Il segreto della giovinezza

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giovinezza campiSpesso mi capita di cercare qualcosa che ho smarrito: gli occhiali per esempio, o un appunto scritto sul bordo di un giornale. Arriva quasi sempre il momento che trovo quello che stavo cercando, cioè gli occhiali e il meraviglioso appunto sul giornale. Per diversi giorni mi capita di guardare in giro e cercare quello che ho già trovato.

Sento che mi sto allontanando dalla bellezza. Me ne sono accorto a San Pietroburgo, quando i miei occhi non sostavano ad ammirare i palazzi sulla Neva o le cupole della moschea.

Preferivo guardare i ciuffi di bambagia degli olmi che cadevano come se fosse una nevicata insolita.

E allora ho ricordato che anche a Parigi ho sostato davanti a vecchie bottegucce e sono passato sotto Notre Dame a testa bassa. Finalmente ho capito che la bellezza mi fa pensare con poca serenità alla morte. Desidera una devozione che non sono più disposto a dare, la modestia di un umile ammiratore non è più dentro di me.

La mia solitudine vuole nutrirsi di cose semplici e povere: il rumore della pioggia, per esempio.

Sempre più spesso ho dei lunghi scambi di occhiate con Teo Baba, il mio cane. Mi pare di trovare in lui dei sogni misteriosi di contatto e di comprensione.

Devo anche dire che da un po’ di tempo raccolgo segnali, quasi venissero da un altro universo, di convinzioni negli occhi di persone che incontro di sfuggita.

Tre settimane fa prima di andare ad una festa popolare a Correggio, ho consegnato un gattino nero a un ragazzo al quale l’avevo promesso una mia amica. La madre del gatto, senza dubbio un po’ selvatica, non era nel solito cesto dietro la tettoia. Così è stato facile per me dare quel regalo al ragazzo.

Sono arrivato alla festa un po’ in ritardo ma il sole non era ancora tramontato. Prima di mettermi in coda al servizio ristorante sono rimasto seduto in mezzo al mare di sedie davanti al palco dell’orchestra emiliana.

Più tardi mangio rane accanto a tutti gli altri. Un mondo di vecchi con un odore di comunismo religioso. Il partigiano anzianissimo che fino all’altro ieri andava a piedi tutte le domeniche al circolo Arci a Novellara. Vicino c’erano anche anziani, una volta democristiani, Un’aria di serenità popolare con sprazzi di ignoranza luminosa. Ed io sicuramente come loro.

Mi piace raccogliere gesti di amicizia e bontà in questi momenti di incontri. Sono tornato a Campagnola Emilia alle dieci di sera. Faceva ancora caldo e mi sono fermato vicino alla tettoia. Quasi subito ho sentito i lamenti della gatta che stava chiamando e cercando disperatamente il suo gattino.

Ogni tanto si fermava, ma se vedeva oscillare una foglia o dei fiori mossi dalla bava di vento che saliva dalla valle, lei correva a girare attorno al vaso per vedere se c’era il suo gatto.

Dopo tante delusioni a un certo punto si è avvicinata a me e si è messa a strusciare il suo corpo contro le mie gambe. Un gesto affettuoso che non aveva mai fatto a che sicuramente rappresentava una richiesta di aiuto per calmare la sua disperazione.

Subito mi sono sentito colpevole di quel dolore che aveva provocato i suoi richiami struggenti. Ma lei non lo sapeva e accarezzava il suo nemico. L’ho alzata e l’ho tenuta per un po’ sulle ginocchia. Le ho parlato e ci siamo guardati a lungo commossi.

Insomma, c’è poca roba che a una certa età riesci a tenerci compagnia. Se escludiamo fatti atmosferici e qualche forma mentale, vorrei che parlassero i fiori o trovarmi ad ascoltare gli animali.

Se riesci a cancellare la memoria ho scoperto che diventi più giovane.