Il palcoscenico della vita, intervista a Ben Swilley

Ben Swilley è un attore, produttore, scrittore americano  che vive a Wilmington, North Carolina dove è molto conosciuto, infatti è seguito e stimato dal suo numeroso pubblico. Nel corso della sua intensa carriera, si è esibito in un gran numero di spettacoli teatrali; video musicali, cortometraggi con  studenti e lungometraggi, progetti web, spot pubblicitari e programmi televisivi. Ben Swilley lo abbiamo intervistato per L’Opinionista (leggi l’intervista in inglese).

Signor Ben Swilley, come mai ha scelto l’arte della recitazione?

“Tutto cominciò quando correvo dietro ad una ragazza. Lei era in una recita, alle superiori. Bene, io cercai in ogni modo di partecipare alla recita, solamente per conoscerla meglio. Il personaggio che dovevo interpretare era una presuntuosa canaglia. La ragazza aveva avuto un atteggiamento indifferente nei miei confronti fino ad allora… ma, una volta diventato un Badboy, improvvisamente mi trovava irresistibile! Decisi così che quella cosa del recitare, pretendere di essere qualcun altro, era davvero una cosa divertente!”.

C‘è stato un momento preciso capito dove hai capito che recitare sarebbe stata la tua vita, mi riferisco a un incontro particolare con qualche regista, o con un attore che all’epoca era più famoso?

“Il primo film a cui ho partecipato, come attore screditato, era “Two Minute Warning”. Il regista era Larry Peerce. Molti ragazzi come me si erano presentati nel tentativo di essere scelti per un ruolo poco importante. Larry ci esaminò attentamente, fissando ognuno di noi da vicino per studiarci. I suoi occhi indugiarono sui miei a lungo, sospettai che stesse pensando a qualcosa di grave. Inclinò la testa, ondeggiò per aria il suo dito e esitando mi diede un’ altra occhiata, poi fece un appunto per il suo assistente di segnarsi il mio nome. Per qualche ragione fui scelto, da un regista che avevo sempre amato e rispettato. La cosa mi incoraggiò a restare nel gioco, provando a migliorarmi sempre di più. Un attore che mi ha influenzato molto è Peter Jurasik, famoso per Babylon 5. Lo conobbi a Wilmington, North Carolina e iniziai a prendere lezioni di recitazione da lui. Mi insegnò come recitare davanti alla telecamera e mi diede molti consigli su cose che ebbe modo di imparare durante i suoi anni ad Hollywood. Io avevo molte idee sbagliate riguardo la recitazione nei film e nella televisione e Peter mi aiutò a trovare la giusta strada per raggiungere i miei obiettivi. Oh, tra l’altro anche Peter adora l’Italia!”.

In genere come scegli un copione, ti attira la trama in generale,  il personaggio, o il cast con cui dovrai lavorare?

“Io amo una trama ben scritta e che smuove la mia immaginazione. Una trama piena di suspense è ottima, -si vuole sempre sapere come vanno avanti le cose- io generalmente sono attratto da personaggi forti, interessanti, dinamici. Non mi sento obbligato a interpretare personaggi deboli, da compatire, o bisognosi d’aiuto, sebbene si dica si DOVREBBERO interpretare gli opposti qualche volta. Io però non voglio essere ricordato dai registi, prima dei casting, come uno di quei ragazzi frignoni e sgradevoli.

Io posso andare d’accordo per lo più con qualunque cast. Ho imparato che non bisogna mai dire cose negative (a meno che non sia la verità) nei confronti di qualcuno con cui hai lavorato. Può ritorcersi contro di te. Pensa che quando tu sparli di qualcuno gli altri sono portati a fidarsi e rispettarti meno. Meglio tenere la bocca chiusa e essere gentile con tutti. Se gli altri membri della troupe o del cast non sono gentili io cerco di fare del mio meglio semplicemente evitandoli il più possibile. Sì, ci sono delle Star là fuori ma non posso raccontarvi nulla a riguardo. Tutti amano lavorare con un cast in cui ci sia “chimica” ma non puoi saperlo prima”.

Hai conosciuto tanti registi e attori famosi, che cosa ti hanno trasmesso in particolare?

“Io ho avuto attorno molti registi e attori famosi. Il mio rispetto per i registi è aumentato molto quando ho visto come lavorano instancabilmente, arrivando a dormire veramente poco. Loro sono quelli che realmente tirano le fila di tutto, coordinando ogni azione e caricando su se stessi tutte le responsabilità. Anche i primi assistenti del regista sono sotto il mirino della produzione. Loro devono schioccare la frusta e assicurarsi che tutto vada secondo il programma- il tempo è denaro! Ciò che ho realizzato, incontrando le grandi stelle, è stato quanto siano gentili! Al contrario, molti degli attori che ho incontrato che vogliono diventare famosi sono egoisti, distaccati e generalmente persone infelici. Non posso pensare che anche un solo di questi tipi di attori che ho conosciuto e con il quale ho lavorato, partendo dagli anni settanta, sia mai riuscito a diventare famoso. È vero, solo i migliori arrivano in alto”.

Hai iniziato la tua carriera a Hollywood, cosa ci puoi raccontare di quel mondo dorato, il mondo delle stelle?

“Mi sono sempre sentito bene, ogni singolo giorno, a Hollywood. L’aria sembra essere colma di energia ed eccitazione. Sono stato ad Atlanta, la nuova “casa” del cinema e non ho avuto le stesse sensazioni, sebbene Atlanta sia veramente bella. Ahh, le stelle… il mio primo giorno a Los Angeles una macchina si fermò accanto a me. Un uomo dall’aspetto distinto stava al volante con una bellissima donna al suo fianco. La coppia stava sorridendo e ridendo, apparentemente si godeva la vita. Loro erano Charles Bronson e Jill Ireland, marito e moglie, e la macchina era una Rolls Royce. Vedere celebrità, set cinematografici; essere testimone dei grandi macchinari del cinema trasportati per le strade, e sperimentare cose più mondane come aspettare alla fila della banca dietro alle tue celebrità preferite, diventarono cose comuni. Una sera ho stupidamente saltato una cena per partecipare in tempo ad una rappresentazione. Ero seduto dietro una grande star. Il mio stomaco gorgogliò, rumorosamente, per la maggior parte della performance. Alla fine il grande attore si girò verso di me e mi guardò nel peggior modo di SEMPRE! Io ero perplesso e in qualche modo onorato per essere stato oggetto di speciali attenzioni da parte di una tale celebrità.

Sì, ho scoperto cose “scomode” su qualche celebrità, ma rimarranno nell’anonimato. C’era la piccola stella che ha fatto un grande film horror e a cui, ho scoperto, piaceva partecipare a party “scambisti”. C’era anche l’attore più giovane di un film horror la cui sorella viveva facendo un lavoro da “ragazza”, se capisci a cosa mi riferisco. Ero sul set di un programma di investigazione quando una delle celebrità (sposata) invitò una ragazza groupie appena maggiorenne nella sua roulotte. Lei stette lì dentro per ore, e per tutto il tempo ne uscì odore di marijuana. Dirò qualcosa a riguardo delle personalità. Robert Blake, famoso per “Our Gang” e “Baretta” imprecava come un marinaio. Il suo hobby preferito era pescare sul fiume Owens in California. Penso abbia avuto problemi nella vita prima di allora e fu tra i sospettati (per la tragedia di sua moglie), l’ho trovato molto gentile e disponibile. Mentre ero ad un appuntamento, una volta mi imbattei in Larry Linville, (Frank Burns in MASH) chiacchierai con lui e si dimostrò estremamente umile e di bell’aspetto, veramente un bravo ragazzo. Finì per pagare tutti i drink che bevemmo quella notte. Lui raccontò grossi scoop a proposito di qualche attore di MASH, ma io per rispetto, non li ripeterò. Anche Robert Stack (Gli Intoccabili) era un ottimo ragazzo con i piedi per terra. La sua espressione preferita sul set era “quando scopri cosa sta succedendo, fammi sapere!” io continuo a dirlo alle persone sul set ancora oggi. Bob, come lo chiamavamo, aveva dei bellissimi aneddoti relativi i suoi primi giorni ad Hollywood. Ci disse del tiro al piattello con Clark Gable e di come imparò a giocare a polo da Spencer Tracy. Bob chiese a Spencer quale fosse il grande segreto per vincere a polo. La risposta di Tracy fu: “stai sul ***** (esplicito) cavallo”!

Durante le riprese di The Bullfighter And The Lady (L’Amante del Torero) in Messico, la parrucchiera di Bob fece un errore e mise del perossido sui suoi capelli. I suoi capelli diventarono gialli. Nel panico la ragazza prese la soluzione più vicina per diluire il perossido. Gli versò una bottiglia di 7-UP sulla testa e gli fece diventare i capelli verdi! Il risultato si mantenne per delle ore e Bob fu bersaglio di molte battute prima che i capelli tornassero normali. Io ho lavorato come medico di set per un certo periodo e mi fu detto di portare il narcotico Demerol sempre con me se avessi lavorato in un programma investigativo (cosa c’è che non va con i programmi investigativi?) con una certa celebrità, la quale aveva un forte dolore al ginocchio e una dipendenza dai narcotici. Che persone interessanti e complesse sono alcune di queste “Star””.

Hai preso parte a diverse serie televisive, Baretta, in Starsky e Hutch, e The Six Million Dollar Man, quali ricordi con maggior piacere? I protagonisti principali di queste serie sono caduti in disgrazia, perché succede questo?

“Hutch, David Soul, era veramente di bell’aspetto ma fumava come una ciminiera. Molte ragazze avrebbero voluto vederlo e chiedevano ai membri della troupe dove David avesse parcheggiato la sua BMW per lasciare delle lettere con le loro foto e il loro numero di telefono sul cruscotto. Starsky era veramente disciplinato. Mentre la maggior parte di noi ingeriva cibo spazzatura a pranzo lui si portava sempre e solo insalata e acqua. Mi ricordo di una scena nei vicoli nel centro di Los Angeles in Starsky e Hutch. C’erano parecchie comparse travestite da senzatetto, che indugiavano nei vicoli. Bene, durante le riprese, un gruppo di VERI senzatetto, iniziò a vagare davanti alla telecamera, mangiando il cibo della troupe, occupando i vicoli con bottiglie di vino, e giacendo supini con le vere comparse. Ci fu un pandemonio, con gli assistenti della produzione, il regista e gli assistenti del regista che correvano per scoprire chi fossero le vere comparse e chi gli intrusi. Non si riusciva a distinguerli. Ci vollero ore per scoprire chi era chi e accompagnare cortesemente i veri sfortunati fuori dal set. Ci siamo fatti delle grasse risate!

Lee Majors, l’uomo bionico, era veramente calmo. Non penso di avergli mai sentito dire una parola al di fuori delle sue battute. Mi divertivo a vedere tutto il lavoro pericoloso e tutta la creatività che ci mettevano in L’Uomo da Sei Milioni di Dollari. Per esempio, uno stuntman, nei panni di Lee sarebbe dovuto saltare giù dal terzo piano di un edificio. Quando lo show venne trasmesso la scena fu fatta scorrere al contrario per far sembrare che Lee saltasse da terra al terzo piano.

Riguardo al perché questi attori non siano più molto attivi nell’industria del cinema, bene, non so nulla. Per qualche ragione molti attori talentuosi e di successo sembra che scelgano di non esserlo per un lungo periodo. Mi ha sempre affascinato il perché così tanti grandi attori sembrino cadere al di fuori dai grandi schermi dopo pochi anni di brillante successo”.

Un regista con cui vorresti immediatamente lavorare?

“Steven Spielberg, Robert Reed Altman, Paolo Sorrentino e Clint Eastwood sono alcuni di questi. Ahh, ci sono così tanti registi completi!”.

Che ci puoi anticipare del prossimo film che verrai a girare in Italia, un film scritto da Antonia Tosini per la Caro Film Produzioni di Giancarlo e Veronica Sartoretto.

“Ho il piacere di essere nel cast di quello che promette essere un film straordinariamente interessante ed eccitante. Non vedo davvero l’ora di visitare l’Italia e lavorare sul progetto con Antonia, Giancarlo e Veronica. Il pubblico trova, in questo film, un grande successo da guardare in futuro. Grazie davvero per l’intervista. Mi ha fatto piacere rispondere a queste domande interessanti. Un saluto e ti aspettiamo in Italia”.

Intervista a Ben Swilley a cura di Paolo Lorenzo Radi – Traduzione di Luca Poidomani

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