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Il Neoclassicismo di Gabriella Rossi, quando la pittura diviene racconto del perfetto equilibrio estetico della scultura antica e ponte tra passato e presente

Molto spesso lo sguardo verso il passato più tradizionale diviene quasi un rifugio per gli artisti contemporanei da un mondo che sembra correre troppo velocemente, che in qualche modo dimentica la lentezza e la contemplazione silenziosa basata su canoni estetici differenti eppure non meno affascinanti e appetibili anzi, piuttosto in grado di fornire un punto di vista insolito rispetto a tutto ciò che appartiene alle mode attuali, come se in qualche modo ciò che è stato costituisse un anelito di eternità nei confronti di tutto ciò che nel presente viene dimenticato in favore di una superficialità che induce a inseguire una perfezione inarrivabile, a ripudiare un tempo remoto che si è perso di vista perché considerato anacronistico e al di fuori dell’attualità. La protagonista di oggi compie invece un percorso artistico che si focalizza proprio sul mettere in evidenza la perfetta armonia di opere che hanno un respiro antico e che sembrano voler riprodurre e immortalare il silenzio delle statue della tradizione scultorea greca e romana per sottolinearne la bellezza senza tempo e per portare quella storia nell’arte contemporanea.

Il Neoclassicismo fu un movimento nato intorno alla fine del Settecento per compiere un ritorno all’equilibrio e all’ordine dopo gli eccessi del Barocco e del Rococò in cui l’arte si era distaccata da quella linearità estetica Classica che aveva contraddistinto le statue greche e quelle romane, di cui peraltro in quell’epoca si ritrovarono i resti durante gli scavi a Ercolano e a Pompei. L’interesse verso quei reperti antichi e tradizionali si diffuse nell’intero continente europeo generando un vero e proprio cambiamento nei gusti degli appassionati di arte e anche degli autori delle opere; l’intento era quello di reinterpretare dando un nuovo aspetto e un nuovo senso a quelle testimonianze del passato senza creare copie bensì fornendo una versione diversa, rimodernata e personalizzata dagli artisti che scelsero di aderire al movimento artistico del Neoclassicismo. Uno tra i maggiori interpreti di quello stile fu Antonio Canova che lasciò un immenso patrimonio scultoreo in cui associava la celebrazione della forza e della perfezione estetica di giovani uomini e giovani donne appartenenti alle tradizioni mitologiche a una narrazione innovativa in cui l’essenza fuoriusciva in maniera più intensa dall’impeccabilità della forma, infondendo così un pathos prorompente che veniva percepito da chiunque osservasse una delle sue eccelse statue. Anche il danese Bertel Thorvaldsen, che fece di Roma la sua seconda patria, lasciò un patrimonio scultoreo eccezionale anch’egli, come Canova, reinterpretando le figure mitologiche dell’iconografia Classica con una veste più nuova e moderna e soprattutto imprimendo nelle sue opere quell’emozionalità espressiva che le rendeva coinvolgenti. Jacques-Louis David e Jean-Auguste-Dominique Ingres si concentrarono invece sulla pittura, il primo mantenendo i temi storici e mitologici legati all’antica Grecia, in particolar modo alle rappresentazioni elleniste, il secondo ritraendo nobili e avvenimenti storici del periodo in cui operò, in particolar modo celebrando la figura di Napoleone Bonaparte. L’artista romana Gabriella Rossi, pur appartenendo di diritto al Neoclassicismo contemporaneo, ne dà una sua personale versione in cui unisce la tecnica pittorica alla reinterpretazione delle sculture che tanto erano state fondamentali sia durante il Classicismo, poiché modo principale per educare il popolo che poteva vedere costantemente davanti a sé le immagini degli dei e degli eroi celebrati dalle culture greca e romana, e sia durante quel Neoclassicismo settecentesco in cui ogni statua diveniva il racconto di un attimo irripetibile colto dalla fantasia dell’artista ed eseguito con la maestria della lavorazione del marmo che apparteneva ai grandi maestri dell’epoca.

1 Celeste Venere – olio su tela, 70x100cm
2 Dorica – olio su tela, 70x100cm

Gabriella Rossi decide dunque di celebrare quella abilità esecutiva inserendola nelle sue tele, da cui emerge una decisa padronanza della tecnica a olio così come quella dell’affresco, e infondendo alle immagini narrate quella tridimensionalità che induce l’osservatore a comprendere che si tratta di un punto di vista immaginativo ed emozionale di statue del passato pur scorgendone una nuova e personale versione; dunque la particolarità dello stile pittorico dell’artista deriva esattamente dalla tendenza a estrapolare dalle atmosfere mitologiche e classiche delle sculture dei grandi autori il dettaglio che desidera mettere in evidenza, il particolare che colpisce la sua sensibilità e che sceglie di far diventare protagonista di una sua tela, lasciando così la sensazione che alla narrazione che dà manchi solo la materialità del marmo o del bronzo e al contempo che quel passato possa entrare in interazione con il presente grazie a quella nuova veste.

3 Ebe – olio su tela, 70x100cm

In qualche modo è come se l’artista avesse scattato delle fotografie mentali alle opere principali, o ad alcuni dettagli di esse, dando però alla sua versione quell’atmosfera soffusa che le rende sospese nel tempo, come se uscissero dall’epoca remota a cui appartengono per giungere nel presente ammantate dall’aura di immortalità che ha permesso loro di attraversare i secoli rinnovandosi per tornare sempre attuali nell’ideale di bellezza e di perfezione che rappresentano. Oltre alle velature che donano alle tele l’effetto del passaggio del tempo, ciò che contribuisce ancor più a sottolineare la dimensione decontestualizzata di sospensione in una dimensione atemporale è l’utilizzo della foglia oro che Gabriella Rossi dosa con maestria per mettere in evidenza alcuni dettagli essenziali come uno sfondo, il particolare di una veste o di un oggetto tenuto in mano dalle sue sculture bidimensionali.

4 Nike – olio su tela, 80x120cm

Nell’opera Nike, l’artista riproduce la scultura del greco Pitòcrito accentuandone l’ombreggiatura già presente nei drappeggi del marmo originale, ma aggiungendo un maggiore senso di movimento, come se le ali che appena si intravedono fossero in grado di sollevare la coltre del tempo per permettere alla figura mitologica di raggiungere il presente e mostrarsi in tutta la sua bellezza. Le pieghe dell’abito sono arricchite da un leggero accenno cromatico, quasi la donna stesse abbandonando la sua fase inanimata per prendere vita entrando in dialogo con l’osservatore, uscendo dalla coltre del passato da cui proviene per portare il suo messaggio di equilibrio immortale nella dimensione contemporanea.

5 Amore rubato – affresco su tavola, 100x100cm

In Amore rubato, ispirato alla scultura Il ratto di Proserpina di Gian Lorenzo Bernini, Gabriella Rossi riprende uno scorcio della statua modificandone il senso originario per trasformare quell’immagine in un abbraccio d’amore, in un momento intenso in cui quelle mani forti cingono le gambe della donna per proteggerla dall’esterno; in qualche modo l’artista desidera puntare l’accento su quanto il sentimento più puro mantenga intatti i suoi valori, quanto l’unione emozionale costituisca una forza in cui l’uno diviene il guardiano del benessere dell’altra. L’autrice apre una finestra sul tema sociale delle relazioni attuali in cui le persone sembrano aver perduto la consapevolezza dell’importanza della coppia per costituire quel piccolo nucleo familiare che diviene un riferimento interiore ma anche una solidità che da soli, per quanto autonomi, è più difficile avere. Lo sfondo dell’affresco, unica opera su legno della serie presentata oggi, è perciò decontestualizzato, potrebbe appartenere a qualsiasi luogo proprio perché alcuni valori hanno bisogno di trovare la loro rilevanza nell’esistenza di un individuo, oggi come ieri.

6 Antinoo – olio su tela, 100x100cm

La tela Antinoo è un omaggio alla scultura conservata nei Musei Vaticani in cui viene immortalata, da autore ignoto, l’immagine del celebre amante dell’imperatore Adriano, raffigurato nella sua immagine più dionisiaca con chiome adornate di foglie e di bacche d’edera; anche in questo dipinto Gabriella Rossi sembra dar nuova vita a un’immagine in marmo, e dunque completamente bianca e arricchita solo dal gioco di luci e ombre dei rilievi e delle curve nell’opera originale. E ancora una volta la sensazione è che il protagonista si stia staccando dalla staticità del marmo per conquistare la vita, materializzandosi sotto altro aspetto, come se in qualche modo volesse entrare in connessione con quella modernità in cui l’autrice lo ha condotto; in questo caso la foglia oro infonde solennità all’immagine e alle bacche ed esalta l’espressione seria e autorevole del giovane che sembra assorto nei suoi pensieri eppure pronto a portare il suo messaggio inclusivo e la sua presenza nell’epoca contemporanea.

7 Oro Venere – olio su tela, 80x120cm

L’arte di Gabriella Rossi sembra voler costituire un ponte tra passato e presente, perché in fondo le tematiche che appartengono all’essere umano si ripresentano periodicamente, quasi come se una volta superate non ne restasse memoria e dovessero così essere perpetuamente rivissute; le sue opere costituiscono un importante memento, un’occasione per ricordare al fruitore quanto tutto appartenga al cammino dell’umanità e quanto tutto ciò che accade oggi sia già accaduto e vissuto in tempi precedenti. Gabriella Rossi ha alle spalle molti anni di carriera e ha partecipato a molte mostre in Italia e all’estero riscuotendo consensi tra il pubblico e la critica.

GABRIELLA ROSSI-CONTATTI

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Gabriella Rossi’s Neoclassicism, when painting becomes a tale of the perfect aesthetic balance of ancient sculpture and a bridge between past and present

Very often the gaze towards the more traditional past becomes almost a refuge for contemporary artists from a world that seems to run too fast, that somehow forgets slowness and silent contemplation based on different aesthetic canons that are no less fascinating and desirable, indeed, rather able to provide an unusual point of view compared to everything that belongs to current fashions, as if in some way what has been constituted a yearning for eternity with respect to all that is forgotten in the present in favour of a superficiality that induces one to pursue an unattainable perfection, to repudiate a remote time that has been lost sight of because it is considered anachronistic and out of touch with current events. Instead, today’s protagonist follows an artistic path that focuses precisely on highlighting the perfect harmony of works that have an ancient feel and that seem to want to reproduce and immortalise the silence of the statues of the Greek and Roman sculptural tradition in order to emphasise their timeless beauty and to bring that history into contemporary art.

Neoclassicism was a movement born around the end of the 18th century to bring about a return to balance and order after the excesses of the Baroque and Rococo periods in which art had distanced itself from the Classical aesthetic linearity that had characterised Greek and Roman statues, the remains of which were found during excavations at Herculaneum and Pompeii. The interest in those ancient and traditional finds spread across the entire European continent, generating a real change in the tastes of art lovers and also of the authors of the works; the intention was to reinterpret, giving a new look and a new meaning to those testimonies of the past without creating copies but rather providing a different version, modernised and customised by the artists who chose to adhere to the artistic movement of Neoclassicism. One of the greatest interpreters of that style was Antonio Canova, who left an immense sculptural legacy in which he associated the celebration of the strength and aesthetic perfection of young men and women from mythological traditions with an innovative narrative in which the essence emerged more intensely from the impeccability of form, thus instilling a bursting pathos that was perceived by anyone observing one of his lofty statues.

The Dane Bertel Thorvaldsen, who made Rome his second home, also left an exceptional sculptural heritage, like Canova, reinterpreting the mythological figures of Classical iconography in a new and modern guise and above all imprinting his artworks with that expressive emotionality that made them captivating. Jacques-Louis David and Jean-Auguste-Dominique Ingres, on the other hand, concentrated on painting, the former keeping the historical and mythological themes linked to ancient Greece, especially Hellenistic representations, the latter portraying nobles and historical events of the period in which he worked, especially celebrating the figure of Napoleon Bonaparte. Roman artist Gabriella Rossi, although rightfully belonging to contemporary Neoclassicism, gives her own version of it in which she combines pictorial technique with a reinterpretation of the sculptures that had been so fundamental during Classicism, as the main way of educating the people who could constantly see before them the images of the gods and heroes celebrated by the Greek and Roman cultures, and also during that 18th century Neoclassicism in which each statue became the story of an unrepeatable moment captured by the artist’s imagination and executed with the mastery of marble working that belonged to the great masters of the time. Gabriella Rossi therefore decides to celebrate that skill by incorporating it in her canvases, from which emerges a decisive mastery of the oil technique as well as that of fresco, and infusing the narrated images with that three-dimensionality that leads the observer to understand that it is an imaginative and emotional viewpoint of statues from the past while seeing a new and personal version of them; thus the particularity of the artist’s painting style derives precisely from her tendency to extrapolate from the mythological and classical atmospheres of the sculptures of the great authors the detail that she wishes to highlight, the particular that strikes her sensitivity and that she chooses to make the protagonist of one of her canvases, thus leaving the sensation that the narration she gives lacks only the materiality of the marble or bronze, and at the same time that that past can interact with the present thanks to that new guise.

In a way, it is as if the artist had taken mental photographs of the main artworks, or of certain details of them, while giving her version that suffused atmosphere that makes them suspended in time, as if they were coming out of the remote era to which they belong to arrive in the present cloaked in the aura of immortality that has allowed them to cross the centuries renewing themselves in order to always remain relevant in the ideal of beauty and perfection that they represent. In addition to the glazes that give the canvases the effect of the passage of time, what contributes even more to emphasising the decontextualised dimension of suspension in a timeless dimension is the use of gold leaf, which Gabriella Rossi skilfully doses to highlight certain essential details such as a background, the particular of a garment or an object held by her two-dimensional sculptures.

In the painting Nike, the artist reproduces the sculpture of the Greek Pythocritus, accentuating the shading already present in the drapery of the original marble, but adding a greater sense of movement, as if the wings that can barely be glimpsed were able to lift the blanket of time to allow the mythological figure to reach the present and show itself in all its beauty. The folds of the dress are enriched by a slight hint of colour, almost as if the woman were abandoning her inanimate phase to come to life, entering into dialogue with the observer, emerging from the blanket of the past from which she comes to bring her message of immortal balance into the contemporary dimension. In Amore rubato, inspired by Gian Lorenzo Bernini‘s sculpture Il ratto di Proserpina (The Rape of Proserpine), Gabriella Rossi takes a glimpse of the statue, modifying its original meaning to transform that image into a loving embrace, in an intense moment in which those strong hands encircle the woman’s legs to protect her from the outside world; somehow the artist wishes to emphasise how much the purest sentiment keeps its values intact, how much the emotional union constitutes a strength in which the one becomes the guardian of well-being of the other. The author opens a window on the social theme of today’s relationships in which people seem to have lost awareness of the importance of the couple in order to form that small family unit that becomes an inner reference but also a solidity that alone, however autonomous, is more difficult to have.

The background of the fresco, the only work on wood in the series presented today, is therefore decontextualised, it could belong to any place precisely because certain values need to find their relevance in an individual’s existence, today as yesterday. The canvas Antinous is a homage to the sculpture preserved in the Vatican Museums in which the image of the famous lover of the Emperor Hadrian is immortalised by an unknown author, portrayed in his most Dionysian image with hair adorned with leaves and ivy berries; in this painting too, Gabriella Rossi seems to give new life to a marble image, and therefore completely white and enriched only by the play of light and shadow of the reliefs and curves in the original work. And once again the feeling is that the protagonist is breaking away from the static nature of marble to conquer life, materialising in a different guise, as if somehow wanting to connect with that modernity into which the author has led him; in this case the gold leaf infuses the image and the berries with solemnity and enhances the serious and authoritative expression of the young man who seems absorbed in his thoughts and yet ready to bring his inclusive message and presence to contemporary times. Gabriella Rossi‘s art seems to want to build a bridge between the past and the present, because after all, the themes that belong to the human being recur periodically, almost as if once they have been overcome there is no memory of them left and they must therefore be perpetually relived; her paintings are an important memento, an opportunity to remind the viewer how much everything belongs to the journey of humanity and how much anything that happens today has already happened and experienced in previous times. Gabriella Rossi has many years of career behind her and has participated in many exhibitions in Italy and abroad, gaining acclaim among the public and critics.

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Pubblicato da
Marta Lock

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