È uscito il 1° dicembre “Invisibili”, nuovo singolo di Roby Facchinetti, tratto da Inseguendo la mia musica, suo ultimo lavoro discografico pubblicato lo scorso 25 settembre da Believe Digital, che comprende due CD live del tour 2019 e un altro intitolato Rinascerò, Rinascerai che include anche l’omonimo successo uscito il 27 marzo durante il lockdown oltre ad altri quattro inediti e le relative basi musicali. Inseguendo la mia musica è disponibile anche nella speciale confezione a tiratura limitata di quattro vinili, tre con il live e uno con gli inediti.
“Invisibili” è firmato da Roby Facchinetti e Stefano D’Orazio ed è una delle ultime testimonianze lasciate dall’ex batterista dei Pooh, recentemente scomparso. Nel testo emerge ancora una volta tutta la grande umanità di D’Orazio nel trattare tematiche sociali, in questa occasione la vita degli anziani troppo spesso dimenticati o abbandonati al loro destino.
“Invisibili” parla infatti di un marito ed una moglie che vivono in solitudine, il loro amore fortissimo però li aiuta e li protegge resistendo al passare del tempo. Della canzone è stato girato anche un video nello splendido scenario della villa e del parco Sigurtà a Valeggio sul Mincio, diretto da Gaetano Morbioli che ne ha saputo riproporre le tematiche come meglio non si poteva: Roby Facchinetti è per la prima volta nelle vesti insolite di artista di strada e, accompagnato dal suo chitarrista Michele Quaini, è spettatore dell’affetto che una coppia di anziani sa ancora scambiarsi.
Questa la nostra intervista a Roby Facchinetti che ci ha presentato “Invisibili”.
Il ricordo di Stefano D’Orazio, il mondo dei Pooh, passato, presente e futuro e tanto altro nelle sue parole.
“I Pooh hanno chiuso la loro storia il 30 dicembre 2016, ma io e Stefano non ci siamo mai mollati. Abbiamo iniziato a lavorare insieme al progetto “Parsifal”. Lo scorso anno ho fatto il tour “Inseguendo la mia musica”. Volevo fermare il tutto in un album live, però non ero completamente soddisfatto nel mettere su disco solo due ore di musica dal vivo che rappresenta il mio bel passato, volevo cioè qualcosa di più. Avevamo già inciso con Stefano “Rinascerò Rinascerai”, canzone che ha colpito al cuore arrivando in tutto il mondo tra l’altro in pochissime ore. Negli scorsi giorni sono arrivate due nuove versione, una in francese e l’altra addirittura in vietnamita, il pezzo è stato tradotto in tutte le lingue. Quando ne parlavamo ci dicevamo che mai avremmo pensato alla nostra età di avere un risultato del genere, dopo aver vissuto una straordinaria avventura con i Pooh da 80 milioni di dischi, tantissime settimane in classifica, concerti in tutto il mondo. Siamo stati pionieri negli Anni’70 portando sul palco strumentazioni all’avanguardia, laser, per quanto mi riguarda il minimoog, i polimoog, il mellotron: è stata una continua evoluzione tecnologica, abbiamo sempre anticipato i tempi. Il nostro lavoro ci ha regalato tantissimo in cinquant’anni.
“Rinascerò Rinascerai” è nato in un momento in cui la mia città, Bergamo, piangeva di dolore, c’erano stati tantissimi morti a causa della pandemia: è nata la musica, Stefano ha scritto un testo capolavoro in pochissime ore arrivato alla gente alla quale ha ridato una carica di speranza. Partendo da questo straordinario risultato ho pensato, come detto, di voler fare qualcosa anche di altro oltre il semplice live e sono nati così altri brani. Sono così venuti fuori cinque inediti e Stefano ha curato quattro di questi per i testi.
“Invisibili”, uscito dopo “Fammi volare”, si può dire che sia l’ultimo testo che lui ha scritto: ancora una volta ci fa capire l’eccezionalità di Stefano, nostro e mio amico per sempre. È stato un suo ultimo atto di generosità: come autore ha dedicato un brano a degli invisibili, ad una coppia cioè di anziani che ha avuto la fortuna di invecchiare insieme senza toccare questa invisibilità quasi per niente. Di invisibili, in particolare nel mondo degli anziani, invece ce ne sono veramente tanti, forse troppi ed è un grande problema sociale. Questi anziani addirittura sono a volte abbandonati anche dai loro figli. I nostri genitori ci hanno messo al mondo: quale regalo più straordinario potevano farci se non quello della vita? Grazie a loro, soprattutto alla mamma che ci ha portato nel grembo …. eppure queste cose accadono per una sorta di poca attenzione e riconoscenza. Stefano ha avuto la sensibilità di puntare il dito su questo problema come un atto di generosità, lui che è stato sempre generoso nella sua vita. Ho vissuto con i Pooh ed anche senza di loro questa sua improvvisa mancanza. L’ho sentito quando era ricoverato poco prima che ci lasciasse, ma per me è ancora vivo e lo sarà per sempre.
Stefano ha iniziato come batterista, ma poi nel tempo ha cominciato a scrivere diventando un autore bravo tanto quale Valerio Negrini e firmando così grandissimi successi. Era anche un bravo manager: negli Anni’70, quando noi cominciavamo a capire come funziona questo lavoro visto che nessuno te lo insegna e non esiste un’università per i musicisti, lui aveva questa attitudine manageriale nel gestire gli aspetti imprenditoriali visto che noi avevamo una società. Aveva anche una particolare attenzione per i grandi palchi e concerti, inventava ogni volta un nuovo spettacolo: era diventata una nostra caratteristica reinventarci tour dopo tour. Lui aveva capito che non bastava più solo l’aspetto musicale, ma c’era invece bisogno di un supporto scenico importante. Lo faceva con una passione proverbiale”.
Parliamo anche del video di “Invisibili” che ne riprende il tema …
“Il video è stato diretto da Gaetano Morbioli. I due anziani vivono la loro semplice realtà come migliaia di altre coppie, però per loro quella è una realtà straordinaria della quale io nel video sono uno spettatore, un artista di strada che l’accompagna. Sono loro i protagonisti della storia, io la vivo appunto da spettatore, sono un supporto esterno: mi piaceva questo ruolo perché volevo che il video fosse dedicato completamente a loro”.
Stefano e Roby, Stefano e la gente, Stefano e i Pooh …
“Definirei le tre cose attraverso la sua profonda umanità e generosità. Stefano era una persona speciale: ha sempre saputo lasciare un qualcosa di importante nel cuore di chi lo ha conosciuto anche per un solo saluto o una chiacchierata o ancora per una giornata passata insieme a lui. Questa cosa non è da tutti: solo le persone come lui hanno questa capacità. Con la gente, con me e con i Pooh ha sempre lasciato un suo segno importante”.
Inseguendo la mia musica è il tuo album live: è stata un’operazione fortemente voluta dai fan, in molti ti chiedevano infatti di immortalare in un disco il tuo tour dello scorso anno …
“Me lo chiedevano in molti, ma avevo bisogno di un input. Ho scritto anche un libro. È un tutt’uno. La decisione sull’album è cresciuta nel tempo: nel mio cuore non riuscivo ad essere soddisfatto di pubblicare un semplice live, poi è nato anche “Rinascerò Rinascerai” e c’è stato il lockdown. Volevo fare una cosa che mi rappresentasse al meglio, non fosse cioè solo il mio passato: sono nati così anche gli altri quattro inediti e mi sono convinto che era giusto far uscire il disco nei formati con due cd di live ed un terzo di inediti e basi (anche questo mi chiedevano in molti, per giocare a cantarci sopra), oppure i quattro vinili colorati con il poster. Tutto è stato curato: volevo far uscire un qualcosa che rimanesse nel tempo. Io amo il vinile: è un po’ come essere tornati nella vera casa della musica. La musica è una cosa molto seria: il vinile è veramente la sua ideale casa. C’è tutto un cerimoniale intorno ad esso, il cd è molto più freddo. Per il lavoro che c’è dietro , non solo quello dell’artista, ma anche dei grafici e tanti altri, il vinile rappresenta al meglio la musica. Mi fa molto piacere che stia tornando molto in auge e che, ad esempio, in America abbia soppiantato il mercato del cd. Amo i cambiamenti, ma quando si cambia in meglio ovviamente”.
“Katy per sempre” è il tuo primo romanzo: come è nato?
“Sono partito dalla mia voglia di parlare di musica e di quanto sia stata importante nella nostra vita. Io ho avuto la fortuna di conoscervi in tanti: mi sono spesso fermato a parlare con la gente, i fan e gli amici. Ho raccolto tutta una serie di testimonianze nelle quali mi si diceva spesso “… la vostra musica mi ha salvato la vita”e mi chiedevo in che maniera. Ho aspettato tempi migliori o che ci fosse un input per farne un libro: lo spunto è arrivato dopo l’ultimo concerto con i Pooh a Bologna il 30 dicembre 2016. Quando scesi dal palco non sapevo neanche chi fossi: se qualcuno mi avesse chiesto come mi chiamavo io avrei risposto di dirmelo lui. Fu molto doloroso e faticoso scendere quella sera.
Andai in camerino e trovai un’infinità di messaggi : ce ne’era uno che diceva “questa sera la mia vita finisce con voi, adesso non so cosa farò, ma non ti spaventare, sono Katy”. Questo è il messaggio di Katy all’inizio del libro. Io l’ho conosciuta nel tempo, ci siamo rivisti varie volte. La prima, come racconto nel libro, mi ha detto che aveva conosciuto i Pooh con “Piccola Katy” e da lì la nostra musica non l’aveva più abbandonata salvandola sempre. Le nostre canzoni erano lo specchio della sua vita.
È successo a molti di pensare che un nostro brano potesse rappresentare un momento del proprio vissuto. Quando ho ricevuto questo messaggio ho deciso che tipo di libro volessi scrivere: raccontare la vita di Katy mi ha permesso di capire quanto sia stata importante la nostra musica nella vita di molte persone.
Non tutti hanno però questa consapevolezza così profonda. Mi dicono tutti la stessa cosa: “.. il libro racconta anche la mia vita”, cioè in molti ci si sono ritrovati. Sono felice di questo: parlando di musica avrei potuto portare degli esempi, ma una storia di vita molto articolata, dura e tragica come quella di Katy era un qualcosa di profondamente diverso. Lei ha sofferto molto, ha avuto rapporti con uomini sbagliati, in particolare uno, è stata violentata. Questo è purtroppo uno specchio della vita quotidiana: lei ha vissuto gli anni importanti, quelli dei grandi obiettivi e traguardi sociali, lei è un esempio delle donne che hanno combattuto per i loro diritti ed ora li hanno in pieno e ne meriterebbero ancora di più visto che sono molto meglio di noi uomini. Hanno voluto l’indipendenza pagandola anche a caro prezzo ed è anche per quella generazione di donne che molte cose sono cambiate”.
In questi giorni è uscita la nuova raccolta dei Pooh, Le Canzoni della nostra storia. Quanto ti emoziona sapere che in 72 canzoni c’è mezzo secolo di musica, ma soprattutto il fatto che i Pooh sono per sempre, fanno parte cioè della cultura italiana?
“Sto prendendo forse solo ora consapevolezza di ciò che hanno fatto i Pooh. Nella raccolta ci sono appunto 72 canzoni che riassumono la nostra storia. Il fatto di essere un Pooh ce lo porteremo sempre con noi, è dentro il nostro DNA e anche in quello dei nostri figli e nipoti, è passato da noi di generazione in generazione. Sto capendo oggi ciò che abbiamo veramente rappresentato, cioè a fari spenti: noi da Pooh non eravamo solo coinvolti, ma travolti dai nuovi progetti, dischi, tour. Ci faceva piacere essere in classifica, ma dopo un’ora magari pensavamo a quello che avremmo dovuto fare successivamente.
Non c’era la lucidità distaccata necessaria per comprendere, quella che io sto invece avendo ora: è doppiamente bello perché mi sto accorgendo sempre di più quanto siamo stati un bell’esempio, soprattutto dal punto di vista umano. Quest’ultimo aspetto è forse quello che ha colpito l’immaginario collettivo perché anche inconsapevolmente, prima che arrivino le canzoni e la musica, è più importante l’aspetto umano. La nostra avventura è stata bellissima soprattutto per questo motivo, poi ovviamente lo è stato anche dal punto di vista artistico: senza però il lato umano forse non saremmo durati così tanto.
La nostra enorme forza è stato l’amore che siamo riusciti a trasmettere in chi ci seguiva in quelli che lavoravano con noi. A tante domande solo ora so dare delle risposte concrete. L’affetto e l’amore nei nostri confronti oggi sono ancora più grandi anche per il fatto che i Pooh non ci sono più. Il 5 dicembre ci sarà una serata dedicata ai Pooh su Rai 1, un bellissimo modo per ricordare Stefano insieme a quanti lo hanno amato e conosciuto”.
Avevi iniziato a lavorare al musical “Parsifal” con Stefano e hai dichiarato recentemente che ora più che mai senti il bisogno di portarlo su un palco …
“Quando lo stavamo realizzando ci dicevamo che più di quanto fatto finora sarebbe stato impossibile realizzare. “Parsifal” deve essere veramente il nostro testamento. Stefano non c’è più e io devo mettere insieme tutte le mie forze per portare su un palco questa opera. Sto già lavorando, ho ripreso in mano tutti i contatti. Li avevamo sospesi a causa del virus che ha fermato un po’ tutto. Questa però sarà la mia missione: “Parsifal” dovrà vedere la luce”.
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