perfezione del corpo era motivo di orgoglio, di vigore, di forza e di bellezza e dunque da celebrare e mostrare liberamente. Con il sopraggiungere del Cristianesimo e dell’Ebraismo invece venne introdotto il concetto di pudore e di vergogna dell’ostentazione della nudità che divenne così legata prevalentemente alla povertà e alla miseria, oppure laddove fosse necessario narrarlo in virtù di un’iconografia religiosa, le figure erano private di ogni realismo e stilizzate per rispondere a quell’esigenza di castigatezza necessaria per uniformarsi alle regole ecclesiali. Fu il Rinascimento a recuperare il concetto classico del nudo elevandolo a più alta forma d’arte grazie alle meravigliose opere statue di Michelangelo, il cui David resta tutt’oggi ineguagliata icona di perfezione del corpo ma anche del talento artistico del maestro, e quelle pittoriche di Sandro Botticelli grazie al quale cominciò a emergere il nudo femminile che nel classicismo solo raramente fu narrato; da quel momento in poi la rappresentazione della nudità fu declinata in varie forme. Nella contemporaneità il nudo si sposta su un livello più esistenziale, meno legato alla pura estetica e più orientato a un legame profondo con inquietudini, incertezze e insicurezze che avvolgono l’uomo moderno, quel suo bisogno di nascondersi ma al tempo stesso di mostrarsi nella sua essenza più reale, meno perfetta, più umana. Massimi rappresentanti di questo nuovo approccio espressivo inteso come necessità di rivelare le debolezze, il decadimento del corpo, all’accettazione dell’imperfezione che non compromette la bellezza dell’anima con tutte le sue fragilità, sono Lucien Freud e Jenny Saville, in grado, ognuno con il proprio personale approccio, di dare vita a opere d’arte di forte impatto emozionale. Massimo Talarico, talentuoso artista romano, recupera, al contrario, il senso estetico e l’attenzione per la perfezione delle proporzioni di gusto classico, ma infonde nelle sue tele tutta la ricerca dell’essenza, di quel legame con l’anima che spesso si nasconde in maniera più incisiva e più inespressa nell’esteriorità più armonica ma non meno insicura e bisognosa di rassicurazioni.

1 Amore di riflesso

Le mani e le braccia, assoluti protagonisti della serie di dipinti in cui sceglie prevalentemente la scala di grigi o comunque toni quasi bicromi, evidenziano quel senso di prolungamento dell’anima, quell’indossare il corpo per far sì che possa, silenziosamente, dialogare con un altro, affine, vicino, empatico in virtù di un sentire simile, di un ascoltarsi in modo spontaneo a cui, altrettanto spontaneamente rispondere. È quasi sempre presente un’interazione a due, nelle opere di Talarico, una sinergia emotiva che va oltre la fisicità, che avvolge i protagonisti come se fosse un manto irresistibile necessario a scaldare l’anima che altrimenti resterebbe nel freddo della solitudine. La necessità del dualismo si svela in Attesa, in cui i due corpi vicini e stretti in un abbraccio tenero e familiare, sembrano voler assaporare la dolcezza del momento in cui una nuova vita si vedrà la luce, attraverso il miracolo di una naturale unione delle due parti della coppia, quel terzo essere vivente concepito dall’amore e che sarà il prolungamento dell’esistenza dell’uomo e la donna. Forse c’è anche un po’ di timore per la responsabilità che sta per sopraggiungere, è per questo che l’abbraccio diventa sostegno, rassicurazione sulla presenza reciproca per affrontare ciò che di lì a poco costituirà il loro quotidiano.

2 Confidenze

Nell’opera Confidenze, la nudità diventa metafora della capacità di aprirsi all’altro, in questo caso nel legame dell’amicizia, quella forte e solida che si trasforma in guida attraverso le vicissitudini della vita, in faro nella notte davanti a cui non si può che essere se stessi, perché l’altro, l’amico vero, sa conoscere e ascoltare anche ciò che non viene detto né confessato. Ecco dunque che la donna in primo piano pudicamente cerca di coprirsi pur sapendo che presto dovrà arrendersi all’analisi profonda che l’amica farà di lei, del suo racconto, di quanto accaduto.

3 Proteggere

Proteggere è la massima espressione del senso che Massimo Talarico dà alle mani, all’abbraccio, a quel sentirsi avvolti, nella quotidianità come nella vita, da chi sapremo che non ci abbandonerà nel momento del bisogno; contare su qualcuno è ciò che l’uomo contemporaneo, in un’epoca di individualismo e di solitudine, desidera forse sopra ogni cosa, pur sapendo quanto sia difficile da trovare. È per questo che diventa fondamentale trattenere, stringere forte accanto a sé quell’unico qualcuno che vuole essere lì nonostante tutto.

4 Minerva

Anche nei ritratti l’artista esplora le espressioni più profonde, non quelle esteriormente più visibili bensì si insinua nei pensieri del soggetto e prova a indagarne il pensiero, ad andare oltre l’immagine e arrivare a quell’anima che tende a nascondersi ma che per Talarico è invece il fulcro non solo del suo fare arte, ma della vita stessa; e dunque in Madre riesce a narrare la stanchezza di una vita dedicata agli altri, la saggezza del sapere di aver fatto il possibile per dare il meglio e la preoccupazione nei confronti di una vita moderna che non ha più il sapore del suo insegnamento, che non va nella direzione che lei aveva immaginato.

5 Madre

La scala di grigi è fondamentale per infondere alle opere un’atmosfera silenziosa, riservata, come se la voce e il rumore fossero superflui o, peggio, potessero celare la voce dell’anima.

6 Autoritratto

Massimo Talarico ha all’attivo molte mostre collettive, bipersonali e personali nel territorio laziale ed è membro dell’Accademia Castrimeniense, associazione di artisti che si occupa della gestione eventi del Museo Mastroianni di Marino (RM).

MASSIMO TALARICO-CONTATTI
Email: m.talarico@libero.it
Facebook: https://www.facebook.com/MassimoTalaricoMalarico
Instagram: https://www.instagram.com/massimo.talarico69/

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Pubblicato da
Marta Lock

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