Molto spesso, nel corso della storia dell’arte, la tendenza a riprodurre la realtà nel modo più fedele possibile si è contrapposto alla necessità contraria di lasciar predominare le emozioni a discapito del senso estetico e di una forma armonica, dando vita di fatto a una sorta di suddivisione netta tra gli artisti aderenti all’una o all’altra corrente. La protagonista di oggi appartiene invece a un nuovo movimento pittorico che unisce entrambe le posizioni e le armonizza per dar vita a opere di forte impatto emotivo.
Alla fine dell’Ottocento si creò una spaccatura profonda tra gli artisti più legati a un approccio classico alla pittura, e a una rappresentazione della realtà osservata il più simile possibile a ciò che lo sguardo incontrava davanti a sé senza manifestare nelle tele le emozioni dell’esecutore, e quelli che invece cominciarono a sentire il bisogno di sdoganare il mondo interiore, le impressioni e le sensazioni più intime, più emozionali a cui volevano dare predominanza. Questo a discapito del senso dell’estetica, della prospettiva, del chiaroscuro e di tutto ciò che era fondamentale nell’altro stile pittorico. Il Realismo dunque, fortemente improntato alla descrizione minuziosa di ogni dettaglio di un volto, di un abito e delle scene raccontate, fu contestato dagli artisti aderenti all’Espressionismo che invece preferirono rinunciare al bello, all’armonico, pur di dare voce a quel mondo interno e profondo che doveva liberarsi in modo spontaneo, a volte irruento qualora le emozioni percepite fossero tumultuose. Dall’attenzione verso i temi sociali che il Realismo affrontò con le opere di Gustave Courbet e di Giovanni Pellizza da Volpedo si passò verso la fine del Diciannovesimo secolo alle tele variopinte, prive di prospettiva e caratterizzate da contorni netti e delineati di figure al limite della realtà e di paesaggi coloristicamente irreali del gruppo dei Fauves, di cui furono massimi rappresentanti Henri Matisse e André Derain, in una contrapposizione stilistica che andò via via sfumandosi con il passaggio a quel secolo di modificazioni, trasformazioni e sinergie che fu il Novecento. Con il proseguire dei decenni il Realismo mutò il suo intento iniziale e divenne prevalentemente un’analisi più profonda e psicologica intorno all’uomo contemporaneo, come nel caso del Realismo Americano di Edward Hopper, mentre l’Espressionismo perse a sua volta l’irruenza e le sensazioni negative legate al disorientamento del periodo storico in cui nacque, per aprirsi a un’esplorazione sulle sensazioni intime e interiori dell’essere umano, come nel caso del NeoEspressionismo di Lucien Freud. Nella contemporaneità si è sviluppato un movimento artistico fondato dall’austriaco Voka che risulta essere un’inedita fusione tra i due stili e che è denominato Realismo Spontaneo; a questa nuova corrente appartiene Ulrike Pistora, in arte Müke, che ne personalizza e ne rivisita le linee guida per dargli un’impronta completamente personale scaturente da un mondo emotivo che non può impedirsi di manifestarsi e di legarsi al ricordo o all’atmosfera percepita. Ama raccontare le sensazioni profonde che sente affiorare nel momento in cui il suo sguardo si posa su un paesaggio urbano, su uno scorcio cittadino, oppure, e questo è uno dei suoi tratti più distintivi, sulle auto d’epoca o le sportive contemporanee che costituiscono una delle sue passioni e che le hanno permesso di essere apprezzata negli ambienti legati a quello specifico settore. Il suo tratto realista che si delinea in modo incisivo nel disegno e nel tratteggio di oggetti e luoghi visitati, si mescola al suo mondo emozionale, quello attraverso cui Müke descrive quel ventaglio di colori e sensazioni percepite e che non può slegare dal suo agire sulla tela.
Nell’opera Amsterdam evidenzia i simboli cittadini, le biciclette, che pone in primo piano quasi a voler descrivere la piacevolezza rassicurante che da quei mezzi tranquilli e silenziosi deriva avvolgendo la città stessa; i ponti e i canali evocano in lei un ricordo divertito ed entusiasta e al tempo stesso sereno, calmo, come se in quei canali e in quelle vie si fosse persa ritrovando un po’ una nuova sé.
In Stockholm l’atmosfera sembra essere più intensa, le tonalità scelte sono più forti, accese, seppur sempre mantenendo la sfumatura tipica di questa brava artista; protagonista dell’opera è uno scorcio suggestivo, un angolo caratteristico di una capitale nordica, con tutto il fascino che nell’immaginario comune esercita, tanto quanto ne è stata ammaliata Mücke nel frammento di istante nel quale la sua interiorità ha respirato e assorbito il fotogramma poi riprodotto attraverso il filtro della memoria emotiva. Una delle caratteristiche del Realismo Spontaneo è l’impulsività dell’atto pittorico, la velocità creativa che era stata peculiare e tratto fondamentale dell’Impressionismo e che in questo caso viene applicata a uno stile in cui invece il disegno diviene imprescindibile perché base e completamento dell’opera stessa ed è proprio quello unico e irripetibile del fuoriuscire della sensazione che Müke immortala nelle sue tele.
Anche nelle opere dedicate alle auto riesce a infondere nell’osservatore la sensazione di trovarsi davanti a un’ambientazione quasi magica, sospesa tra sogno e realtà in cui l’auto diviene protagonista assoluta tanto quanto l’ammirazione che l’artista prova nei confronti delle linee perfette, dell’eleganza e della bellezza di quelle regine dei motori che hanno scritto la storia dell’automobile e che sono rimaste nello scrigno dei desideri di molti, spesso solo un sogno troppo lontano per credere possibile raggiungerlo.
L’Aston Martin, la Bentley, la Corvette, sono alcune delle storiche quattro ruote di cui l’artista mette in evidenza il loro volto migliore, quello più ammaliante, quello che le identifica e che le ha rese celebri tra tutti gli appassionati di ogni tempo; i colori scelti per gli sfondi sono affini non solo alle emozioni davanti alle quali Mücke si trova quando sceglie di riprodurre un modello, bensì anche alle caratteristiche dell’auto stessa: più ruggenti e quasi aggressivi quando ritrae la Ferrari, più eleganti e raffinati per la Bentley, più dinamici e metropolitani per la Corvette.
Sul tema delle auto d’epoca e di lusso ha all’attivo una serie di mostre al Festung Hohensalzburg, nella Classic Remise Berlin, al Kitzbühel Classic o nel Casino Bad Füssing, solo per citare alcuni tra i luoghi più importanti. Quando ha cominciato a ritrarre anche modelli più recenti e auto sportive di lusso, le è stato chiesto di esporre alle giornate internazionali di corsa a Velden, BMW e Mercedes Austria, Bentley Autohaus Hannover e molte altre. Nell’hotel cinque stelle Ansitz Plantitscherhof di Merano, dove si organizzano più volte all’anno raduni di auto d’epoca, si trova in esposizione la più grande collezione dei suoi dipinti di automobili e varie suite a tema sono arredate con le sue opere. Müke Ulrike Pistora organizza regolarmente nel giardino della sua casa di Wiener Neustadt, un festival annuale in cui arte, musica, gastronomia entrano in dialogo sinergico per avvolgere il pubblico.
MÜKE ULRIKE PISTORA-CONTATTI
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