Molte volte la sensibilità espressiva necessita di soffermarsi su un linguaggio pittorico che possa permettere all’artista di perdersi all’interno dell’osservato per poi imprimere sulla tela quell’unicità del sentire che pur appartenendo alla propria interiorità riesce ad andare a toccare le corde profonde del fruitore il quale riceve in maniera avvolgente quella delicata visione dell’autore dell’opera. La protagonista di oggi mescola due stili tradizionali, appartenenti a un secolo durante il quale la figurazione era ancora fortemente dominante nella pittura, prendendo il lato più morbido e delicato di entrambi dando così vita a un vero e proprio punto di vista della realtà che non può fare a meno di condurre l’osservatore in una dimensione senza tempo dove tutto ciò che conta è il sentire immediato e spontaneo che dalle tele si genera.
Il Romanticismo fu un movimento artistico di inizio Ottocento in cui la definizione nitida dell’immagine rappresentata perse il suo ruolo primario per prediligere invece una narrazione più impalpabile, più dominata dalla luce, da un’indeterminatezza funzionale a esprimere il rapporto tra uomo e natura, tra maestosità ed esiguità contrapposte eppure generatrici di consapevolezza; in particolar modo il tedesco Caspar David Friedrich e l’inglese William Turner focalizzarono la loro ricerca sulla luce, sulle atmosfere soffuse, per sottolineare il sublime appartenente alla natura, con la sua impetuosità o, al contrario, con la sua apparente pacatezza in grado di indurre riflessioni e meditazioni nell’osservatore. I panorami tempestosi, prevalentemente marini, di Turner erano intrisi di atmosfera proprio per evidenziare quell’inafferrabilità della forza degli elementi naturali, inarginabili dall’uomo che diveniva dunque un mero dettaglio all’interno dei suoi paesaggi, entravano in qualche modo in connessione con l’aspetto più meditativo, quasi introspettivo delle opere di Friedrich dove i personaggi erano spesso ritratti di spalle intenti nell’osservazione, e nella ricerca di contatto, dei panorami davanti a sé. Quel tipo di ricerca pittorica, in cui la luce e le pennellate indefinite divennero fulcro della pittura di questi due maestri, furono la base per l’approfondimento che ebbe luogo solo molti decenni dopo, quando cioè un gruppo di artisti francesi si unì per dar vita al movimento dell’Impressionismo di cui la base fondante, oltre all’innovazione della pennellata breve e costituita dall’accostamento di colori in dialogo tra loro senza alcun tipo di preparazione sulla tavolozza, fu proprio lo sviluppo della ricerca sulla luce anticipato dall’Arte Romantica, e sull’impalpabilità delle sensazioni che dovevano emergere dal senso generale della tela, persino indefinito in alcuni casi come in Impression, soleil levant di Claude Monet, piuttosto che sulla perfezione del dettaglio.
Di fatto, pur essendo lo studio impressionista basato sulla tendenza a riprodurre la bellezza incontaminata della natura, e alla resa immediata e veritiera dell’osservato con tutte le sue sfaccettature cromatiche colte rapidamente grazie all’assenza di disegno preparatorio e alla realizzazione nell’arco di tempo dall’alba al tramonto, le emozioni percepite dai grandi interpreti dell’Impressionismo, in particolar modo dalle tele di Alfred Sisley per quanto riguarda la natura, e di Edgar Degas per quanto riguarda invece la riproduzione di personaggi che riuscivano con la loro grazia e leggerezza a emozionare profondamente i due autori, non potevano non emergere dalle loro opere immortali travolgendo l’interiorità del fruitore che sente vibrare le corde interiori davanti alle palpitanti riproduzioni di questi meravigliosi interpreti del movimento.
L’artista lombarda Rita Della Giovanna assorbe le esperienze e le tracce artistiche delle due correnti appena descritte, lontane dal punto di vista temporale e tuttavia perfettamente affini e contigue, per dare vita a uno stile fortemente personale contraddistinto da un lato dallo sguardo rapito e coinvolto verso la natura con tutte le sue sfumature cromatiche e spontaneamente espressive, dall’altro dall’utilizzo di pennellate frammentate e avvolte di luce, caratteristica questa appartenente sia all’Impressionismo che al Romanticismo, con cui mette in evidenza gli sfondi su cui sono collocati i soggetti e la leggerezza e la delicatezza delle ballerine, altro punto in comune con il maestro Edgar Degas; in tutte le sue opere fuoriesce in maniera chiara ed evidente la sua emotività, il suo essere assolutamente conquistata da ciò che cattura con lo sguardo e che poi si traduce in desiderio e impulso di raccontare attraverso l’arte.
Il fulcro della sua pittura è l’osservazione nel caso in cui sceglie di immortalare l’essere umano con tutte le sue sfaccettature, mostrando un approccio accogliente e mai giudicante, quasi fosse mossa dal desiderio di portare alla luce quelle sensazioni che dagli sguardi o dai gesti emergono, e contemplativo quando invece si trova davanti alla bellezza incontaminata, struggente e a volte impetuosa della natura o alla perfezione plastica delle ballerine, tema ricorrente nei suoi dipinti. È dallo sguardo che nasce l’emozione, ed è dalla capacità di comunicarla che nasce l’arte per Rita Dalla Giovanna, la quale presenta un’ulteriore caratteristica che la accomuna agli impressionisti, quella di non preparare la tela con il disegno bensì agire su di essa con il solo colore, rendendo pertanto il risultato finale molto più morbido ed evanescente nei dettagli ma fortemente incisivo nell’emozionalità che ne fuoriesce.
Nell’opera Mareggiata non si può non notare la similitudine con William Turner, sia per la riproduzione della forza delle acque sia per l’utilizzo della luce che letteralmente fuoriesce dall’accostamento di colori, andando a generare però, in questo caso, non più la sensazione di minaccia e di pericolo avvertita di fronte alla maestosità della natura, bensì un senso di avvolgenza, un desiderio di perdersi in quelle onde che sembrano voler cullare e proteggere. La gamma cromatica è reale, le sfumature riproducono esattamente la tonalità dell’acqua e del cielo che la sovrasta, a sua volta non cupo e incombente bensì tendente a mostrare il suo lato positivo, quell’azzurro di sottofondo che lascerà spazio al sereno quando il mare si sarà calmato.
Anche in Canale con nebbia, in cui Rita Della Giovanna racconta le atmosfere fluviali autunnali della sua terra di origine, spesso avvolta dalla nebbia da cui emerge la bellezza malinconica e struggente di luoghi familiari, rassicuranti proprio per quell’essere parte della quotidianità dell’artista che riesce a riprodurne perfettamente le tonalità terrose e soffuse, come se in qualche modo volesse sottolineare l’importanza delle radici, la solidità di un appartenere che rimane accanto ovunque ci si sposti. Il debole sole si specchia sul canale cercando di trasmettere luce divenendo così in qualche modo metafora di un’interiorità sensibile che non si arrende anche davanti ai tentativi di spegnerne la luminosità.
Rita Della Giovanna è però anche un’attenta osservatrice dell’essere umano, di tutto ciò che appartiene all’individualità ma anche alla collettività, e questo emerge in particolar modo nel momento in cui si trova in viaggio, dove la curiosità della scoperta la induce a catturare nella sua mente e nella sua emotività, immagini su cui non può fare a meno di soffermarsi, come nella tela Ragazze nepalesi che imitano il volo degli uccelli in cui immortala una sorta di danza rituale che attrae la sua attenzione per la leggerezza mostrata dalle protagoniste dell’opera. Quasi muovendosi su un palcoscenico naturale le giovani donne offrono al viaggiatore quell’assaggio della propria cultura che Rita Della Giovanna coglie e racconta proprio in virtù del fascino che il ballo esercita su di lei. Ecco perché dedica una serie intere di tele al balletto classico, esattamente come il suo predecessore Degas, per la leggerezza che le danzatrici mostrano nelle movenze, avvolte da nuvole di tulle che accentuano la percezione di delicatezza ma anche di forza e determinazione nel portare a termine il duro allenamento quotidiano e la rappresentazione di uno spettacolo.
La rarefazione delle immagini qui mostra il lato più impressionista dell’autrice che tralascia il dettaglio per infondere nello sguardo dell’osservatore la grazia con cui le ballerine misurano ogni gesto, ogni posa, ogni passo eseguito frutto di un duro lavoro che però non emerge, inducendo lo sguardo a considerare solo l’effetto finale di soavità.
Rita Della Giovanna ha alle spalle una lunga carriera artistica che l’ha vista specializzarsi nella tradizionale tecnica a olio eseguita su tavola che rimane uno dei suoi tratti distintivi; a partire dagli anni Ottanta del Novecento ha partecipato a molte mostre collettive a Bergamo, a Cremona e recentemente a Bordighera e nel Principato di Seborga ricevendo consensi dall’affascinato pubblico e dagli addetti ai lavori. Attualmente la sua ricerca si sta spostando sulle opere a incisione.
RITA DELLA GIOVANNA-CONTATTI
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Rita Della Giovanna’s Romantic Impressionism, when the impalpability of sensations merges with interpretative lightness
Many times expressive sensitivity needs to dwell on a pictorial language that can allow the artist to lose himself within the observed and then imprint on the canvas that uniqueness of feeling that, while belonging to one’s own interiority, manages to touch the deep chords of the viewer who receives in an enveloping manner that delicate vision of the author of the work. Today’s protagonist mixes two traditional styles, belonging to a century during which figuration was still strongly dominant in painting, taking the softer and more delicate side of both, thus giving life to a real point of view of reality that cannot help but lead the observer into a timeless dimension where all that counts is the immediate and spontaneous feeling generated by the canvas.
Romanticism was an artistic movement at the beginning of the 19th century in which the sharp definition of the image represented lost its primary role in favour of a more impalpable narrative, more dominated by light, by an indeterminateness functional to expressing the relationship between man and nature, between opposing majesty and exiguity yet generating awareness; especially the German Caspar David Friedrich and the Englishman William Turner focused their research on light, on suffused atmospheres, to emphasise the sublime belonging to nature, with its impetuousness or, on the contrary, its apparent calmness capable of inducing reflection and meditation in the observer.
Turner‘s stormy, predominantly seascapes were imbued with atmosphere precisely to highlight that elusiveness of the force of the natural elements, unreachable by man who thus became a mere detail within his landscapes, and they somehow entered into connection with the more meditative, almost introspective aspect of Friedrich‘s works where the characters were often portrayed from behind intent on observing, and seeking contact with, the panoramas before them.
That kind of pictorial research, in which light and indefinite brushstrokes became the focus of the painting of these two masters, was the basis for the deepening that took place only many decades later, when a group of French artists came together to create the Impressionism movement, in addition to the innovation of the short brushstroke and the juxtaposition of colours in dialogue with each other without any kind of preparation on the palette, was precisely the development of the research on light anticipated by Romantic Art, and on the intangibility of sensations that were to emerge from the general sense of the canvas, even indefinite in some cases as in Claude Monet‘s Impression, soleil levant, rather than on the perfection of detail.
In fact, although Impressionist study is based on the tendency to reproduce the pristine beauty of nature, and the immediate and truthful rendering of the observed with all its chromatic facets captured rapidly thanks to the absence of preparatory drawing and the realisation in the time span from dawn to dusk, the emotions perceived by the great interpreters of Impressionism, especially the canvases of Alfred Sisley as far as nature is concerned, and Edgar Degas as far as is concerned the reproduction of characters whose grace and lightness succeeded in deeply moving them, could not fail to emerge from their immortal works, overwhelming the interiority of the viewer who feels his inner chords vibrate in front of the palpitating reproductions of these marvellous interpreters of movement. Lombardy artist Rita Della Giovanna absorbs the experiences and artistic traces of the two currents just described, which are distant in terms of time and yet perfectly similar and contiguous, to give life to a highly personal style characterised on the one hand by a rapt and involved gaze at nature with all its chromatic and spontaneously expressive nuances, and on the other by the use of fragmented brushstrokes shrouded in light, a characteristic belonging to both Impressionism and Romanticism, with which she highlights the backgrounds on which the subjects are placed and the lightness and delicacy of the dancers, another point in common with the master Edgar Degas; in all her artworks, her emotionality, her being absolutely captivated by what she captures with her gaze and which then translates into a desire and impulse to narrate through art, comes through clearly.
The fulcrum of her painting is observation when she chooses to immortalise the human being with all its facets, showing a welcoming and never judgmental approach, almost as if she were moved by the desire to bring to light those sensations that emerge from glances or gestures, and contemplative when instead she finds herself in front of the uncontaminated, poignant and sometimes impetuous beauty of nature or the plastic perfection of dancers, a recurring theme in her paintings. It is from the gaze that emotion is born, and it is from the ability to communicate it that art is born for Rita Dalla Giovanna, who has a further characteristic in common with the Impressionists, that of not preparing the canvas with drawing but rather acting on it with colour alone, thus making the final result much softer and evanescent in its details but strongly incisive in the emotionality that emerges.
In the artwork Mareggiata (Storm) one cannot fail to notice the similarity with William Turner, both in the reproduction of the force of the waters and in the use of light that literally escapes from the combination of colours, generating, however, in this case, no longer the sensation of threat and danger felt in the face of the majesty of nature, but rather a sense of envelopment, a desire to lose oneself in those waves that seem to want to cradle and protect. The chromatic range is real, the shades reproduce exactly the hue of the water and the sky above it, itself not gloomy and looming but tending to show its positive side, that background blue that will give way to serenity when the sea has calmed down. Even in Canale con nebbia (Canal with fog), in which Rita Della Giovanna recounts the autumn river atmospheres of her homeland, often shrouded in fog from which emerges the melancholic and poignant beauty of familiar places, reassuring precisely because they are part of the artist’s everyday life, who succeeds in perfectly reproducing the earthy, soft tones, as if somehow wanting to emphasise the importance of roots, the solidity of belonging that remains close wherever one moves.
The faint sun is reflected in the canal trying to transmit light, thus somehow becoming a metaphor for a sensitive interiority that does not give up even in the face of attempts to extinguish its brightness. However, Rita Della Giovanna is also an attentive observer of the human being, of everything that belongs to individuality but also to collectivity, and this emerges in particular when she is travelling, where the curiosity of discovery leads her to capture in her mind and in her emotionality, images that she cannot help but dwell on, as in the painting Ragazze nepalesi che imitano il volo degli uccelli (Nepalese Girls imitating the flight of birds) in which she immortalises a sort of ritual dance that attracts her attention due to the lightness shown by the protagonists of the painting.
Almost as if moving on a natural stage, the young women offer the traveller a taste of their own culture that Rita Della Giovanna captures and recounts precisely because of the fascination the dance exerts on her. This is why she dedicates an entire series of canvases to classical ballet, just like her predecessor Degas, for the lightness that the dancers show in their movements, enveloped in clouds of tulle that accentuate the perception of delicacy but also of strength and determination in carrying out the hard daily training and performance. The rarefaction of the images here shows the more impressionistic side of the author, who omits detail to instil in the observer’s gaze the grace with which the dancers measure each gesture, each pose, each step executed as the result of hard work that does not emerge, however, leading the eye to consider only the final effect of suavity. Rita Della Giovanna has a long artistic career behind her that has seen her specialise in the traditional oil technique executed on panel that remains one of her distinctive traits. Since the 1980s, she has taken part in many collective exhibitions in Bergamo, Cremona and recently in Bordighera and in the Principality of Seborga, receiving acclaim from the fascinated public and insiders. Currently, his research is shifting to etching works.