Intervista a Luca Diddi, un uomo dalle mille risorse

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luca iddiIl calcio è un gioco, e soprattutto all’inizio va interpretato come tale Ex giocatore professionista, allenatore e imprenditore digitale. Luca Diddi è- indubbiamente- un uomo che non ama starsene con le mani in mano. E tra un allenamento e l’altro ci ha parlato dell’importanza dello sport come strumento per stare bene e di socializzazione.

Luca, da calciatore ad allenatore. Quali sono i valori e i maggiori insegnamenti che cerchi di dare ai tuoi allievi?

I valori che insegno maggiormente sono il rispetto, la passione e soprattutto il sacrifico. Cerco inoltre di trasmettere ai miei ragazzi quanto sia importante fare gruppo, vero aspetto trainante di una squadra che punta a grandi obiettivi.  Il mio mantra, e lo ripeto spesso, è: “Un gruppo che condivide un obiettivo comune può raggiungere l’impossibile”.

Qual è stata la cosa più bella che uno di loro ti ha detto?

Ho avuto la fortuna di allenare calciatori poi diventati professionisti di Serie A, B e C. Ragazzi diventati uomini che hanno realizzato il proprio sogno. Ho con tutti un ottimo rapporto, ci sentiamo spesso su Whatsapp e molti mi ringraziano perché i valori che sono riuscito a trasmettere, aldilà dell’aspetto calcistico, se li sono portati dietro per tutto l’arco delle loro carriere. Penso sia la cosa più bella da dire ad un allenatore.

Sii sincero: ti è mai capitato che un bimbo non sia realmente interessato al calcio, ma solo spinto in tale scelta dal papà? E a quel punto che hai fatto?

Purtroppo sì, è capitato di avere a che fare con genitori i quali pensavano di avere a casa un Messi od un fuoriclasse qualsiasi al posto del proprio figlio. Semplicemente in questi casi va affrontato il tema con loro, parlando con il padre e cercando di far capire come sia importante dare al ragazzo l’opportunità di valutare e scegliere la strada che più preferisce senza insistere. Quest’ultimo aspetto può risultare molto dannoso, soprattutto a livello psicologico: è sempre meglio non forzare e non interferire, specie nei più piccoli.

Come si può avvicinare in maniera sana i bambini non solo al calcio ma allo Sport in generale?

Nella maniera più semplice possibile: dicendo loro e facendo capire che lo sport, in primis, è divertimento. La domanda da fare al proprio ragazzo quando rientrato a casa è “ti sei divertito?”, senza focalizzarsi su aspetti più seri. Il calcio è un gioco, e soprattutto all’inizio va interpretato come tale.

Credi che nelle scuole se ne faccia abbastanza?

Si fa, ma in maniera più leggera rispetto a prima. Vengono a mancare alcuni aspetti, primo su tutti l’allenamento su caratteristiche importanti quali la coordinazione o l’equilibrio. Io stesso sono andato in diverse scuole per illustrare l’importanza di fare sport e concentrarsi su questi fattori, ma è cambiato proprio il modo di sviluppare determinate capacità. Molti lo vedono legato solo al Business e non più come uno strumento di socialità e di condivisione.

La colpa è solo dei Social e del Covid?

Vero, ma è uno sport di socialità e condivisione. È un gioco da vivere in compagnia, insieme ad altri, ed è questo soprattutto che bisogna far capire. Il Covid ha sicuramente demoralizzato molti ragazzi, impedendo loro con regole e divieti di vedersi con gli amici al campo e, di fatto, isolandoli nelle loro stanze.

Come è cambiato dopo la pandemia il tuo modo di vivere nella tua quotidianità lo Sport?

Il cambiamento è sicuramente figlio delle tante regole che ci sono state imposte. Prima era tutto più genuino e naturale, c’erano anche molti aspetti umani, penso ad esempio agli abbracci con gli amici di sempre. Speriamo di tornare presto alla normalità e vivere la vita è lo sport a 360 gradi.

Si può praticarlo anche a casa propria o- a tuo avviso- è pericoloso?

Certo, lo sport lo si praticare ovunque, ma è sempre meglio farlo all’aria aperta. È con gli altri che cresciamo mentalmente, condividendo qualcosa di bello e sviluppando relazioni e rapporti umani.

Ora che si sta arrivando alla bella stagione, con la primavera quasi alle porte, quali consigli ti sentiresti di dare a dei genitori che hanno un bimbo che non si mai avvicinato a un’attività sportiva? Come iniziare ad avvicinarlo ad essa, magari all’aria aperta?

Sicuramente il mio consiglio è di fargli vivere l’esperienza del parchetto o del campo con altri bambini della sua età dove ha la possibilità di socializzare e fare nuove amicizie. Credo che i ragazzi debbano essere il più possibile, ovviamente sempre nei limiti, lasciati liberi di giocare e divertirsi.