BOLOGNA ‒ Aumenta progressivamente lo ‘stress idrico’ del fiume Po: l’Osservatorio sulle crisi idriche riunitosi nell’ambito dell’Autorità distrettuale del fiume Po-Ministero della transizione ecologica lancia l’allarme. A causa del cambiamento climatico, con la diminuzione delle piogge, si produce aridità nei suoli, e aumenta il rischio di incendi.
La portata del fiume Po ha subìto quindi una diminuzione media del 40%, con picchi del 60% negli affluenti. Quello del 2021-2022 è stato il terzo inverno più secco degli ultimi 65 anni, e il secondo inverno più caldo degli ultimi 40 anni. Il regime delle portate nel bacino del Po è calato progressivamente, con rischio di grave compromissione degli ecosistemi.
Se la principale emergenza è in Piemonte, la scarsità d’acqua sta aumentando in Emilia-Romagna. La portata del fiume è talmente bassa che nel Delta l’acqua dell’Adriatico sta insinuandosi nel bacino fluviale risalendo verso l’entroterra e le terre coltivate.
Dal Po si prelevano e distribuiscono ogni anno 20 miliardi di metri cubi di acqua utilizzati per l’agricoltura e l’industria.
Ma il danno può colpire anche il settore idroelettrico: e questo fattore ci deve far riflettere tanto più in questi giorni in cui la guerra Ucraina-Russia procede a ritmi incalzanti. Nel momento in cui l’Agenzia Internazionale dell’Energia invita i consumatori a ridurre di un grado le temperature dei riscaldamenti per poter essere meno dipendenti dalla Russia, l’Italia avrà bisogno di più gas.
E questo avverrà proprio in seguito alla crisi idrica. A causa della scarsità di acqua per le turbine idroelettriche infatti “dobbiamo compensare con energia prodotta dal gas. Con tariffe più care e con un problema in più sull’ambiente perché emettiamo ancora più CO2 in un territorio in cui già la qualità dell’aria è tremenda. Fattori che non ci fanno stare tranquilli” spiega il segretario generale AdbPo-Mite Meuccio Berselli. È necessario intervenire rapidamente: “agli attuali ritmi la compromissione della produzione agricola e industriale sarà grave e difficile dal fronteggiare”.
“Dobbiamo accelerare nelle procedure di adattamento al cambiamento climatico ‒ prosegue Bertelli ‒ che significa realizzare invasi laddove possibile, quindi dighe. Provvedere a investimenti con coraggio per invasi che possano fermare l’acqua”.
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