Il trasformismo della materia nelle traboccanti opere di Daniela Ghione

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ortensie tecnica mista in teca di plexiglas

Scegliere di usare materiali e oggetti per comporre un’opera d’arte rappresenta un modo, per molti artisti, di aprire le frontiere non solo a linguaggi nuovi attraverso i quali dare voce alle proprie emozioni e alla propria filosofia di pensiero, ma anche di sottolineare quanto ogni cosa intorno a noi possa diventare parte di un’opera attraverso la capacità creativa di andare oltre la realtà tangibile e comunemente osservata. L’artista di cui sto per raccontarvi oggi compie questo passaggio per generare tele nelle quali l’osservatore si perde inizialmente per comprenderne la natura, e subito dopo per esplorarne il significato.

Intorno alla metà degli anni Cinquanta del Novecento, la situazione internazionale post-bellica provocò un mutamento sostanziale nel punto di vista degli artisti che, con gli occhi ancora pieni di tutto ciò a cui avevano dovuto assistere durante il conflitto, si trovarono a ipotizzare un distacco da parte dell’arte da un’oggettività, una figurazione, che sarebbe rimasta troppo legata a sensazioni negative contaminandone l’essenza e cioè la sua superiorità rispetto alla contingenza, il suo sopravvivere al tempo e agli eventi tragici che avevano segnato e contraddistinto quell’epoca. Dunque il bisogno di allontanarsi dalla forma visibile per crearne altre in cui ciò che doveva prevalere era il concetto, la pura bellezza dell’atto creativo, così come recuperare l’immediatezza dell’emozione senza mediazione da parte della mente razionale, diventarono il focus di un’ampia schiera di artisti. Furono quelli gli anni in cui si svilupparono due importanti movimenti pittorici che oltrepassarono le tendenze precedenti, già consolidate e sviluppate ma non più sufficienti a rappresentare la nuova epoca. L’Espressionismo Astratto, di cui il fondatore e massimo esponente fu Jackson Pollock, si legava all’impellenza, all’urgenza di manifestare sensazioni e sentimenti attraverso un gesto pittorico rapido, veloce, intenso, che trovò la sua massima realizzazione nell’Action painting, e l’Informale Materico, in cui invece il processo creativo era più meditato, più concettuale, più legato all’essenza dell’oggetto scelto di volta in volta dall’artista per unirsi alla tela e divenirne elemento fondamentale al fine di scardinare la certezza precostituita del suo utilizzo quotidiano e trasformarne il ciclo vitale ridonandogli un inedito significato e un nuovo aspetto. La piemontese Daniela Ghione si muove a metà tra queste due modalità espressive infondendo però all’approccio esecutivo un tocco assolutamente personale perché la sua necessità di esprimere e raccontare emozioni non può essere arrestata anche quando si misura con la materia.

lanterne tecnica mista su tela
1 Lanterne

Quando narra i concetti più connessi all’interiorità, alle sensazioni più forti, ai dubbi e al tendere verso motivi esistenziali usa l’Espressionismo Astratto puro, quello in cui è il colore stesso a dettare le regole, in cui l’accostamento di tonalità diviene essenza stessa dell’opera e di ciò che, attraverso il titolo la Ghione svela. Ciò che fuoriesce evidente da questa serie di tele è la visione positiva, la tendenza a una solarità che si svela in maniera forte, avvolgente, come se l’osservatore fosse preso per mano dall’artista e condotto in un mondo ideale in cui perdersi.

Infinito
2 Infinito

L’opera Infinito, pur rappresentando uno dei misteri su cui da sempre l’essere umano si interroga, è contraddistinta da tonalità luminose, accese ma rassicuranti, come se il concetto stesso non rivestisse un interrogativo arcano bensì una speranza, un’attesa fiduciosa che con il tempo tutto può migliorare e che è proprio nella consapevolezza della molteplicità delle possibilità, infinite, che è possibile trovare lo stimolo per cambiare ed evolvere.

infuocato acrilico su tela
3 Infuocato

E ancora la tela Infuocato sembra narrare di una tempesta di emozioni, di quelle che accendono, che travolgono e che vivacizzano l’esistenza, perché sia che restino o che fuggono via veloci lasciando solo una scia, sono comunque una manifestazione della nostra interiorità, un dono che arricchisce la vita anche se per un solo attimo. In quest’opera i toni sono più caldi della precedente proprio perché il mondo emotivo è più intenso e travolgente di quello più sottilmente mentale, sebbene ugualmente avvolto dallo sguardo sorridente della Ghione.

mosso arancio acrilico su tela
4 Mosso arancio

Il secondo filone creativo appartiene invece all’Informale Materico laddove però la ricerca dell’artista si spinge verso un nuovo modo di raccontare la realtà, creando cioè un’unione armonica tra la narrazione, nel caso specifico il titolo, e la trasformazione degli oggetti utilizzati dando all’osservatore l’illusione ottica che siano altro da ciò che in realtà sono. L’utilizzo di foglie e petali reali viene letteralmente nascosto dal colore sapientemente usato e steso, a seguito di un procedimento sperimentato dall’artista, in modo da dare una sensazione di rigidità, di maggiore consistenza che confonde, inducendo a credere di trovarsi di fronte alla presenza di metalli piuttosto che alla delicatezza di elementi naturali. Eppure, nonostante questo gioco sottile, le opere di Daniela Ghione non perdono di impeto, di prorompenza, di irruenza nello spazio attraverso cui raccontano della bellezza di ciò che spesso non viene osservato con attenzione, così come della capacità degli elementi naturali di non terminare il proprio ciclo vitale e di trovare uno spazio nuovo, un’inedita esistenza che li consacra all’immortalità attraverso l’arte.

acero giallo tecnina mista su tela cm 50X70 in teca plexiglas
5 Acero giallo
ortensie in rame tecnica mista su tela in teca di plexiglas
6 Ortensie in rame
ortensie in arancio tecnica mista su tela in teca di plexiglas
7 Ortensie in arancio

Acero giallo, Ortensie in rame, Ortensie in arancio, tutte tele in cui il soggetto raccontato vive ed erompe dalla tela quasi a invitare l’osservatore ad accarezzarne delicatamente i petali, l’essenza, tendendo così a un’esperienza sensoriale in cui anche il tatto vorrebbe essere coinvolto. Da sempre creativa del mondo della moda, è una modellista, ha mescolato le sue due essenze lasciando che si contaminassero per dar vita a un linguaggio personale in cui il colore è complemento della materia e viceversa, in un’armonia espressiva di forte impatto. Ha al suo attivo numerose mostre collettive e personali soprattutto nel nord Italia, Piemonte e Lombardia, e le sue opere sono inserite in molti cataloghi d’arte di rilevanza nazionale.

DANIELA GHIONE-CONTATTI
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