L’Opinionista ha intervistato Aiello in occasione del singolo “Come stai”. Il brano anticipa l’omonimo EP dell’artista, pubblicato da IRMA RECORDS.
“La passione per la musica, è nata dal bisogno di comunicare, di liberarmi dai mattoni che mi piazzavo sul petto e sullo stomaco senza volere, senza sapere come. Credo intorno ai 14/15, di aver realizzato il bisogno, la necessità di avvicinarmi alla musica. Se ci penso bene già da più piccolo suonavo il pianoforte, magari come fanno molti ragazzini, quasi per gioco, senza averlo scelto coscientemente ma più semplicemente perché tuo zio insegna piano o il tuo amico suona la chitarra e anche tu vuoi cimentarti in qualcosa di simile. Si, credo di essermi avvicinato in questo modo. Poi me ne sono perdutamente innamorato”.
“‘Come stai’ è il singolo apri-pista e direi che di me c’è tutto l’amore che ho messo in questo lavoro. Quello delle mie storie finite, che racconto mentre ci ballo sopra. Lascio sempre agli altri, il gusto del pianto, io provo sempre a sorridere e ballare anche quando nel petto ho un funerale. Dentro alle canzoni troverete un sound riconoscibile e originale, che spazia dal pop, al reggae, attraversando l’indie e l’elettro-pop. Abbiamo lavorato tanto e sperimentato per notti intere, io e Daniele Sinigallia (produttore artistico / amico fraterno). È stato un viaggio bellissimo, spero possa appassionare chi avrà la curiosità di ascoltarlo”.
“I viaggi che ho fatto, le persone che ho incontrato, le contaminazioni che ho lasciato attraversarmi in questi anni, senza tirarmi mai indietro. E così, canzone dopo canzone, mi sono innamorato delle sonorità elettroniche, quelle più sperimentali, quelle meno scontate”.
“Direi quasi impossibile. È facile condividere la propria arte, tremendamente difficile riuscire a farsi ascoltare da molte persone, quasi impossibile affermarsi. Eppure mi piace credere che un giorno neppure troppo lontano, accenderò una radio (una di quelle grosse, nazionali) e ascolterò una mia canzone. Mi piace pensare che un giorno, neppure troppo lontano, io possa riempire un pub, poi un piccolo teatro, un palazzetto, perché no, lo stadio San Siro”.
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