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Ioannis Kaiserlis, l’estetica della forma astratta per svelare il mondo emozionale

Nel corso della storia dell’arte del secolo scorso si è creato uno spartiacque tra approccio formale ed estetico e un altro invece più legato alle sensazioni e all’esprimere le profondità del sentire senza curarsi di come quella manifestazione fosse rappresentata; il legame con il bello era dunque apparentemente rotto dall’impellenza del far fuoriuscire, a volte in maniera impetuosa le emozioni. L’artista di cui vi racconterò oggi si propone di fondere il concetto estetico con quello emozionale per dare vita alle sue opere di forte impatto.

Quando si verificò quella profonda spaccatura tra canoni estetici ed esecutivi classici, guidati dalle rigide regole accademiche, e l’esigenza più moderna di trasformare l’arte in un universo più profondo, più incline a trasportare l’osservatore all’interno di un’interiorità troppo a lungo trascurata e lasciata in secondo piano, sembrò necessario distaccarsi completamente dai concetti appartenenti a tutti gli stili antecedenti, troppo legati alla realtà osservata, troppo impersonali e orientati solo a far emergere la bellezza attraverso la perfezione esecutiva. Con l’avvento della fotografia e il perfezionamento dell’intuizione cinematografica dei fratelli Lumière la rappresentazione pittorica e scultorea non erano più l’unico mezzo per descrivere personaggi, paesaggi, momenti della vita comune e dunque emerse la necessità di staccarsi da un tipo di linguaggio troppo figurativo e ormai facilmente riproducibile per affermare la supremazia dell’atto creativo che doveva diventare l’unico modo per creare arte, intesa come qualcosa di unico, qualcosa che l’occhio non poteva cogliere dal conosciuto. Quello fu il momento in cui un nutrito gruppo di artisti scelse di astrarsi dalla realtà, dando così vita all’Astrattismo, e allontanarsi da ogni riferimento, da ogni legame con quella familiarità che doveva essere lasciata indietro rispetto alla superiorità del gesto plastico, di un mondo che poteva essere raccontato e rappresentato solo in virtù del genio artistico. Tanto fu netta la posizione dei primi teorici di questo nuovo stile pittorico, come Vassily Kandinsky e Kazimir Malevic, quanto distaccate e prive di emotività apparirono le loro tele che, di fatto, divennero comprensibili solo a un ristretto gruppo di intellettuali o di personaggi di un alto spessore culturale, allontanando così l’arte dal pubblico che non riusciva a comprendere il messaggio contenuto all’interno delle loro tele. Fu solo più tardi, intorno agli anni Cinquanta del Novecento, che nacque negli Stati Uniti un movimento artistico che volle coniugare la non forma, con tutta la sua immediatezza e spontaneità, all’impeto espressivo, all’intento comunicativo che non aveva bisogno di passare attraverso l’immagine per giungere all’osservatore in maniera diretta, immediata, intensa. L’Espressionismo Astratto, inizialmente osteggiato dagli ambienti artistici dell’epoca, divenne presto popolare e si affermò come un inedito modo di fare arte, parlando un linguaggio semplice che poteva giungere a far vibrare le corde interiori. L’artista greco Ioannis Kaiserlis, con alle spalle una lunga esperienza nel mondo delle costruzioni edili e dell’arredamento di interni, si lascia affascinare proprio dall’immediatezza del linguaggio espressionista astratto, anche evidenziando quanto la non forma sia armonica nell’ambito di un ambiente intimo come quello di un appartamento, di una casa, proprio per la sua versatilità espressiva e grafica.

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Nell’ambito dell’Espressionismo Astratto si muove all’interno delle varie tecniche pittoriche, dal Dripping al Color Field, dal Grattage al Materico, in base all’emozione o alla sensazione che desidera imprimere sulla tela; a volte decisamente più indefinito, altre invece lasciando intravedere una forma che si avvicina a ciò che lo sguardo conosce, Ioannis Kaiserlis racconta di momenti, di intensità a cui spesso non riesce a dare una definizione, e di conseguenza neanche un titolo, così come di frammenti di memoria o di sensazioni più legate all’approccio estetico, plastico, che è in lui tanto forte quanto quello emozionale.

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3 Asymmetric Symmetry

Nell’opera Untitled 1 è evidente la tendenza al monocromo seppur attenuata da un’immagine sottostante, da sfumature soffuse che contribuiscono a infondere nell’osservatore un senso di mistero, a indurlo a cercare il significato di quella finestra sul mondo, di quell’apertura che sembra condurre lo sguardo oltre l’oggettività circostante; la scala di grigi manifesta il legame di Kaiserlis con il mondo interiore, quella terra di mezzo tra razionalità e inconsapevolezza, ma anche a un equilibrio estetico, a uno sguardo misurato e riflessivo sulla realtà che lo circonda. Il medesimo concetto di bilanciamento, di contrapposizione armonica, emerge da Asymmetric symmetry in cui lo sfondo diviene la base sulla quale costruire le linee, metafore dei percorsi, degli intrecci e delle circostanze che si susseguono nella vita e che spesso sembrano essere contrarie tra loro ma da cui è impossibile prescindere perché è proprio da esse che si generano la consapevolezza e l’evoluzione. Sul colore del fondo l’artista agisce con il Grattage per modificare la superficie e anche la distinzione cromatica che in tal modo appare cangiante e frammentata come tutti gli eventi che sembrano perdere nitidezza e intensità grazie al passare del tempo.

4 Divorce

Nella tela Divorce Ioannis Kaiserlis recupera l’immagine conosciuta, pur lasciandola accennata e indefinita, per raccontare un frangente spiacevole dell’esistenza, quel dover accettare la fine di un sentimento che era stato protagonista ma che poi si è logorato, è sfiorito fino a chiedere la conclusione del percorso compiuto fino a quel momento; l’uomo e la donna sono uno di fronte all’altro, quasi come antagonisti anziché amanti, e sembrano sfidarsi, persino quell’ultima volta, lasciando trapelare che neanche nel momento del distacco sia possibile abbassare le difese e mettere a tacere l’orgoglio di chi, forse, si è ferito troppo a lungo. Lo sfondo rosso rappresenta tutte le tensioni accumulate, il nero intorno ai volti racconta degli scontri, delle differenze di punti di vista e di approccio alle circostanze che continua ad aleggiare, indelebile, impedendo così ai due protagonisti di accomiatarsi in maniera dolce, serena.

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E ancora, in Untitled 4 l’artista passa all’Informale Materico per rappresentare il senso di dubbio, di disorientamento e di impotenza dell’uomo davanti al verificarsi degli accadimenti, di quella catena di azioni e reazioni che spesso prendono il sopravvento rispetto alla volontà del singolo; le linee sono spezzate, cambiano la loro direzione proprio per sottolineare quanto tutto ciò che accade tenda a generare epiloghi diversi da quelli previsti in un primo momento, e non necessariamente peggiori bensì semplicemente inaspettati.

6 Tree of life

Così come in Tree of life, opera realizzata con la tecnica del Dripping tanto cara a Jackson Pollock, Ioannis Kaiserlis sottolinea l’importanza di una base solida da cui partire per aprirsi poi a tutte le occasioni, alle opportunità che in quel bizzarro percorso che è la vita, si presentano e si verificano per indurre l’individuo a crescere, a scegliere, ad ampliare la propria conoscenza. È a quel solido tronco, raccontato attraverso l’ombra incisiva del nero, che si può attingere nei momenti di dubbio, di disorientamento, di perplessità, perché i valori e le radici facenti parte dell’interiorità dell’individuo restano indelebili malgrado i venti e le tempeste che nell’esistenza si è costretti ad affrontare.

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Eclettico e instancabile artista Ioannis Kaiserlis ha deciso da qualche anno di uscire dai confini della sua amata Grecia per far conoscere il suo talento espressivo anche all’estero, partecipando a mostre collettive in Austria, in Portogallo e in Qatar, riscuotendo l’apprezzamento di pubblico e critica; il suo profilo artistico è stato selezionato per l’edizione 2021 dell’Atlante dell’Arte De Agostini.

IOANNIS KAISERLIS-CONTATTI
Email: ioanniskaiserlis@gmail.com
Sito web: www.kaizerart.com
Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=100013878070886
Instagram: https://www.instagram.com/kaizer_ioannis_kaiserlis/

Ioannis Kaiserlis, the aesthetics of abstract form to reveal the emotional world

In the course of the history of art in the last century, a divide was created between a formal and aesthetic approach and another more closely linked to sensations and the expression of the depths of feeling, regardless of how that feeling was represented; the link with beauty was thus apparently broken by the urge to let emotions flow out, sometimes impetuously. The artist I am going to tell you about today aims to fuse the aesthetic concept with the emotional one to give life to his artworks of great impact.

When there was a profound split between classical aesthetic and executive canons, guided by rigid academic rules, and the more modern need to transform art into a deeper universe, more inclined to transport the observer into an interiority that had been neglected for too long and left in the background, it seemed necessary to completely detach oneself from the concepts belonging to all the previous styles, which were too tied to the observed reality, too impersonal and oriented only towards bringing out beauty through executive perfection. With the advent of photography and the perfection of the cinematographic intuition of the Lumière brothers, pictorial and sculptural representation were no longer the only means of describing characters, landscapes and moments of common life, and so emergede the need to break away from a type of language that was too figurative and by now easily reproducible in order to affirm the supremacy of the creative act, which had to become the only way to create art, understood as something unique, something that the eye could not grasp from the known.

That was the moment when a large group of artists chose to abstain from reality, thus giving birth to Abstractionism, and to distance themselves from every reference, from every link with that familiarity that had to be left behind compared to the superiority of the plastic gesture, of a world that could only be told and represented by virtue of artistic genius. The position of the first theorists of this new style of painting, such as Vassily Kandinsky and Kazimir Malevic, was as clear-cut as their canvases appeared detached and unemotional, and in fact became comprehensible only to a small group of intellectuals or people of high cultural standing, thus distancing art from the public who could not understand the message contained within their canvases. It was only later, around the 1950s, that was born in the United States an artistic movement that wanted to combine non-form, with all its immediacy and spontaneity, with expressive impetus, with a communicative intent that did not need to pass through the image to reach the observer in a direct, immediate and intense manner. Abstract Expressionism, which was initially opposed by the artistic circles of the time, soon became popular and established itself as a new way of making art, speaking a simple language that could reach the inner chords.

The Greek artist Ioannis Kaiserlis, who had a long experience in the world of building construction and interior design, was fascinated by the immediacy of the abstract expressionist language, also highlighting how non-form is harmonious in an intimate environment such as a flat or a house, precisely because of its expressive and graphic versatility. Within the sphere of Abstract Expressionism, he moves within the various painting techniques, from Dripping to Color Field, from Grattage to Materico, depending on the emotion or sensation he wishes to imprint on the canvas; at times decidedly more indefinite, at others allowing a glimpse of a form that comes close to what the eye knows, Ioannis Kaiserlis tells of moments, of intensities to which he often cannot give a definition, and consequently not even a title, as well as fragments of memory or sensations more linked to the aesthetic, plastic approach, which is as strong in him as the emotional one. In Untitled 1, the tendency towards monochrome is evident, even if it is softened by an underlying image, by suffused hues that help to instil a sense of mystery in the observer, to lead him to seek the meaning of that window on the world, of that opening that seems to lead the gaze beyond the surrounding objectivity; the grey scale manifests Kaiserlis’s link with the inner world, that middle ground between rationality and unconsciousness, but also to an aesthetic balance, to a measured and reflective look at the reality that surrounds him.

The same concept of balance, of harmonic contrast, emerges from Asymmetric symmetry, in which the background becomes the basis on which to construct the lines, metaphors for the paths, interweavings and circumstances that follow one another in life and which often seem to be contrary to one another but from which it is impossible to disregard because it is precisely from them that awareness and evolution are generated. The artist uses grattage on the background colour to modify the surface and also the chromatic distinction, which thus appears iridescent and fragmented, like all the events that seem to lose sharpness and intensity with the passage of time. In the painting Divorce Ioannis Kaiserlis recovers the known image, though leaving it hinted at and undefined, to narrate an unpleasant juncture of existence, that of having to accept the end of a feeling that had been the protagonist but then wore out, faded to the point of demanding the conclusion of the path taken up to that moment; man and woman are facing each other, almost like antagonists rather than lovers, and seem to challenge each other, even that last time, suggesting that not even at the moment of separation is it possible to lower one’s defences and silence, the pride of someone who has perhaps been wounded for too long. The red background represents all the accumulated tensions, the black around the heads tells of the clashes, the differences in point of view and approach to circumstances that continue to hover, indelibly, preventing the two protagonists from saying goodbye in a sweet, serene way.

And again, in Untitled 4 the artist moves on to Material Informalism to represent man’s sense of doubt, disorientation and impotence before the occurrence of events, of that chain of actions and reactions that often take over from the will of the individual; the lines are broken, changing their direction precisely to underline how everything that happens tends to generate endings that are different from those foreseen at the outset, and not necessarily worse but simply unexpected. Just as in Tree of life, an artwork created using the Dripping technique so dear to Jackson Pollock, Ioannis Kaiserlis emphasises the importance of a solid base from which to start in order to open up to all the occasions and opportunities that arise and occur in that bizarre journey that is life, leading the individual to grow, to choose, to expand his knowledge. It is from that solid trunk, told through the incisive shadow of black, that one can draw in moments of doubt, disorientation and perplexity, because the values and roots that are part of the interiority of the individual remain indelible despite the winds and storms that one is forced to face in existence. Eclectic and indefatigable artist, Ioannis Kaiserlis decided some years ago to leave the confines of his beloved Greece to make his expressive talent be known abroad, taking part in group exhibitions in Austria, Portugal and Qatar, to the appreciation of the public and critics alike; his artistic profile has been selected for the 2021 edition of the Atlante dell’Arte De Agostini.

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Pubblicato da
Marta Lock

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