Noi dell’Opinionista abbiamo avuto l’occasione di intervistare lo scrittore Sebastian Ruggiero, nel tentativo di approfondire il suo rapporto con la scrittura e di presentare al pubblico i retroscena del suo esordio.
“Intrigo sull’Olimpo”, Giovane Holden Edizioni, un romanzo di quasi trecento pagine che racconta di un mito antico e leggendario, quello della fanciulla Persefone rapita dal dio degli Inferi, Ade. All’origine di tutto non è altro che il tentativo di spiegare metaforicamente l’alternanza delle stagioni nell’arco di un anno solare, ma a ben studiarlo, il mito nasconde messaggi e tematiche molto attuali. Vuole raccontarci perché ha deciso di raccontare proprio questo mito e che cosa spera possa insegnare ai lettori di questi tempi?
Il mito del rapimento di Persefone è da considerarsi uno dei racconti mitici più noti al pubblico. In linea generale, il mito è un racconto fantastico che tende a fornire delle risposte ai grandi interrogativi dell’uomo. Il mito di Persefone cerca di rispondere al tema della rinascita, la rinascita della natura col suo ciclo dell’alternarsi delle stagioni, ma anche una rinascita in senso più ampio, come resurrezione, dalla vita alla morte e nuovamente la vita, ad una trasformazione.
Di certo, però, ascoltando oggi il mito di Persefone restiamo colpiti dalla violenza del rapimento di Ade, dalla sua idea di possesso che sovrasta la debole ragazza che è vittima di questa scelta unilaterale del dio dell’Averno. È una Persefone arrendevole, non libera nelle sue scelte, ostaggio da una parte della possessività dell’uomo che l’ha rapita, dall’altra dell’iperprotezione di una madre che non accetta l’idea che la figlia stia lontana da lei.
Nella mia trasposizione Persefone non è vittima, fa le sue scelte in modo consapevole e autonomo, trasformandosi da giovanissima ostaggio delle scelte altrui a padrona del proprio destino. Il mito di Persefone in questo testo è però solo il pretesto per avvicinarci anche ad altre storie tramandateci dalla classicità.
Lei appartiene a una generazione abbastanza distante da quella degli adolescenti di oggi, nonostante ciò il Suo romanzo si presta a esser letto da adulti ma anche da giovani ragazzi. La stessa protagonista, Persefone, è una giovane adolescente che vive le pulsioni e le paure della sua età. In quale modo e secondo quale entità, se secondo lei sussiste, il personaggio principale del suo racconto potrebbe incontrare le affinità delle lettrici e dei lettori più giovani? Che cos’ha in comune Persefone con i giovani di oggi?
Io mi auguro che i giovani di oggi possano somigliare alla mia Persefone nella maturazione del personaggio, che da giovanissima adolescente indecisa diventa consapevole delle proprie azioni e libera nell’agire e nel pensare.
Come anticipavo poco fa, i temi del Suo romanzo sono molteplici. Ma tra quelli fondanti non si può che evidenziare una forte attenzione al movimento femminista: le protagoniste del Suo esordio, infatti, sono perlopiù donne: forti, coraggiose, che si servono degli uomini al solo scopo di diventare più forti, di poterli manovrare a loro piacimento. Il riferimento spontaneo a ciò che accade nel presente è voluto oppure è una naturale conseguenza del mito che ha deciso di ri-scrivere?
Nel mio testo, in effetti, le figure femminili dominano rispetto a quelle maschili. Sono donne forti, energiche, non sottomesse e libere. In realtà sono specchio della società moderna, dove l’uomo è spesso più fragile e in taluni casi si sente frustrato nella sua nuova condizione. In realtà ho tratteggiato delle figure femminili così come le vedo e ho conosciuto, avendo avuto la fortuna di crescere in un mondo di donne forti, acute, e mai sottomesse.
Il linguaggio utilizzato per narrare “Intrigo sull’Olimpo” colpisce subito per la capacità di raccontare una storia così antica con uno stile asciutto, scevro di ghirigori e fronzoli letterari, che possa quindi arrivare a tutti i lettori che si cimentano nella lettura. Crede che la letteratura debba essere di facile fruizione? Qual è per Lei il suo insito scopo?
Attraverso le parabole Gesù Cristo educava la sua platea a conoscere concetti complessi servendosi di similitudini semplici. Con questo voglio dire che è possibile avvicinarci a chiunque, trattando anche argomenti di difficile comprensione utilizzando un linguaggio non necessariamente aulico. Credo che lo scopo della Letteratura sia quello di rinforzare le coscienze. La letteratura deve essere un’esperienza, ossia deve essere un corpo vivo che sappia sprigionare emozioni che lascino traccia nella propria esistenza. La letteratura porta conoscenza, che è arricchimento e che è l’opposto di ignoranza, che è mancanza. Con la conoscenza si è liberi.
Prima di riconquistare la propria libertà, Persefone dovrà passare per l’Aldilà infernale, come è accaduto anche a molti altri protagonisti letterari. In qualche modo, dietro questa evoluzione, è possibile identificare un certo significato simbolico che potremmo sintetizzare così: è necessario attraversare il male, ciò che percepiamo come negativo, per avere prova del bene, per farne esperienza, come se il male e il bene non fossero altro che due facce della stessa medaglia. Qual è la sua posizione a riguardo?
È una domanda che mi tocca nel profondo. Le confesso che nel mio vissuto ci sono state tantissime tappe complesse, delle difficili prove che ho dovuto attraversare fin da giovanissimo. Ritengo, tuttavia, che quelle esperienze dolorose siano state molto formative e senza di esse non sarei la persona che sono diventato. Spero di aver risposto alla sua domanda.
È proverbiale che ogni autore, prima ancora di vedere il proprio libro pubblicato, si immagini che possa diventare un film, uno spettacolo teatrale, un’opera differente da quella di partenza. È capitato anche a lei? Se potesse immaginare un film per il suo “Intrigo sull’Olimpo” chi interpreterebbe Persefone e chi, invece, l’altra donna protagonista, Hera, moglie di Zeus?
È capitato, e continua a capitarmi e spero che prima o poi possa accadere. Ma piuttosto che un film con attori in carne e ossa io me lo immagino come una graphic novel o come un film in cartoni animati. Probabilmente in questo sogno si nasconde ancora quell’anima infantile che mi nutre di ispirazione.
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