Attualità

Il volo alla scuola del nano

A Vladimir, nel museo curato in modo straordinario dalla signora Alice Aksionova che sorveglia anche i restauri a Suzdal, mi è venuta incontro una grande favola. Dopo l’incanto della Madonna di Andrei Rublev, mi ha sorpreso un quadro che mostra un anziano signore di campagna che ha accanto un nano. Si tratta del Duca Platon Zubov, ultimo favorito di Caterina II, e di Ivan Andrevic Jacubowski di una nobile famiglia povera polacca.

Svelto e allegro

Ci resta un diario del nano e non è male se riporto quello che ha scritto di se stesso: “Io avevo diciannove anni ed ero alto 89 centimetri e così tutti mi hanno amato subito perché ero allegro, svelto e anche non c’è male come aspetto. Il Duca Nicolai, nonno di Platon che mi prese in Polonia, era alto due metri e mi portò in Russia infilandomi nella manica sinistra del suo cappotto immenso di pelle di orso”.

Visse a Fetinino nella tenuta dei duchi Zubov fino a quando nel 1801 fu affidato al nipote Platon che lo portò a San Pietroburgo. Dormirono diversi mesi nello stesso letto solo che il nano stava di traverso sul fondo.

Grandi privilegi

Platon Zubov era molto bello e divenne quasi subito l’amante di Caterina II. Furono anni molto importanti e il nano godeva di gran privilegi anche perché tutta San Pietroburgo era ai piedi del Duca.

Quando però morì la zarina, Paolo I, nuovo zar, cancellò i trentasei incarichi statali di quest’ultimo favorito di sua madre costringendolo ad allontanarsi dalla capitale e vivere diversi anni nella tenuta di Fetinino e molto altro tempo a Rundale, un magnifico castello che Rastrelli costruì per il primo ministro Biron della zarina Anna e che in seguito Caterina II regalò all’ultimo amante.

Platon Zubov si dedicò soprattutto alla caccia accompagnato sempre dal fedele nano che portava la borsa a tracolla e il fucile. Vestiva in modo trasandato e senza cura, così gli arrivò addosso una vecchiaia precoce.

Un pittore italiano

Qualcuno scrisse che “la sua passione per l’avarizia lo fa vivere male e in modo molto inferiore alle sue possibilità finanziarie”. Tuttavia spesso arrivavano al castello, non lontano da Riga, molti artisti stranieri e probabilmente, come sostengono molti studiosi, il quadro nel museo di Vladimir col Duca e il nano pronti per la caccia fa pensare a un pittore italiano.

Quasi centenario

Il nano visse fino ai novantotto anni. Negli ultimi tempi, specialmente durante i mesi invernali, stava chiuso nella sua cameretta con una vestaglia imbottita di pelli di scoiattolo e costruiva gabbie per uccelli. Ne aveva tante sui muri e insegnava loro a cantare facendogli sentire la musica di un organetto a manovella che lui azionava lentamente.

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Pubblicato da
Pino Ezio Beccaria

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