“Le stime iniziali erano ispirate a criteri di prudenza – spiega l’Istituto – trattandosi di diritti soggettivi sui quali non si disponeva, al momento della valutazione, di statistiche basate su consistenti dati osservazionali riguardanti le propensioni ad anticipare il pensionamento. Queste informazioni sono ora disponibili (‘Quota 100’ può essere visto come un esperimento su scala naturale) e, con i necessari adattamenti, consentono di stimare in modo più accurato gli impatti sulla finanza pubblica di eventuali nuove misure pensionistiche, rendendo più incisivo il disegno di policy ed evitando di accantonare per prudenza risorse eccessive distraendole pro-tempore da altre destinazioni”.
“Le risorse economiche sono in disponibilità limitata e quindi occorre prestare molta attenzione al processo di allocazione delle stesse, attraverso programmazioni che colgano le reali esigenze dei destinatari delle prestazioni e che restino sostenibili per il bilancio pubblico”, aggiunge Inps.
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