Alcuni artisti hanno l’esigenza interiore di arricchire la realtà osservata per renderla più affine alla loro visione della vita e delle cose, estendono il loro sguardo solare e positivo per donare all’osservatore un modo inedito di interpretare le emozioni e tutto ciò che fa parte della quotidianità di ciascuno. L’eclettica protagonista di oggi sceglie questo tipo di approccio per portare alla luce sensazioni osservate e avvolgerle di quella naturale bellezza che spesso ci si dimentica di evidenziare.
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento venne affermandosi in varie parti d’Europa un movimento artistico, o meglio una tendenza stilista che assunse differenti connotazioni in base alla nazione dove si sviluppò, il quale non intendeva rompere i ponti con l’arte accademica bensì si proponeva di oltrepassare la meccanizzazione generata dall’industrializzazione per auspicare un ritorno alla natura, alla bellezza ma anche all’artigianalità che sfuggiva alla riproduzione in serie. Modernismo, Stile Liberty, Art Nouveau, Secessione Viennese furono contraddistinti da uno spiccato gusto estetico e decorativo anche attraverso l’utilizzo di materiali inediti come la foglia oro, motivi floreali e vegetali, linee sinuose, sontuose decorazioni che resero le opere di Alfons Mucha e di Gustav Klimt assolutamente affascinanti e indimenticabili. In particolar modo Klimt fu il capostipite e promotore della Secessione Viennese, che aveva come obiettivo principale quello di generare una fusione tra le arti figurative per generare uno stile che si proponeva di comprendere non solo la pittura bensì anche l’architettura, il design, le arti applicate, i manufatti artigianali, per esaltare al massimo la bellezza espressiva e l’abilità creativa irriproducibile attraverso la meccanizzazione. Il periodo aureo di Gustav Klimt è una celebrazione delle linee guida del Secessionismo, un omaggio alla bellezza dell’oro di Bisanzio, utilizzato a seguito della visita ai mosaici di Ravenna, attraverso cui volle mettere in evidenza l’armonia sensuale delle donne che decideva di rendere protagoniste. Le immagini descritte erano piuttosto piatte, bidimensionali, sebbene le espressioni fossero intense e sognanti, incredibilmente reali, evidenziate e messe in risalto dall’ampio utilizzo dell’oro per sottolineare la voluttuosità e la preziosità dell’attimo immortalato come nel celeberrimo Bacio, ma anche della bellezza signorile ed elegante di Adele Bloch Bauer o del fascino seducente di Giuditta II. L’artista austriaca Elisabeth Arocker aderisce in pieno alle linee guida della Secessione Viennese ampliando il suo campo d’azione a varie manifestazioni creative, interpretando così di fatto l’intento di tutti i princìpi di interazioni tra le varie arti visive e manifatturiere che furono teorizzate per la prima volta dall’Arts and Crafts inglese. Il suo eclettismo sfocia in una produzione poliedrica che spazia dall’opera pittorica, fortemente affine a quelle di Gustav Klimt, seppur arricchite con un apporto materico decisamente più incisivo e comprendente elementi naturali che interagiscono con la tela e ne fanno parte integrante, alla produzione di oggetti in ceramica come vasi o piatti, alla decorazione su ceramica valorizzata con l’uso di applicazioni materiche, fino alle borse e accessori femminili finemente dipinti.
È un mondo lussuoso quello narrato da Elisabeth Arocker, ma anche tenue, orientato a un forte contatto con la natura che diviene parte fondamentale di tutte le sue creazioni e da cui le protagoniste delle sue tele si lasciano avvolgere affinché sia un mezzo per superare le sensazioni del momento, quegli attimi di nostalgia, di timore, di disorientamento o semplicemente di riflessione che le donne descritte dall’artista sembrano vivere.
La regalità di Theodora, la regina bizantina nota per la sua infelicità, viene enfatizzata dai sottili dettagli in oro, tanto quanto la sua espressione malinconica è amplificata da quel copricapo che l’artista le dona per alleviarne la tristezza, come se l’auspicio fosse di trovare nella semplicità dei fiori una chiave di lettura differente, un modo per oltrepassare quella fase e aprirsi alla bellezza delle piccole cose che abitualmente circondano l’essere umano senza che sia in grado di assorbirne la piacevolezza.
Medea al contrario, secondo il mito crudele maga dotata di poteri quasi divini e in grado di compiere incredibili efferatezze, viene addolcita dalla Arocker attraverso una decorazione di foglie dorate, quasi a evidenziarne da un lato il fascino ammaliante e dall’altro la necessità di un’inversione di tendenza della sua stessa natura, un ritorno a sentimenti più positivi, benevoli, che potrebbero modificarne completamente il corso della vita. Forse quella dell’artista è una metafora, un simbolo dell’esigenza di lasciar fuoriuscire il buono piuttosto che la competizione e l’arrivismo che contraddistingue la società contemporanea.
In The lady with the golden helmet (La signora con l’elmo dorato) invece la Arocker intende evidenziare la pura bellezza, l’eleganza in un’espressione naturale, serena della protagonista che è colta in un attimo di curiosità, in cui la sua attenzione sembra essere catturata da un dettaglio esterno all’opera; l’artista sceglie dunque di mettere in risalto la sua naturalezza attraverso l’utilizzo di resina di perle di vetro dorata che ne sovrasta e ne circonda il volto. La tecnica mista è la base di tutta la produzione artistica di Elisabeth Arocker che mescola sapientemente immagini fotografiche, fiori e piante esotiche, colori acrilici, foglia oro e risine di perle di vetro, per rendere le sue opere particolari e assolutamente affini all’intento decorativo della Secessione Viennese e dell’Art Nouveau.
Come nell’opera Rose Lady in cui inserisce petali di rosa che sottopone a un trattamento particolare in virtù del quale si cristallizzano ed entrano nella tela divenendone parte integrande, arricchimento ma anche elemento di terza dimensione che sembra amplificare il senso generale dell’intera composizione, dell’emozione della protagonista e della sua necessità di trovare un contatto con se stessa in virtù di quell’immersione nell’elemento naturale.
La donna è dunque simbolo ed emblema di tutto quell’universo di sensazioni e di contatto con l’io più profondo che si amplia e si manifesta in modo più chiaro anche attraverso il contatto con l’elemento naturale, che per l’artista corrisponde a un ritorno all’immediatezza e alla semplicità spesso accantonato per correre dietro alla routine frenetica dell’esistenza contemporanea. Elisabeth Arocker ha all’attivo molte mostre collettive e personali in tutto il territorio austriaco dove presenta e vende con ampio successo di pubblico non solo le sue opere pittoriche bensì anche i suoi vasi e oggetti in porcellana, i piatti e complementi d’arredo decorati le sue borse di pelle finemente adornate da disegni che rendono ogni manufatto un pezzo assolutamente unico.
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