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Il Linearismo di Michael Kaphengst, per svelare l’ineluttabilità del destino dell’uomo (IE)

Nel panorama artistico contemporaneo, decisamente orientato alla libertà espressiva e all’autonomia da ogni regola e schema preordinato, le correnti pittoriche non riescono ad assumere le medesime caratteristiche e dimensioni concettuali che hanno invece segnato il secolo scorso. Tuttavia alcuni movimenti vengono fondati e portati avanti secondo la traccia filosofica dei loro ideatori che seguono quel percorso, a volte anche individualmente, fondamentale per esprimere i principi basilari della forma creativa che li contraddistingue. È il caso del protagonista di oggi che ha dato origine a una corrente artistica affascinante e tutta da scoprire.

Il tema della scomposizione dell’immagine è stato uno dei punti cardine della storia dell’arte moderna, un vento di novità cominciato a fine Ottocento con l’Impressionismo con le sue pennellate brevi e la frammentazione del colore attraverso il quale ogni tonalità assumeva diversa espressività sulla base di quella immediatamente attigua, e con il Puntinismo, di cui furono massimi esponenti George Seurat e Paul Signac, che fu un’estremizzazione più studiata e quasi scientifica del principio impressionista della complementarità dei colori che enfatizzò l’inutilità di mescolare il colore sulla tavolozza per lasciare che la fusione del risultato finale avvenisse direttamente nella retina dell’osservatore. Con l’avanzare dei decenni l’esigenza di proseguire sulla strada dello studio oggettivo dei colori e della loro scomposizione si concretizzò prima con il Divisionismo, in cui i puntini dei movimenti precedenti cominciarono ad allungarsi e trasformarsi in linee di colore che, con la loro interazione di contiguità, assorbivano luce e infondevano precisione nei dettagli delle immagini. La successiva evoluzione dei concetti base di questi innovatori movimenti condusse alla frammentazione delle immagini stesse, per infondere movimento ed eliminare la terza dimensione, per osservare la realtà da diversi punti di vista in maniera simultanea che caratterizzarono il Futurismo e subito dopo il Cubismo. Da Filippo Tommaso Marinetti a Pablo Picasso, la convinzione di base era di poter esplorare il visibile in modo diverso da quello osservato tradizionalmente, di affermare la superiorità dell’espressione artistica in grado di modificare la realtà sulla base di una personalizzazione, di una ricerca differente per schemi e per regole accademiche da tutto ciò che c’era stato prima.

1 Chaos in yellow (Caos in giallo)
2 Chaos in green (Caos in verde)

L’artista tedesco Michael Kaphengst riprende il tema della frammentazione del colore ma anche della realtà, suddividendola in linee, a volte rette e ben marcate, altre circolari, e altre ancora più nascoste, per affermare e rappresentare sulla tela il proprio sguardo sulla vita, un’esistenza già decisa dal destino raffigurato proprio da quella linearità attraverso cui le immagini, così come i percorsi, prendono forma sulla tela.

3 Access (Accesso)

Il Linearismo, questa la denominazione che Kaphengst sceglie di dare alla corrente pittorica da lui fondata e attorno alla quale ruota la sua intera produzione artistica, si fonda sulla manifestazione decisa, ma in alcune opere anche molto meno marcata, appena accennata quasi, delle linee che, accostandosi e avvicinandosi, vanno a comporre la realtà finale; le tonalità scelte sono spesso vivaci, brillanti quasi surreali forse perché l’artista vuole lasciare una via d’uscita agli schemi, vuole infondere la sensazione che a volte la traccia del nostro destino, del percorso già scritto sul quale ci muoviamo, può essere interrotta, può presentare una deviazione determinata dall’imprevisto o dalla volontà del singolo. Eppure la continuità delle righe successive sembra suggerire uno spostarsi da un livello a un altro, che comunque condurrà verso un’altra linea di realtà sulla quale si continuerà a camminare, confermando l’ineluttibilità del destino dell’uomo.

4 Together (Insieme)

Appartengono a questo filone le opere Together e Candelight (Candelabro) l’immagine in copertina articolo, in cui la realtà osservata viene filtrata, quasi sovrimpressa, dalle solide e imponenti linee che la definiscono e al tempo stesso la confondono, come se lo sguardo dovesse essere indeciso se seguire la descrizione sottostante o la suddivisione che sembra sovrastarla; i colori sono piatti, senza ombre, senza profondità, per enfatizzare l’importanza del concetto che si cela oltre un paesaggio familiare o una composizione di oggetti utilizzati quotidianamente. Ma Kaphengst racconta anche della circolarità dell’esistenza, di quei corsi e ricorsi che diventano familiari al punto da non saper più trovare la strada per uscirne nonostante il desiderio di farlo, ed ecco che in questo caso le linee diventano sinuose, si dispiegano sulla tela senza mai staccarsi e componendo un’immagine il cui senso, il cui messaggio, è irreale e si avvicina a uno stile Metafisico in cui l’intenzione filosofica si lega al simbolismo psicologico del soggetto narrato.

5 Cut

L’opera Cut (Taglio) è emblematica di questo filone espressivo di Michael Kaphengst perché le linee che riempiono lo sfondo e narrano la circolarità, intesa come trappola labirintica da cui è impossibile uscire, dell’esistenza sono la premessa e l’eco dell’immagine centrale in cui l’ascia che cade sul tronco sembra voler fare da spartiacque tra ciò che il passato era e ciò che è divenuto il presente, fatto di grattacieli e palazzi simbolo di progresso ma anche allontanamento dell’uomo dalla sua reale natura. Eppure non c’è modo di tornare indietro, suggerisce Kaphengst, anche volendo distruggere l’arido mondo attuale non è possibile recuperare ciò che è stato perduto, tagliato e sacrificato in nome di quel progresso.

6 Consumtive still life (Natura morta consumistica)

Infine più accennate e nascoste sono le linee che compongono le opere più Pop, o meglio Surrealiste-Consumistiche, in cui l’artista introduce il concetto dell’essere umano intrinsecamente legato alla sua tendenza ad accumulare e acquistare prodotti di largo consumo, inclinazione anche questa, alla quale gli è impossibile sottrarsi perché appartenente alla sua indole, alla linea del suo stesso destino, all’esistenza contemporanea.

7 Duel (Duello)

Bottiglie di Pepsi e di Coca Cola, sale, latte, sembrano avvolte e aggrovigliate dalle spire soffuse dell’atmosfera circostante, quell’intrappolante sensazione di inevitabilità che cattura l’attenzione dell’osservatore e che lo induce a riflettere sulla sua inconscia attitudine al condizionamento all’acquisto. Nel corso della sua lunga carriera Michael Kaphengst ha partecipato a mostre collettive a Singapore, a Barcellona, a Miami, Parigi, New York, Palermo, Bergamo e, ovviamente, in molte città della Germania, vincendo molti premi e ricevendo numerose menzioni e importanti riconoscimenti.

MICHAEL KAPHENGST-CONTATTI
Email: michaelkaphengst@msn.com
Sito web: https://michaelkaphengst5.wixsite.com/linearismus
Facebook: https://www.facebook.com/michael.kaphengst

Instagram: https://www.instagram.com/michaelkaphengst/

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Pubblicato da
Marta Lock

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