“Il manuale della circular economy”, una guida per le imprese

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Una guida per le imprese che vogliono impegnarsi nella rivoluzione circolare, salvaguardando il pianeta e continuando a crescere

il manuale della circular economyMILANO – Gli attuali modelli lineari di produzione e consumo all’insegna del “prendere, produrre, buttare” non sono più sostenibili e tantomeno potranno esserlo nel prossimo futuro. L’economia circolare rappresenta un mezzo potente per disaccoppiare la crescita dall’uso di risorse scarse e dannose, permettendo una maggiore produzione e un consumo con minori impatti ambientali negativi e rendendo allo stesso tempo le imprese più innovative,competitive e profittevoli.

L’economia circolare è cresciuta negli ultimi dieci anni, anche se non è pienamente decollata. Per provare a spiegare come valorizzarne le potenzialità velocemente e su larga scala è nato “Il manuale della circular economy” (Egea, 2021): una guida accessibile a tutte le aziende che desiderino impegnarsi nella rivoluzione circolare firmata da alcuni dei più grandi esperti di sostenibilità e imprese a livello internazionale: Peter Lacy, Chief Responsibility Officer e Global Sustainability Services Lead di Accenture, Jessica Long, Managing Director in Closed Loop Partners, Wesley Spindler, Sustainability & Strategy Director e Global Circular Economy Lead di Accenture, e Sandro Orneli, Sustainability Strategy Lead Europe di Accenture.

Oltre ai numerosi casi internazionali relativi a modelli di business, soluzioni e tecnologie circolari proposti per dieci settori industriali strategici (minerario, oil&gas, chimico, energia e utilities, macchine industriali, ICT, mobilità, beni durevoli, beni di consumo, moda e tessile), l’edizione italiana edita da Egea e già disponibile nelle librerie si arricchisce con un capitolo dedicato al contesto e alle esperienze in materia di circolarità da parte delle imprese e degli innovatori della Penisola. Dal manuale emerge l’immagine di un Paese che può aspirare ad affermarsi come punto di riferimento internazionale. Già oggi, infatti, la Penisola occupa la prima posizione fra i Paesi europei in termini di percentuale di riciclo sulla totalità di rifiuti (il 79%, oltre il doppio della media europea) e spicca inoltre sul fronte della produttività d’uso delle risorse, con un indice di 3,64 rispetto a una media europea di 2,20. Non solo: secondo i dati forniti dalla European Circular Economy Stakeholder Plaftorm promossa dalla Commissione Europea, fra le circa 600 buone pratiche circolari introdotte da aziende e organizzazioni censite fino a oggi, quasi 100 provengono dal nostro Paese.

«I tempi sono ormai maturi per accogliere anche nel nostro Paese una prospettiva industriale circolare e, fortunatamente, le realtà consapevoli dell’importanza di questa transizione sono sempre più numerose L’Italia vanta una buona performance nell’ambito del riciclo dei materiali», afferma Sandro Orneli, Sustainability Strategy Lead Europe di Accenture. «Occorre però andare oltre il semplice riciclo e adottare un approccio trasformativo su ciascuna fase della catena del valore, con un dialogo costante tra l’ecosistema produttivo esteso».

Nonostante il concetto di economia circolare sia ormai ben noto non solo agli addetti ai lavori ma anche all’opinione pubblica, riuscire a trasformare tante buone intenzioni in realtà e generare un impatto concreto richiede molto più che aggiustamenti incrementali al business-as-usual. Per le aziende, questa sfida non rappresenta soltanto l’occasione di contribuire a rimodellare l’ecosistema che ci circonda, ma anche un’enorme opportunità di sviluppo: le ricerche condotte dagli autori del volume mostrano che il valore in gioco è di 4.500 miliardi di dollari di crescita potenziale da qui al 2030 (considerando stime conservative).

Analizzando lo scenario internazionale del presente e del futuro, il “Manuale” presenta dati e tecnologie, casi di studio e modelli di business, consigli e indicazioni pratiche utili a chiunque abbia la responsabilità di guidare un’impresa nella trasformazione verso un’organizzazione circolare olistica, in cui la circolarità sia davvero incorporata al proprio interno e permetta di realizzare un cambiamento di sistema su larga scala.

«Oggi l’idea della circolarità come aspetto di business e industriale sta facendo presa prima di tutto perché ha senso», prosegue Orneli. «In fondo è uno sviluppo naturale, perché in un’ottica di business la transizione circolare, oltre a rappresentare la carta migliore che possiamo giocare nella situazione in cui versa attualmente il pianeta, funge da leva per la competitività di prodotti, servizi, filiere, e in ultima analisi del sistema Paese nel complesso. È un viaggio che richiede tempo, energia e investimenti, ma chi lo intraprende ottiene in cambio per il suo business un biglietto di accesso a un futuro che è ormai dietro l’angolo, mentre chi ancora non coglie l’urgenza del cambiamento corre seriamente il rischio di essere lasciato indietro nei mercati e sui prodotti di cui si occupa».