Molto spesso il significato del messaggio che un artista desidera trasmettere diviene l’essenza dell’opera, che sia essa figurativa o astratta, fino al punto di prescindere dai materiali utilizzati per esprimere quel pensiero, quel sentire che è voce del fluire delle emozioni. Esistono però alcuni casi in cui la materia scelta diviene a sua volta espressione di un punto di vista, di un legame profondo con qualcosa che non può che trasformarsi in unica voce creativa. Lo scultore di cui vi parlerò oggi appartiene a quella categoria di artisti per cui il materiale conta tanto quanto il concetto.
In quel periodo di forti e incisivi cambiamenti che contraddistinse i primi decenni del Ventesimo secolo, l’arte ha subìto modificazioni sostanziali sia dal punto di vista dei linguaggi espressivi sia da quello dell’intento creativo che non doveva più essere legato all’estetica, alla riproduzione fedele di quanto l’occhio osservava, né alle regole stilistiche che avevano predominato in tutta l’arte dei secoli precedenti. La scomposizione dell’immagine e la ricerca di tutto ciò che andava oltre essa sono state basi di partenza per la ricerca verso l’astrazione, la decontestualizzazione e l’espressione in cui a predominare doveva essere il significato, il processo mentale oppure, al contrario, il percorso puramente emotivo di quanto veniva raffigurato sulle opere realizzate con quegli inediti approcci. Futurismo, Cubismo, Astrattismo, Arte Informale, non potevano non investire, con la loro forza e ferma volontà di provocare una netta spaccatura con il passato, anche la scultura, forse la più classica tra le discipline, quella che non aveva mai compiuto un allontanamento dalla perfezione delle forme e dalla fedele riproduzione della realtà osservata. L’aderenza alle rivoluzionarie correnti artistiche del Novecento fu forse meno netta nella scultura, meno categorizzata, tuttavia ciascuno scultore, seppur con il proprio identificativo linguaggio, scoprì la libertà di rinunciare alla forma visibile ed esteticamente perfetta per entrare nel campo dell’irrazionalità, del pensiero, dell’illogico che però spesso riconduceva a un significato ben più incisivo e intenso di quanto non lo sarebbe stato se si fosse mantenuto il forte legame con la raffigurazione più classica. Anche la gamma dei materiali usati cominciò ad ampliarsi perché ai più tradizionali come marmo, bronzo, metalli, argille, legni, avorio e vetro si affiancarono anche i tessuti, la sabbia, il cemento, le resine e la gomma, oggetti di uso comune, materiali poveri come la paglia, tutto per infondere alle sculture quell’aria di sperimentazione e di innovazione che fu alla base di tutta la ricerca artistica dei primi cinquant’anni del secolo scorso. Pur scegliendo l’Arte Concettuale Luca Vitale, artista romano proveniente da una famiglia di artigiani marmisti, non può sottrarsi all’impulso di donare proprio al marmo e alla pietra naturale un nuovo significato, un intento conoscitivo ed esplorativo in virtù del quale riesce a esprimere la propria poetica, la propria visione delle cose e della realtà.
Avendo trascorso tutta la sua infanzia circondato da pietre provenienti da ogni parte del mondo si è indissolubilmente legato alla magia e alla bellezza della più nobile tra le pietre che ha appreso a modellare e forgiare fino a giungere, dopo il periodo in cui hanno iniziato a diffondersi i finti marmi, a desiderare di affermare la superiorità della pietra naturale e a declinarla come massima espressione artistica. Lo stile scelto da Vitale non è dunque quello tradizionale, classico, bensì si orienta verso l’Astrattismo, verso la non forma necessaria per enfatizzare il concetto, il pensiero filosofico che si materializza con forme a volte geometriche, altre tondeggianti, perché in fondo, sembra dire l’artista, la realtà è molteplice così come i punti di vista, e dunque non è possibile rientrare solo all’interno di uno schema espressivo, non è funzionale restare legati a un solo aspetto per esprimere l’essenza di un’idea, di una sensazione.
Attraverso le sue sculture l’osservatore è condotto all’interno di un percorso di introspezione e di riflessione sulle possibilità che la contemporaneità offre e che presentano un lato positivo e uno negativo, una parte più esteriore e ordinata, e un’altra più emotiva in cui non esistono regole se non quelle del singolo sentire; l’Installazione artistica del 2020 rappresenta esattamente questo proposito comunicativo di Luca Vitale, la consapevolezza che ogni cosa può essere vissuta come un cammino da percorrere, di cui comprendere ciascun passo e in virtù di esso evolvere prendendo coscienza della determinazione e della capacità di oltrepassare gli ostacoli, oppure una memoria da accumulare e accantonare impedendo all’esperienza di farne tesoro. La tendenza al mettere da parte quasi dimenticando gli eventi, senza osservarli, metabolizzarli e solo dopo superarli con la coscienza di chi ne ha compreso il senso, è il motivo per cui l’umanità continua a ripetere i medesimi errori, credendoli differenti solo perché a un’occhiata superficiale appaiono con forme diverse, seppur uguali nella sostanza.
Nella scultura Mutazioni infatti Vitale evidenzia le fratture che necessariamente devono verificarsi per provocare quelle modifiche necessarie al cambiamento, alla trasformazione di un pensiero, di un modo di essere, di un approccio alla vita in cui può succedere di non sentirsi più a proprio agio. Le venature del marmo di Carrara sembrano simbolo delle ferite funzionali a sgretolare le certezze, le sicurezze dentro cui spesso l’individuo si rifugia impedendosi di evolvere mentre protendersi verso ciò che verrà richiede lo sforzo di mettersi in discussione, rompere gli schemi delle credenze a cui segue la nascita di un nuovo seme, di un germoglio di vita differente ma al tempo stesso imprescindibile dal passaggio precedente.
In Musica, con le sei linee verticali a rappresentare le sei corde della chitarra mentre il poligono è un plettro stilizzato, l’artista sottolinea ed esalta l’armonia e la bellezza del marmo rosa del Portogallo rendendolo la tela, il conduttore, di una melodia poetica che induce l’osservatore all’ascolto silenzioso, a lasciarsi trasportare dalla calma di un momento magico in cui tutto sembra in ordine, in cui l’atmosfera circostante l’opera sembra sospendersi per lasciare spazio all’immaginazione, alla lirica che dalle soffuse e delicate venature si propaga.
Poi Luca Vitale si sposta su un terreno più mentale, più distaccato dalle emozioni, più puramente plastico seguendo le linee guida dell’Astrattismo Geometrico, perché in fondo l’esistenza è fatta anche di logica, di razionalità, contrapposta a quel mondo emotivo da cui non può prescindere; e dunque opere come Rettangoli Rossi e Sole 01 (l’opera in copertina articolo) si manifestano come studio dell’alternanza cromatica e dei diversi spessori con i quali l’artista dà vita alla scultura stessa, in maniera cosciente, meditata, frutto di uno approfondimento che però non può fare a meno di manifestare il suo amore per la pietra naturale, assoluta protagonista del suo mondo creativo. Marmo proveniente da varie parti del mondo, ardesia, onice, sono le materie usate da Luca Vitale per manifestare il proprio pensiero filosofico, la poetica espressiva ma anche il forte desiderio di lasciare che la purezza della pietra predomini su tutto ciò che in qualche modo vorrebbe sostituirlo, donandogli un nuovo impulso in cui la bellezza si armonizzi con l’esplorazione e l’interrogazione sul complesso vivere contemporaneo.
Marmista da sempre, artista da poco, Luca Vitale si sta facendo notare dal pubblico e dalla critica per la sua capacità di rendere suggestivo un messaggio profondo in cui rigore ed emotività creano uno splendido equilibrio espressivo.
LUCA VITALE-CONTATTI
Email: lucavitalesculptor@gmail.com
Instagram: https://www.instagram.com/lucavitale_sculptor/