Intervista ad Antonella Arpa: “io e la mia scommessa vincente”

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Le donne hanno davvero quella marcia in più che serve al sistema del lavoro per complementare le competenze assieme agli uomini

antonella arpaUna donna forte e determinata che sa decisamente quello che vuole e che trova la sua “oasi di pace” nel suo compagno. Lungimirante, ha capito ben presto che la sua strada professionale dovesse essere quella strettamente connessa al Web. Oggi è una bravissima influencer, un’apprezzata cosplayer e un’acclamata presentatrice. Ma soprattutto, anche grazie alla sua recente apparizione a Le Iene, un vero punto di riferimento per tantissime donne. Ai nostri microfoni, la splendida Antonella Arpa.

Antonella, in tantissimi hanno iniziato a conoscerti meglio dopo la tua esperienza a Le Iene, ma facciamo ora un piccolo passo indietro nel tempo. Come sei arrivata ad essere la grande professionista che sei oggi?

Ad essere sincera, è nato tutto per gioco. Quando ho cominciato a muovere i primi passi sul Web, dieci anni fa, insegnavo lingua inglese alle scuole medie. Non pensavo che sarei cresciuta sui Social a tal punto da vedermi costretta a scegliere tra l’insegnamento e il Web. Forse proprio perché non mi piacciono le strade facili e già spianate, ho puntato tutto sul Web. All’epoca era davvero una scelta difficile, non esisteva, come oggi, la professione del content creator con relativo codice ATECO. Ma dentro di me sentivo che Internet sarebbe diventato ancora più determinante nelle nostre vite e così ho fatto la mia scommessa.

Tu durante i tuoi incontri con il pubblico e durante i tuoi interventi televisivi, e non solo per la verità, parli di molte tematiche importanti e attuali. Parlo, ad esempio del lavoro, nonché dell’empowerment femminile. E su questo secondo tema mi vorrei soffermare. Credi che le donne sappiamo concretamente fare squadra oggigiorno?

Secondo me sì. Le donne, mai come in questo periodo, hanno davvero voglia di dimostrare di valere, ambiscono sempre di più all’indipendenza economica, per anni sottratta dal sistema patriarcale, e a quella sociale. Sono preparate, precise, hanno davvero quella marcia in più che serve al sistema del lavoro per complementare le competenze assieme agli uomini.

Molte volte si nota, anche sui Social, che però le prime ad attaccare una donna siano proprio coloro che in linea di massima dovrebbero stare dalla sua parte. Per quale motivo secondo te accade?

Forse perché ancora troppe di noi sono molto influenzate dalla cultura del patriarcato che impone alla donna di comportarsi in un determinato modo. Quando vedi una donna rendersi libera, autonoma ed indipendente, può sicuramente scatenare in molte donne sentimenti come turbamento o assenza di riconoscimento identitario. Penso sia un problema estremamente radicato nella società patriarcale più che nel concetto di donna in sé.

Oggigiorno ci sono tantissimi coach, per la verità anche tante donne, che vogliono insegnare ad altre a rendersi autonome economicamente parlando e a realizzarsi sotto ogni punto di vista. Come si fa, a tuo avviso, riconoscere chi è davvero in grado di insegnare qualcosa di interessante e chi invece non ci aiuta?

Secondo me bisogna studiare l’esperienza di questi coach, leggere articoli, recensioni, su queste persone e, solo quando si è effettivamente sicuri di quelle competenze, allora ci si può affidare a queste persone. A me – ad esempio – piacerebbe moltissimo fare un corso di boxe di autodifesa. Sto studiando ormai da due mesi abbondanti gli specialisti nel settore, per capire a chi affidarmi.

Tu quando hai bisogno di un consiglio o semplicemente di sfogarti per qualcosa che ti preoccupa sotto ogni punto di vista con chi ti confidi? Chi hai eletto tuo confidente personale e, per certi versi, tuo mentore?

Ho un rapporto bellissimo con il mio compagno. Lo considero la mia “oasi di pace”. Io e il mio compagno ci conosciamo da quando eravamo bambini e giocavamo insieme da quando andavo alle elementari. Lui è da sempre stato il mio migliore amico ed il mio confidente. Solo dopo tanti anni è diventato poi la mia metà.