“Interstellar”: alla scoperta del nuovo singolo di Dellamore

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“Una storia d’amore che va oltre il tempo, oltre lo spazio, oltre la dimensione. Come un viaggio last-minute verso l’universo, questa storia ha un destino ignoto, come una galassia inesplorata”

dellamoreFuori da venerdì 29 gennaio un nuovo singolo firmato Dellamore dal titolo Interstellar (distr. Artist First). Il cantautore palermitano torna con un pezzo che farà impazzire i fan di Christopher Nolan, raccontandoci una storia d’amore che va oltre il tempo, tra stelle, gravità e influenze rap.

Dellamore ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Interstellar” è il tuo nuovo singolo, come nasce?

Nasce da una base musicale che mi ha fatto viaggiare ad occhi aperti nello spazio aperto, dove, libero da tutto e da tutti, esprimo le mie perplessità a questa ragazza riguardo la nostra storia, con la nostra vita di mezzo. Il tutto, come l’universo, è caotico e senza ordine: il brano è senza ritornello, cambia spesso andamento e passa da parti quasi sensuali e romantiche, a parti introspettive, scettiche e cupe.

Si tratta di una storia d’amore che va oltre il tempo, cosa vuoi lasciare con questo brano?

Una dichiarazione di fragilità, senza vergogna. Un’ammissione di debolezza rispetto alla grande vastità che ci governa la fuori. Che non c’è vergogna nel non aver ancora chiaro dove si stia andando, sopratutto nelle storie d’amore, dove quasi sempre si esige solo chiarezza e sicurezza in ogni decisione.

Hai collaborato con diversi grossi artisti, cosa ti è rimasto di queste collaborazioni?

Sicuramente tanto orgoglio nell’aver visto gente molto più affermata di me, credere in quello che faccio. Ma soprattutto un motivo per spronarmi a fare di più, a fare sempre meglio, che non è mai abbastanza.

Nel 2019 è nata una tua nuova figura artistica, com’è avvenuto questo cambiamento?

Penso semplicemente crescendo. Mettendo da parte le futilità e affinando sempre di più una certa sensibilità interiore e del mondo che mi circonda, ho come avuto la sensazione di dover uscire da un bozzolo che ormai non mi conteneva più. Però la definirei più una evoluzione che un cambiamento: ciò che ero rimane sempre una parte di me, comunque presente, come una cicatrice alla quale si vuole bene ormai.