Musica

Intervista ai Qoelet, la band italiana di musica cristiana

Felice di poter parlare con voi del vostro progetto e della vostra “missione”. Siete una band italiana di musica cristiana, una delle pochissime. Come nascete e perché questo nome?

Grazie a voi! In realtà ci sono molte band che oggi stanno decidendo di muovere il talento verso il Signore come forma di testimonianza. Questo crediamo sia molto bello. Una rivoluzione silenziosa, o meglio passata sotto silenzio dai media e il mondo mainstream. Noi non volevamo e non avremmo mai pensato di fare musica cristiana. Veniamo tutti da percorsi diversi, in generi diversi. La vanità e la delusione di un certo mondo artistico che abbiamo vissuto in prima persona in vari contesti ci ha portato quasi a chiudere con la musica, quando è accaduto che proprio in questo sogno infranto, dentro questa amarezza – da lì il nome Qoelet, personaggio dell’antico testamento dalla feroce fame di verità – ci ha raggiunto l’amore per Cristo. E così l’intuizione e la rinascita: dedicare a Gesù, il vero rivoluzionario ancora oggi, ogni nostro sforzo creativo per dar voce ad una speranza di cui tutti hanno fame.

Quali sono le difficoltà e le soddisfazioni maggiori che riconoscete nel vostro lavoro?

La difficoltà più grande è trovare il tempo: trovare le energie da investire in ciò che piace profondamente è la grande sfida oggi. Siamo tutti giovani padri di famiglia e il tempo tra affetti e impegni, è poco. Diciamocelo: sarebbe impossibile senza di Lui. E questo è anche il cuore della soddisfazione più grande: vedere che nonostante non ci riconosciamo nella musica che passa in radio, non ci riconosciamo nel modello di uomo che il mondo ci propone ovunque, noi ci siamo e Lui è il nostro Motore. La preghiera, la dimensione di umiltà, l’uso di parole controcorrenti e cariche di significato, danno un sapore unico ad ogni attimo speso in studio e in sala prove. In altre parole: non facciamo più le cose per noi stessi, ma per l’amore alla vita e all’uomo. Lui sta rinnovando tutto.

Scrivete i testi e vi esibite in tournée?

La scrittura dei testi nel nostro genere è il cuore centrale e su questo, stiamo cercando di affondare sempre più giù nel mistero della nostra esperienza quotidiana e nell’oceano sconfinato e millenario dell’esperienza di fede. Le parole sono porte, aprono e chiudono mondi interiori quindi la fase di scrittura è uno step direi decisivo. Non vogliamo però trascurare l’aspetto della musica, anzi. Il primo step di scrittura dei brani parte proprio da lì: il sound. Vogliamo che ci emozioni, che sappia di cose fresche e moderne, che racconti il mondo di oggi e di domani, senza perdere in spessore. La sfida è complessa. Ci proviamo. Abbiamo molto lavoro e molta strada, ma la via è chiara. Attualmente stiamo scrivendo il disco di esordio. Abbiamo pubblicato l’EP “Cerco Te” in pieno Covid, non abbiamo ancora iniziato tournée. Abbiamo con la nostra etichetta discografica molti progetti live davanti, ma… una cosa alla volta.

Cosa vi augurate? Il sogno che vi portate dentro?

Bella domanda: ci auguriamo una sola cosa per il futuro: che questa esperienza sia soprattutto un’esperienza di conversione personale e familiare, prima che esteriore. Per cambiare il mondo oggi bisogna cambiare il proprio cuore e riportare al centro il “Re del castello”. Un regno senza governo, non può funzionare. Al primo conflitto si sfalda. Ci auguriamo che cantare e scrivere la nostra personale esperienza di fede cristiana sia una luce autentica per noi e per chi vorrà ascoltare la nostra musica. Il successo non ci interessa, se non in questi termini. Rimanere dentro il gusto e il senso della vita. Siamo coscienti che questo “restare dentro” non viene solo dalla musica, né dalla pura spiritualità. La famiglia, l’essere padri in pienezza, mariti attenti e fedeli, questo ci dà quella “pienezza di vita vera” che tanto abbiamo desiderato e che adesso stiamo assaporando in questa bella amicizia. Ecco il nostro sogno: trasmettere a tutti che Dio ci ama e che dentro questo amore c’è il senso di ogni cosa. Come dice sant’Agostino: “ama, e fa ciò che vuoi”. Nell’Amore, non parlo del puro sentimento, ma dell’origine dell’Amore che noi cristiani chiamiamo Dio, lì c’è uno sguardo buono che illumina e che guarisce ogni ferita. È bello lottare per questo.

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Pubblicato da
Monica Baldini
Argomenti: Interviste

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