“In vacanza si sceglie di portare in tavola sempre più pesce: registriamo un aumento dei consumi che quest’anno ci permetterà di superare i 30 kg annui pro-capite. Ottimi anche i risultati per cozze e vongole in particolare, di cui siamo leader indiscussi per l’allevamento delle veraci. Le famiglie hanno finalmente riscoperto l’importanza della provenienza locale e della filiera corta, optando per la genuinità, la qualità e la sicurezza alimentare dei prodotti ittici italiani”. Lo sostiene Pier Antonio Salvador, presidente dell’Associazione Piscicoltori (API) di Confagricoltura, analizzando l’impennata dei consumi di prodotti dell’itticoltura nazionale.
L’Italia – evidenzia API – si conferma il mercato più grande al mondo per spigole e orate, e continuano a rimanere alti anche i consumi di cozze e vongole. Cresce anche il numero di estimatori delle diete light, che prediligono la sostenibilità ed i prodotti locali, scegliendo trote e salmerini per piatti dal sapore delicato e dalla preparazione veloce. Particolarmente richieste le trote di taglie grandi, di cui più del 40% è destinato alla ristorazione.
Come ricorda la FAO, l’acquacoltura è il sistema più efficiente e sostenibile per la produzione di proteine animali.
Il pesce fa bene, si sa, e con il caldo e le vacanze cresce la voglia di mangiarne di più. I molluschi, ricorda l’Associazione dei piscicoltori di Confagricoltura, costituiscono una preziosa fonte di proteine di alta qualità e minerali, con un basso contenuto lipidico e un’elevata percentuale di acidi grassi polinsaturi. Orate e spigole poi sono ricche di Omega3 ed apprezzate dai consumatori per il sapore delle loro carni bianche.
“Tuttavia la produzione nazionale attuale per queste due ultime specie (di 17500 tonnellate) non è assolutamente sufficiente a soddisfare le richieste – conclude Pier Antonio Salvador – e importiamo troppo pesce da altri Paesi, come Grecia e Turchia, ignorando il nostro potenziale. Dobbiamo impegnarci, insieme alle istituzioni e agli amministratori, a utilizzare meglio e mettere a frutto i nostri 7500 chilometri di coste, tanto più che aumenta l’attenzione sull’origine del prodotto, anche al ristorante: allevato o pescato, l’importante è che sia italiano. Ai consumatori chiediamo di controllare la provenienza”.