Musica

L’intervista a Gabriele Ciampi: compositore italiano di “In Dreams Awake”

In occasione dell’incontro del compositore italiano Gabriele Ciampi con Papa Francesco; e del prossimo concerto di Capodanno, che si svolgerà proprio nella Giornata Mondiale della Pace; abbiamo intervistato l’Artista, reduce per altro dal suo ultimo lavoro discografico: “In Dreams Awake“.

Quando ha capito che la musica sarebbe stata la sua vita?

“Ho iniziato a studiare il pianoforte all’età di 6 anni come molti bambini, ma andando avanti con gli studi non era lo strumento la mia vera passione ma la teoria e le regole: dopo aver sostenuto l’esame di teoria e solfeggio in Conservatorio decido di intraprendere la strada della composizione. Dopo una parentesi di 10 anni nell’azienda di famiglia (dal 1945 nel campo dei pianoforti) sono tornato al mio primo amore, le note. Una passione troppo grande che non ho potuto soffocare, decido così, dopo essere stato selezionato per la UCLA a Los Angeles, di trasferirmi in California con un sogno nel cassetto che si realizzerà l’8 dicembre 2015 quando sono stato invitato dalla First Lady Michelle Obama ad esibirmi alla Casa Bianca.

Dopo 4 anni a Los Angeles ovviamente ogni giorno mi mancano tante cose, l’Italia è il mio Paese quindi è giusto che sia così. Come più volte ho detto non mi reputo assolutamente un cervello in fuga, semmai un cervello “in prestito”…spero un giorno di tornare in Italia e poter dare nel mio piccolo un contributo dal punto di visto artistico.

Sicuramente l’Italia da un punto di vista qualitativo offre molto e gli Stati Uniti non hanno nulla in più del nostro Bel Paese da un punto di vista artistico. L’Europa (in particolare l’Italia) ha grandissimi musicisti che studiano nei Conservatori e nelle Accademie per 10 anni, 8-10 ore al giorno e che quindi hanno un solido background. In America si improvvisa di più, si pensa subito alla vita lavorativa e lo studio si riduce al minimo: io sono stato fortunato ad aver avuto l’opportunità di studiare in entrambi i continenti, le 2 scuole (tradizionale italiana e moderna americana) mi hanno arricchito e mi hanno permesso di sperimentare tanto alla ricerca dell’essenziale.

La musica quindi è sempre stata parte integrante della mia vita, non l’ho mai abbandonata e non ho mai smesso di scrivere (anche solo per me, qualche tema scritto su un pentagramma e chiuso in un cassetto). Non mi piace sognare ad occhi aperti ma cerco sempre di realizzare i sogni, a volte facendo tanti errori ma proprio da questi errori si apre la strada per il successo: soltanto sbagliando impariamo ad andare avanti e a non rinunciare. Non si possono realizzare i sogni senza aver perso tante volte nella vita…anche andando al tappeto una volta, dobbiamo avere la forza di rialzarci”.

Com’è nato il lavoro discografico In Dreams Awake? E qual è il suo messaggio?

“Con In Dreams Awake continua e viene sviluppata la mia idea di scrivere musica con l’essenziale, idea che è stata alla base del mio primo progetto discografico The Minimalist Evolution. Scrivere musica con il materiale essenziale e trasmettere un messaggio con poche note è la cosa più difficile per un compositore, ci vuole un istante per scrivere tante note sullo spartito ma ci vogliono giorni, settimane e mesi per decidere quali note eliminare. Questa idea di “Essenziale” viene poi estremizzata con l’Adagio per Clarinetto scritto per uno strumento Solo.

Il titolo dell’album trae ispirazione dai versi del grande scrittore  Henry David Thoreau, che ci ricorda l’importanza per un artista della autenticità, semplicità e disobbedienza alle regole della propria opera.

In Dreams Awake rappresenta anche il sogno che si realizza e invito tutti gli artisti indipendenti a credere nel proprio lavoro, senza scendere a compromessi solo per avere un po’ di visibilità. L’originalità dell’opera è alla base di ogni arte e per essere originali bisogna partire dal passato per costruire il proprio futuro, senza adeguarsi alle esigenze di mercato.
La consapevolezza di aver in parte realizzato il mio sogno l’ho avuta nel momento in cui ho varcato la soglia della Casa Bianca, nel momento in cui ho messo piede nel famoso foyer in cui Ronald Regan danzò con la principessa Diana: dico in parte perché vorrei realizzare il sogno italiano…”.

Qual è stata l’emozione più grande che le ha suscitato l’incontro con Papa Francesco?

“Ho avuto il privilegio di incontrare un uomo straordinario. Guardandolo negli occhi ho sentito dentro di me una forte scossa, anche con poche parole mi è arrivato un messaggio fortissimo: “continua e non ti fermare” , questa frase non la dimenticherò mai e in quel momento le parole del Papa mi hanno trasmesso nuova energia e ulteriore motivazione. Io sono credente ma questo brano va oltre la religione. Papa Francesco ha trasmesso un messaggio di Misericordia e speranza per tutti con la sua personalità, l’essere uomo e non soltanto uomo di chiesa.

Il brano dedicato a Papa Francesco, Preludio per due Violoncelli è in accordo e sintonia con il suo operato. Lui ama l’essenziale e il mio brano si lega molto al messaggio legato a quest’ultimo Giubileo della Misericordia. É un dialogo tra i due strumenti che, grazie all’utilizzo dei diversi registri del violoncello, mette in risalto due diverse sonorità: quella più misteriosa e del registro grave e quella melodica, dolce e profonda del registro medio-acuto. In un momento storico difficile questo brano vuole essere un messaggio di speranza per il futuro, scritto per lo strumento dalla sonorità dolce e allo stesso tempo potente per eccellenza: il violoncello”.

Cosa può dirci del prossimo concerto che terrà a Capodanno, in occasione della giornata Mondiale della Pace?

“Sono molto contento di tornare per il quarto anno consecutivo all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Ringrazio Musica per Roma per aver creduto in questo progetto e per la grande opportunità. A Capodanno oltre a presentare il nuovo album In Dreams Awake verrà eseguito in prima assoluta il Preludio per due Violoncelli dedicato a Papa Francesco,  in occasione della giornata mondiale della Pace: questo brano sarà eseguito da due giovani musicisti, Livia De Romanis e Danile Mizera.

L’idea di dare visibilità  e opportunità a giovani musicisti di talento è l’idea che è alla base della mia orchestra (CentOrchestra), ci sono moltissimi talenti nei vari Conservatori e Accademie italiani che meritano di esibirsi.

Il concerto si aprirà con due brani inediti e in prima esecuzione assoluta: la Variazione per pianoforte, interpretata dalla giovane pianista Stefania Argentieri e il quartetto in Mi minore interpretato dalle prime parti dalla CentOrchetsra, Valentina Cellitti (Violino I), Maria Teresa De Sanio (Violino II), Livia De Romanis (Violoncello) e Stefania Argentieri (Pianoforte). Per quanto riguarda la parte sinfonica, ampio spazio sarà dedicato ai brani in cui le chitarre sono protagoniste: uso molto le chitarre acustica e classica nelle mie composizioni e mi piace questo dialogo tra strumenti tradizionali e moderni”.

Come si è sentito quando ha ricevuto l’invito degli Obama?

“Sono rimasto totalmente spiazzato dalla risposta della First Lady…nel momento in cui ho inviato il mio primo album The Minimalist evolution a Michelle Obama non mi sarei mai aspettato una sua risposta, tanto meno l’invito ad esibirmi alla Casa Bianca!

Dal punto di vista artistico per me il sogno in America si è realizzato nel momento in cui sono entrato alla Casa Bianca, nel momento in cui è arrivata questa lettera di Michelle Obama e nel momento in cui ho toccato la porta dello Studio Ovale: quel momento per un artista è intramontabile, una grande esperienza dopo 4 anni di duro lavoro che mi ha dato la forza di continuare a crederci. Ora vorrei realizzare il sogno italiano, ci credo e sono convinto che si possono avere grandi soddisfazioni nel nostro Paese.

Sicuramente gli Stati Uniti sono il Paese in cui tutto è possibile ma servono grandi sacrifici e un atteggiamento molto aggressivo: è facile cadere, ma la cosa importante è rialzarsi e ripartire. Non sono mai stato intimorito dall’idea di “andare al tappeto” e non mi sono mai demoralizzato per non aver realizzato qualcosa: i fallimenti sono sempre tanti prima di avere un po’ di successo…ma questo fa parte della vita, gli errori ci fanno crescere e ci danno la forza di andare avanti cambiando. Il concetto del never Give Up è fondamentale in questo paese, in cui gli incidenti di percorso e gli imprevisti sono ogni giorno dietro l’angolo.

Se dovessi commentare questo sogno che sto vivendo direi che per noi italiani tutto è possibile, io non sono americano ma sono stato “importato”: quindi se sono riuscito a varcare la soglia della White Hosue vuol dire che noi italiani possiamo fare tanto e non siamo secondi a nessuno.

Più passano i mesi e più mi rendo conto che noi italiani abbiamo una grande forza, siamo creativi e abbiamo grandi idee da poter realizzare: dobbiamo credere di più in noi stessi, sognare di più per poi realizzare quel sogno. Per me tutto questo è solo l’inizio, devo lavorare ancora tanto e duramente: posso solo dire di non aver mai mollato in questi 4 anni e se tornassi domani in Italia porterei con me la grande motivazione che questo Paese mi ha dato sin dal primo giorno”.

Foto di Giulia Marangoni

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Pubblicato da
Virginia Chiavaroli

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