Sport

Quando il calcio veniva giocato con un unico meraviglioso obiettivo: la passione sportiva

Intervista-riflessione con Riccardo Corio

Esistono le equazioni belle di per sé, ad esempio la famosa E=mc2, che mette in relazione la massa e l’energia, ed esistono le interviste belle di per sé, soprattutto se mettono in relazione l’essere umano con i valori morali.

Ho ascoltato e riascoltato la voce dell’ex calciatore e allenatore Riccardo Corio, che avevo registrato, perché è la voce di un vero sportivo, una specie in via d’estinzione, purtroppo, in un ambiente che cerca di imporre affannosamente il look, il glamour, tradotto in italiano ‘aspetto, fascino eleganza’, imposti con una superficialità terrificante, per cui diventa quasi vergognoso ‘essere’, obbligatorio ‘apparire’, tutti in una specie di Barbie world, un mondo fatto di bambolotti di plastica, perfetti nel loro modo di porsi determinato, carismatico, al di là del bene e del male.

La bravura, il talento, la costanza e la tenacia nella preparazione contano fino ad un certo punto nello sport attuale, prima di tutto l’immagine e le frasi ad effetto. La caratteristica principale che deve avere lo sportivo oggigiorno: essere un personaggio 24 ore su 24.

Riccardo Corio, per fortuna, esiste come essere umano, non ama apparire in modo vano e non è come tanti ex sportivi in un opprimente “Truman show”, in un reality televisivo che non finisce mai (N.d.r. Invito tutti a vedere questo film molto interessante, che denuncia la smania di visibilità televisiva e la conseguente esistenza finta che ne deriva), alla fine del film c’è un protagonista che se ne va, dicendo:”Buongiorno! … E casomai non vi rivedessi … buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!” … Ma accade forse solo nel film, nella ‘realtà’ tutti ci danno il buongiorno e nessuno ha il coraggio di uscire, augurandoci la ‘buonanotte’.

Come nacque la sua passione per lo Sport?

“Nacque all’Oratorio, allora c’erano ancora i palloni stringati”.

Corio parla con entusiasmo dell’Oratorio e di quei ‘mitici’ sacerdoti che sapevano essere anche dei bravi allenatori all’occorrenza. “Quando giocavo io” prosegue Corio “i presidenti e gli allenatori delle squadre trasmettevano valori sportivi.

Quando ha iniziato a giocare nelle squadre di calcio?

“Iniziai abbastanza presto, nel 1956, ero nella Lega giovanile e giocavo per la società San Martino di Monza. Alla fine del Campionato superai una prova alla quale avevano partecipato quasi 200 aspiranti calciatori. Fui scelto io per giocare con il ‘Monza’ nel Campionato Cadetti. (N.d.r. Il Campionato Cadetti traeva le sue origini dal Campionato Riserve, che la FIGC aveva cominciato a organizzare nel 1912). Allora la società calcistica monzese aveva la presidenza Sada. Fu il dott. Cipolla ad intravedere in me delle potenzialità, venivo considerato una promessa. Il dottor Manlio Cipolla era allenatore e anche medico della squadra. (N.d.r. Manlio Cipolla fu anche un calciatore che giocò con l’Ambrosiana, attuale Inter, in serie A. Laureatosi in medicina, specializzato in Igiene e Microbiologia e Medicina sportiva, per alcuni anni lavorò alla Simmenthal, di proprietà della famiglia Sada, e per un breve periodo fu allenatore del ‘Monza’, poi, per quasi trent’anni, fu medico sportivo dell’Inter. Docente di Scienze della Nutrizione presso l’Università di Pavia, autore di varie pubblicazioni, i suoi studi sull’alimentazione degli sportivi e sul recupero dallo sforzo, anche attualmente vengono tenuti in grande considerazione)”.

Corio parla del dott. Manlio Cipolla e di tutte le persone che lo hanno accompagnato nel percorso calcistico con grande ammirazione. Da come li descrive, si capisce subito che era gente laboriosa, non erano di sicuro dei parolai.

Mi racconti del Campionato Cadetti

“Le partite venivano disputate il mercoledì, si giocava anche con squadre di serie A, che con i Cadetti testavano la loro preparazione. Nei dieci anni in cui ho giocato, ho incontrato sui campi di calcio quasi tutti i grandi calciatori dell’epoca. Quand’ero giovanissimo i miei modelli erano Lorenzi e lo svedese Skoglund, in seguito Suarez divenne per me un importante esempio e ho sempre ammirato tantissimo il bel gioco di Pelè. Ho disputato i Campionati 1962/63 e 1963/64 in comproprietà con il ‘Borgomanero’. Dal 1964 al 1967 ho giocato con il ‘Sondrio'”.

Dobbiamo evidenziare che Riccardo Corio si allenava, giocava e lavorava. Il lavoro, il lavoro vero, grande ancora di salvezza sportiva! Un’ancora che i calciatori attuali non hanno più, viziati fin da giovanissimi dagli sponsor e da eventi, che offrono loro esaltazioni continue, non riescono poi a vivere senza stare alla ribalta e quindi non maturano, si trascinano da un salotto televisivo all’altro e per molti questo diventa un ‘lavoro’ (abbiamo parlato in precedenza del “Truman show”).

Cos’è il calcio attuale, secondo Lei?

“É un business con troppe partite, è visibilità, è soprattutto un ambiente affollato da troppi personaggi ambigui e sono tali personaggi che hanno portato il ‘Monza’ al fallimento in questi ultimi anni. Ora si cerca di ricostruire la squadra, che durante questa stagione, 2016/2017 gioca nel girone B della serie D. Il presidente, Nicola Colombo, è molto motivato, suo padre, Felice Colombo, fu presidente del Milan dal 1977 al 1980, scelse Nils Liedholm come allenatore e alla fine della stagione 1978/79 il Milan vinse il suo decimo scudetto. Altrettanto motivato è l’allenatore Marco Zaffaroni. A Roberto Mazzo è stato affidato tutto il settore giovanile. (N.d.r. Buon sangue non mente, si suole dire, il padre di Roberto, Pietro Mazzo, fondò il Festival dello Sport, avvenimento altamente spettacolare, che si svolge ogni anno presso l’Autodromo di Monza e Riccardo Corio è un valido collaboratore di Pietro Mazzo; per importanza ed interesse del pubblico, il Festival dello Sport si colloca al secondo posto nel calendario degli eventi più prestigiosi dell’Autodromo, dopo il ben noto Gran Premio di F1)”.

Come mai il ‘Monza’, pur avendo avuto giocatori e allenatori con grandi potenzialità e talento, non è mai stato una squadra di serie A?

“Una serie A solo sfiorata con l’allenatore Annibale Frossi nel 1953 e poi altre volte vicina alla serie A: nel 1958, nel 1978, nel 1979. Un po’ dipende dalla vicinanza di una grande città come Milano, che da sempre ha avuto squadre importantissime, un po’ dipende dal carattere dei Monzesi, che sostengono il calcio in modo discontinuo”.

Come mai ha smesso di giocare a calcio a 25 anni?

“Mi avevano fatto molte proposte interessanti, ma io dovevo sposarmi”.

Questa è una risposta che bisognerebbe far leggere a molti ‘sportivi’ attuali. Lo Sport, senza virgolette e con la “S” maiuscola, aiutava a maturare, aiutava a capire che la famiglia ha un grandissimo valore, è la cellula di questa nostra società. Riccardo Corio, calciatore-lavoratore, dopo aver giocato per dieci anni, desiderò costruire una famiglia e la sua è una famiglia solida tuttora, ho avuto modo di conoscere la moglie, è davvero una bella coppia, che ha tanto da insegnare alle coppie del giorno d’oggi. Nel calcio attuale prima di tutto viene la carriera e poi c’è il matrimonio, … ma deve essere un matrimonio mediatico, assolutamente proibito sposare una donna che lavori normalmente, la moglie di un calciatore deve essere televisivamente visibile … (N.d.r. Ricordiamo ancora il film “The Truman show”, Truman, in onda senza saperlo …, non può innamorarsi della ‘comparsa’ Lauren, perché il regista- burattinaio ha deciso che deve sposare un’attrice adatta al ruolo da svolgere …).

Riccardo Corio comunque è sempre rimasto nel mondo dello sport, in qualità di allenatore di squadre giovanili, trasmettendo i sani principi che lui ha sempre sostenuto, e occupandosi in seguito di un altro sport, il minigolf, che gli diede e gli sta dando tante soddisfazioni.

Il minigolf nacque negli Stati Uniti agli inizi del XX secolo. Negli anni Venti cominciò a essere praticato anche in Europa, soprattutto nei Paesi del Nord come la Gran Bretagna, la Germania, la Svezia. Negli anni Cinquanta anche in Italia furono costruiti i primi campi per questo sport, secondo il progetto dell’architetto Bongni. Nel 1978, per unire le varie società, che erano state create in Italia, sorse la F.I.G.S.P. (Federazione Italiana Golf su Pista). Verrà eletto presidente di questa nuova Federazione Riccardo Corio, che aveva fondato a Monza un club nel 1969.

Quindi per Lei c’è stata un’altra grande passione: il minigolf, e ha ottenuto anche dei buoni risultati come giocatore.

“Sono stato presidente della Federazione dal 1978 al 1985, nel 1981 ho vinto un titolo di vicecampione italiano”.

Attualmente, come abbiamo già ricordato, Riccardo Corio contribuisce ad organizzare il Festival dello Sport a Monza, uno degli appuntamenti più importanti dopo il Gran Premio di F1 e si occupa sempre del minigolf.

Tante persone, tante situazioni interessanti e avvenimenti eccezionali ricorda Corio, potrebbe scrivere un appassionante libro di memorie sportive. Assieme ricordiamo la sportivissima famiglia monzese Giussani, che due campionesse ha dato alla scherma: Roberta ed Elena. Corio mi parla della sua amicizia con il ciclista Fiorenzo Magni, monzese d’adozione, al quale aveva prestato una sella per una corsa a Copenhagen. E tra i ricordi della sua Monza, che tanti campioni ha dato allo sport, c’è l’indimenticabile alpinista ed esploratore Walter Bonatti e anche una magnifica serata, organizzata nel parco di Villa Bellani, tra le magnolie si esibirono i campioni di scherma dell’epoca: I fratelli Mangiarotti e la triestina Irene Camber.

“Fu una serata davvero spettacolare” afferma Corio.

Al sentirlo parlare con tanto trasporto di attività sportive autentiche, mi viene in mente di chiedergli:” Una volta, nel calcio, c’erano agenti, procuratori, addetti alle pubbliche relazioni?”

“Assolutamente no”.

Secondo Lei, una squadra di calcio società per azioni non è forse un controsenso …? Uno sport … società per azioni … .

“Annuisce Corio”.

Ogni tanto si tenta di fare qualcosa per rendere il calcio più sportivo e meno manageriale, anche a livello governativo ci sono delle idee, ma, giunti a questo punto credo che sia difficile realizzare qualsiasi iniziativa. Non ci resta che sperare in un Sessantotto calcistico.

Concludiamo questa intervista-riflessione parlando dei recenti Campionati europei di calcio.

Io non ho visto azioni particolarmente interessanti ai recenti Campionati europei di calcio e Lei?

“Neppure io le ho viste”.

Forse il calcio attuale, che vive in un’altra ‘dimensione spazio-temporale’ rispetto alla nostra, non potrà più proporci calciatori fantasiosi e talentuosi come Pelè, che Lei ha sempre tanto apprezzato.

“Penso proprio di no, non li potrà più proporre, io ho apprezzato e ammirato moltissimo Pelé, riconosco che Maradona era capace di azioni geniali in campo, ma il gioco di Pelé era e rimane unico. Pur apprezzando Pelè, io ho sempre ammirato davvero tanto il gioco di Maradona, nella famosa partita del 1986 contro l’Inghilterra, una partita che non potrò mai dimenticare, Maradona ricevette la palla da Hector Enrique e iniziò la sua corsa di 60 metri verso la porta avversaria, percorse quei 60 metri in 10 secondi, ben cinque giocatori inglesi non riuscirono a fermarlo e il portiere Shilton fu del tutto impotente. Quel goal è il più bello e forse anche il più significativo di tutta la storia del calcio, secondo me”.

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Pubblicato da
Daniela Asaro Romanoff

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