La scrittura di adesso è più consapevole, ma allo stesso tempo più istintiva.
Ha deciso di ambientare il suo ultimo romanzo, pubblicato per Rossini Editore e intitolato “Chi ha ucciso Anthony Hosbourne?” nella Liguria degli Anni Trenta il talentuoso scrittore bresciano Davide Cortesi. Ecco che cosa ci ha raccontato di sé e della sua opera…
Davide, il tuo ultimo romanzo “Chi Ha Ucciso Anthony Hosbourne?” è ambiento in Liguria negli Anni ’30. Che cosa ami particolarmente di quella Regione?
Mi piace molto la natura della Liguria, le sue montagne, l’atmosfera intima e vitale che si respira in moltissimi dei suoi paesi e dei suoi borghi.
E in essa si terrà tra qualche mese la nuova edizione del Festival di Sanremo. Pensando al periodo in cui è ambientato, quale canzone di tempi più recenti ci vedresti comunque calzata pennello da ascoltare per la sua lettura, magari qualche brano di Simona Molinari?
Pensando al 1930, anno in cui il romanzo è ambientato, direi senza dubbio “La ballata del Michè” di De André.
Ma che cosa ascolta solitamente Davide Cortesi?
Mi piace il jazz, la classica, ma anche il pop, sia più che meno recente, e la buona dance.
E quali canzoni sceglieresti per descrivere la tua infanzia, la tua adolescenza e l’età adulta?
Per la mia infanzia indubbiamente “Woman in Love” di Barbra Streisand, ho consumato il 45 giri di mia mamma! Per l’adolescenza “Losing my religion” dei R.E.M., per l’età adulta “Heaven out of hell” di Elisa.
In quali situazioni ami scrivere?
Scrivo nella tranquillità della mia casa, senza distrazioni, senza musica e rumori di fondo. Ma se un’idea mi viene all’improvviso la scrivo immediatamente, in qualsiasi circostanza, su un treno, in aereo, mentre faccio colazione o cammino per la strada.
Com’è cambiato nel corso del tempo la tua scrittura?
La scrittura di adesso è più consapevole, ma allo stesso tempo più istintiva.
Sei uno di pancia o più riflessivo quando scrivi?
Entrambe le cose. Dipende dal momento e dall’ispirazione di quel preciso istante.
E nella vita in generale?
Più riflessivo, ma non vuol dire che di base non ci sia un substrato di follia.
Quanto conta l’istinto per farcela e quando invece sarebbe meglio tenerlo a freno?
Conta moltissimo. Ma in certe situazioni può deviare la nostra capacità di giudizio.
Ad oggi hai qualche rimpianto?
Nessuno. Seguo il mio istinto e la mia ispirazione.