La notizia è davvero lieta: manca davvero pochissimo all’uscita del nuovo romanzo della giovane e talentuosa scrittrice ravennate Chiara Albertini con alle spalle svariate pubblicazioni, tra saggi e opere di narrativa molto acclamati dalla critica e dal grande pubblico dei lettori. E mentre sale sempre di più la curiosità riguardo alla sua nuova opera, rileggiamo volentieri il suo intenso saggio Il Medioevo in giallo nella narrativa di Ellis Petters. Ecco il resoconto di un pomeriggio di aprile trascorso con lei tra Arte e Bellezza.
Chiara Albertini, donna, scrittrice e saggista con all’attivo svariate pubblicazioni. Che cosa credi di avere in comune con Ellis Peters alla quale hai dedicato il tuo più recente saggio?
Un approccio empatico verso l’essere umano, l’attenzione per la verità, l’(auto)ironia e il coraggio.
Lei ha trovato il successo da persona matura quando il grande pubblico è letteralmente impazzito per i suoi romanzi che fanno parte delle Indagini di Fratello Cadfael. Quali credi siano i punti di forza di queste opere e, in particolare, di questo personaggio?
Esiste, in queste sue opere, un encomiabile equilibrio tra la profonda curiosità di indagare l’animo umano e l’autentica ricerca storico-sociale. Il monaco benedettino racchiude in sé, in modo esemplare, molte sfaccettature e differenti chiaroscuri sviscerati appartenenti a questi due aspetti importanti.
Da questa serie è stata tratta anche una trasposizione televisiva che ancora piace tantissimo. Tuttavia, ci sono anche state altre trasposizioni filmiche delle sue opere…
Credo si tratti di The Spaniard’s Curse, film thriller del 1958 tratto dal libro The Assize of the Dying.
Alla fine del tuo saggio ci mostri anche le copertine di alcuni testi che hai consultato per la tua ricerca e tra di essi figura anche uno di Umberto Eco, grandissimo romanziere ma anche eccellente insegnante. Quali sono stati i più grandi insegnamenti che ti ha lasciato, con la sua arte, per il tuo ruolo di saggista?
Ti direi indubbiamente la sete di conoscenza e di verità, il guardare, andare oltre le apparenze, il concetto di soggettività, interpretazione e relativismo, la volontà di cercare risposte in più ambiti e il saper scardinarle a volte per sostituirle con altre.
Lui ha conquistato il mondo con Il Nome della Rosa; eppure, ha scritto tantissimi altri romanzi. Per quale motivo ancora oggi viene ricordato perlopiù per quell’opera?
Forse perché racchiude in sé tutto il fascino di un’opera “maestra” che sa fondere sapientemente insieme l’attrazione verso il mistero e la Storia con i riflessi del romanzo di formazione, gli echi teologici e filosofici (rapporto ragione-fede, realtà divina o naturale) e i rimandi filologici (storia della tradizione letteraria e culturale).
E tu per quale tra le tue, fino a oggi pubblicate, vorresti essere maggiormente apprezzata? O forse stai ancora aspettando quella che ti faccia ancor di più battere il cuore e che magari è in preparazione? Un nuovo saggio all’orizzonte?
Ho sempre creduto che il mio secondo romanzo, Vento dall’Est (Rizzoli, 2016; Collana digitale YouFeel), da me particolarmente “sentito”, e finora da molti apprezzato, possa trovare maggior riscontro e consenso se soltanto gli fosse concessa la possibilità di essere pubblicato anche in forma cartacea. Al di là di questo, è forse scontato dirti che sono legata in modo speciale e unico a tutti i libri che ho scritto? A breve uscirò con il mio nuovo romanzo…