CATANIA ‒ Da molti giorni i disagi prodotti dall’attività eruttiva etnea sono sempre più difficili da fronteggiare. Dopo la nuova eruzione verificatasi nel pomeriggio, con fontane di lava, boati e un’alta nube eruttiva, il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci ha deciso di chiedere una riunione dell’Unità di crisi nazionale della Protezione civile, e l’impiego dei soldati dell’Esercito nelle aree rurali.
L’ampiezza del tremore vulcanico rilevata dall’Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia – Osservatorio Etneo di Catania si attesta su valori elevati, ma soprattutto si registra la tendenza a un ulteriore incremento.
L’emergenza è costituita anche dai numerosi incendi, molti dei quali risulterebbero di origine dolosa.
Il vento e l’alta temperatura hanno infatti favorito le fiamme, e gli incendi si sono sviluppati soprattutto nelle province di Enna, nel Troinese, Siracusa e Ragusa.
Tra le risorse utilizzate finora fronteggiare l’emergenza vi sono tre canadair statali, gli otto elicotteri della Regione, e i reparti a terra dei vigili del fuoco, dell’antincendio regionale e del volontariato di Protezione Civile.
Tra i gravi disagi procurati da settimane dal più grande vulcano attivo d’Europa vi sono quelli prodotti dalla caduta di cenere vulcanica sui centri etnei. Di fronte a questa situazione, il presidente Musumeci afferma: “Abbiamo deliberato la richiesta dello stato di calamità, ma temo che a Roma non abbiano ancora compreso la gravità della situazione. Quanti agli incendi, abbiamo impegnato tutti i nostri uomini e mezzi. Ma da soli, di fronte alla tracotanza dei piromani, possiamo fare ben poco. Ci vorrebbe la galera a vita per questi delinquenti”.
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