Spesso la pittura è un mezzo per esprimere concetti celati, per scavare dentro un’interiorità che diversamente non sarebbe in grado di liberarsi; altrettanto di frequente esplora disagi e timori del vivere attuale da cui l’artista cerca un modo per elevarsi e trovare un mondo tutto suo in cui rifugiarsi. E poi c’è quella categoria di creativi per cui la pittura è solo un prolungamento, o per meglio dire un racconto per immagini, di un approccio e di uno sguardo già perfettamente chiari nella personalità dell’autore dell’opera. Questa è la caratteristica della protagonista di oggi, la capacità di immortalare nelle sue tele tutto ciò di cui ama circondarsi e che la fa continuare a sorridere.
Il Realismo nacque intorno alla metà dell’Ottocento, diffondendosi velocemente in tutta Europa per affermare la necessità dell’arte di restare fedele alle immagini che potevano essere viste dagli occhi nella vita di tutti i giorni; fu questo lo stile prescelto dalla nobiltà dell’epoca per commissionare ritratti e scene di famiglia realizzati soprattutto negli interni delle dimore. L’artista dunque era un riproduttore della realtà visibile, che si atteneva a schemi ben determinati sul chiaroscuro, sulla prospettiva e sull’importanza di far emergere la bellezza dei soggetti immortalati. L’attenzione al dettaglio e la necessità della ricerca estetica furono però ben presto arricchiti di significati storici legati alla società moderna e alla sua forte evoluzione, come nel caso del celeberrimo Pelizza da Volpedo ma anche nel Muralismo messicano di Diego Rivera, mentre un altro gruppo, quello che vide le sue origini nella Scuola di Barbizon di cui fu maggiore esponente Camille Corot ma che poi trovò spazio anche oltreoceano con il Realismo americano, si orientò verso la narrazione paesaggistica o della brulicante vita delle città. Nonostante il distacco dalla pittura puramente figurativa, se non con le accezioni esistenziali della Metafisica, avvenuto per tutto il corso della prima metà del Novecento, l’arte contemporanea ha invece segnato un ritorno a quell’approccio fedele al visibile attraverso un nuovo Realismo arricchito da emozioni, sensazioni, da un sentire in cui l’artista regala alla tela atmosfera e morbidezza della sua fascinazione davanti a ciò che osserva.
La tedesca Ingeborg Saes, artista di lunghissima carriera, dopo aver frequentato corsi con i maggiori maestri della sua nazione, sceglie proprio il Realismo come strumento di espressione del suo modo di vedere e interpretare la vita, un approccio solare e orientato al bel vivere, per raccontare colori e luoghi nei quali si sente a proprio agio che le regalano la serenità di cui ha bisogno trasformando la pittura in naturale manifestazione del suo carattere solare e positivo. Da un lato luoghi che le hanno suscitato emozioni rimaste a lungo nello scrigno dei suoi ricordi e di cui ama raccontare i dettagli che l’hanno colpita maggiormente, dall’altro il mondo animale capace di infonderle una sensazione di pace proprio per la spontaneità e per la semplicità che dai comportamenti istintivi degli animali che rende protagonisti derivano.
Ciò che colpisce delle opere della Saes è proprio la definizione e la cura dei dettagli accompagnata però a una morbidezza espressiva, una delicatezza nella stesura del colore capace di infondere ai soggetti un’atmosfera a volte soffusa, altre fresca, e in alcuni casi divertita da ciò che appare davanti ai suoi occhi.
Nell’opera Altes Fenster (Vecchia finestra) lo sguardo di Ingeborg Saes si sofferma sullo scorcio di un piccolo e antico vicolo mentre la sua attenzione viene catturata non solo dalla finestra bensì da tutto ciò che le fa da cornice, i vasi con i fiori, la pianta rampicante, il colore roseo del muro, come se fossero tutti elementi di un’orchestra che hanno bisogno di essere insieme per comporre la melodia visiva dell’immagine che colpito l’emozione dell’artista.
E ancora in Welle (Onda) ciò su cui si concentra l’attenzione narrativa non è l’ambiente circostante che è a malapena accennato, bensì sull’increspatura dell’acqua, sulla schiuma che esplode nel momento in cui l’onda discende; è quello il particolare principale della tela, quel movimento impetuoso dell’acqua, quell’ammirazione dell’artista per un fenomeno naturale e comune eppure capace di divenire protagonista proprio perché osservato in tutta la sua maestosità, nel dettaglio di tutto ciò che spesso sfugge all’attenzione.
Quando Ingeborg Saes si appresta a rappresentare il mondo animale, quel regno misterioso e tuttavia in grado di donare incondizionatamente pur senza usare le parole, l’approccio realista diviene più incisivo, più ricco di dettagli, di particolari che svelano l’abilità artistica di questa pittrice.
Amante dei gatti dedica a questo felino un’intera produzione di tele in cui cerca di esplorarne e descriverne espressioni, singolarità, fascino e capacità di rasserenare, di calmare attraverso un solo sguardo. La connessione energetica, l’amore senza riserve della Saes nei confronti dei gatti si manifesta nel tocco lieve con cui ne descrive lo sguardo, il pelo soffice, e l’immobilità enigmatica che spesso li contraddistingue; così come evidente è l’abilità nell’immortalare quel regno animale che forse in fondo è un’oasi sincera e spontanea in cui rifugiarsi dalle maschere e dalle ombre dei rapporti interpersonali contemporanei.
Ingeborg Saes ha alle spalle una lunga carriera artistica durante la quale ha esposto le sue opere in tutto il mondo, dal Giappone al Portogallo, dall’India alla Danimarca, dagli Stati Uniti alla Francia, solo per citarne alcuni, vincendo anche numerosi premi di rilevanza internazionale; è membro del Salon Société des Artistes Indépendants di Parigi, del Kitz Art Kunstverein di Kitzbühel, del Salon Art’East, del Vittel, Pastell Guild of Europe di Londra, dell’Artfactory di Graz, di Verain Artstages e di Anime Senza Voce.
INGEBORG SAES-CONTATTI
Email: isabellcat@web.de
Sito web: www.sofatiger.de
Facebook: https://www.facebook.com/ingeborg.saes
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