Intesa USA – Cina, Confagricoltura “maggiore competizione sui mercati”

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Frutta agroalimentareROMA – “L’intesa tra Stati Uniti e Cina può avere un rilevante impatto sul commercio di prodotti agroalimentari a livello mondiale”. É il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sulla firma della ‘fase uno’ dell’accordo sottoscritto oggi alla Casa Bianca.

Le autorità di Pechino hanno assunto l’impegno ad aumentare in due anni le importazioni dagli Usa fino a 40 miliardi di dollari. Nel 2017, prima dell’inizio del contenzioso commerciale – segnala Confagricoltura – le esportazioni statunitensi sul mercato cinese ammontarono a circa 24 miliardi di dollari.

“In pratica, è da mettere in preventivo un aumento dell’export Usa sul mercato cinese nell’ordine di 16 miliardi di dollari – ha evidenziato Giansanti -. Alla luce di queste cifre, i prodotti in arrivo dagli Stati Uniti arriveranno ad incidere per oltre il 30% sul totale delle importazioni annuali di prodotti agroalimentari da parte della Cina”.

“L’aumento delle esportazioni statunitensi – ha proseguito il presidente di Confagricoltura determinerà la perdita di posizioni di altri fornitori del mercato cinese, tra cui l’Unione europea. É, dunque, destinata a crescere la competizione sui mercati a livello globale”.

Sulla base dei dati della Commissione Ue, la Cina è il secondo mercato di sbocco per i prodotti agroalimentari in partenza dagli Stati membri. Nel periodo che va da novembre 2018 a ottobre dello scorso anno, l’export complessivo ha superato i 13 miliardi di euro.

Secondo la Confagricoltura sarà soprattutto la soia prodotta negli Usa a beneficiare del nuovo accordo tra Stati Uniti e Cina. Aumenteranno anche le esportazioni di carni suine, pollame, prodotti ortofrutticoli, mais, sorgo ed etanolo.

Per effetto del crollo delle esportazioni di soia verso la Cina, gli Stati Uniti sono diventati dalla seconda metà del 2018 il primo fornitore del mercato europeo.

“Alla luce dell’intesa tra Usa e Cina – ha concluso Giansanti – dovremo rivolgerci maggiormente ad altri fornitori, per coprire il fabbisogno di proteine vegetali dell’Unione europea”.