Il fine dell’ambizioso progetto letterario di Murray, è quello di creare uno “scriptorium”. Tale progetto viene proposto nel più snob dei clan di intellettuali inglesi di Oxford e sarà in seguito realizzato da Murray nel 1938, con la pubblicazione di 12 volumi della “Oxford English dictionary”.
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Nel film non mancano colpi di scena e scene cruente, il tutto avvolto in un clima di mistero e tensione. Da un lato il lavoro sistematico di Murray, deciso e caparbio nel suo intento di dare vita ad un’opera enciclopedica maestosa, dall’altra la follia di Mirror, autore di un atroce delitto, che si sente perseguitato da ossessioni omicide e da turbe psichiche.
Attraverso la lettura e la scoperta etimologica delle parole, il temperamento di Mirror si tranquillizzerà e la sua personalità ritroverà una dimensione di lucidità ed equilibrio. Natali Dormer, unica protagonista femminile nei panni della vedova Merret, è una donna coraggiosa e forte che difende strenuamente la morte del marito (ucciso da Mirror), la sua dignità personale e quella dei suoi figli. Tre destini che si intrecciano in una trama di complicità drammatica, dove alla fine prevale il sentimento.
L’opera riesce con efficacia a raccontare, attraverso il linguaggio cinematografico, un percorso fatto di parole, un’accurata e minuziosa ricerca di significati e sfumature metalinguistiche, un legame difficile e tormentato tra i protagonisti ma che porterà ad un finale insperato.
Recensione a cura di Marilena Ranieri
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