La riproduzione fedele della realtà osservata è una modalità espressiva che ha sempre affascinato gli artisti di ogni tempo, ed è grazie a loro che il mondo può avere memoria di abiti, di ambienti, di approcci alla vita che appartenevano a epoche passate, costituendo una forma di riproduzione precedente alla fotografia; nel momento attuale molti creativi si avvicinano a questo tipo di cifra stilistica attualizzandone e perfezionandone non solo la tecnica bensì anche il tipo di sguardo che necessita andare oltre il visibile approfondendo ciò che diversamente resterebbe inascoltato. La protagonista di oggi mostra esattamente questa tendenza empatica, ma anche profonda, che le permette di porsi in posizione di attento ascolto di uno sguardo, di un dettaglio, che poi interpreta e amplia nelle sue opere.
Le evoluzioni e gli stravolgimenti che ha subìto il panorama artistico internazionale a partire dalla fine dell’Ottocento e nella prima metà del Novecento, non hanno solo generato un distacco dalla perfezione estetica dell’immagine osservata bensì anche un inedito modo di dialogare con la tela, una tendenza nuova in cui l’attinenza alle immagini che quotidianamente comparivano davanti allo sguardo potevano essere distorte o adattate alle pulsioni della mente e dell’emozione. La realtà parallela del Surrealismo di Salvador Dalì ha mostrato quanto la perfezione del tratto pittorico potesse dare spazio alle inquietudini psicologiche e accordarsi con quegli incubi, con quelle deviazioni che venivano messe in luce proprio per osservare quanto ciascun dettaglio potesse modificare la sua essenza se filtrato dalla soggettività e non più dall’oggettività; parimenti nella Metafisica di Giorgio De Chirico, pur non mostrando l’artista l’esigenza di stravolgere la forma attraverso un’interpretazione psicologica, la decontestualizzazione degli oggetti e il senso di vuoto degli ambienti raffigurati induceva l’osservatore a perdersi all’interno di quegli scenari improbabili eppure incredibilmente simili alla realtà, e a cercarne il significato più profondo. Con il proseguire dei decenni quelle tecniche pittoriche furono ulteriormente perfezionate e si orientarono verso uno studio quasi scientifico dei dettagli osservati dall’occhio, dando vita, inizialmente negli Stati Uniti, alla corrente del Fotorealismo in cui l’emozione era tralasciata per dare priorità alla perfezione riproduttiva, riprendendo così le linee guida del Realismo del Novecento; Richard Estes, Ralph Goings e Chuck Close, considerati i fondatori del movimento, presentano tuttavia caratteristiche individuali che mostrano il differente approccio e le sfumature che hanno costituito la base per ulteriori ricerche artistiche. Laddove Chuck Close si era specializzato nei ritratti rendendo le sue opere talmente affini alle immagini fotografiche da non riuscire a distinguerle da esse, pur spostandosi poi in una seconda fase in una frammentazione in pixel pittorici in cui la perfezione del ritratto veniva scomposta come in un nuovo puntinismo al contrario, Ralph Goings dedicò tutta la sua produzione alle nature morte moderne in cui immortalava i simboli delle abitudini consumistiche dell’America degli anni Sessanta e Settanta, immettendo così, probabilmente in modo inconsapevole, un’emozione Metafisica che giunge all’osservatore. E infine Richard Estes, il più fotografico ma anche il più orientato a riprodurre ambienti metropolitani, le città, le cabine telefoniche, gli scorci urbani in cui l’essere umano è sempre presente, distratto, affrettato, solo pur nella moltitudine, tema in qualche modo ripreso e ispirato dalle tele del Realismo Americano di Edward Hopper. L’artista ligure Elda Gavelli approccia l’Iperrealismo con un tocco personale indispensabile per esprimere la sua profonda sensibilità, quella che le consente di andare oltre il visto dallo sguardo e di mettere in evidenza tutto ciò che altrimenti resterebbe inascoltato, in silenzio, invisibile ai più.
Il suo straordinario tocco figurativo ha bisogno di utilizzare molteplici tecniche, passa dall’olio su tela alla penna pilot su carta e carta da pacchi, dalla tecnica mista su carta alla stampa su plexiglas con retroilluminazione, dal pastello su pastelmat al carboncino, perché il suo impulso espressivo non può attenersi a regole e modalità sempre uguali; tanto sperimentatrice nei materiali quanto nella cifra pittorica perché il suo non è semplice Iperrealismo, ossia non lo è sempre, a volte sconfina nella Metafisica, in quella tendenza a dare un significato più intenso, più interiore alle immagini osservate. Ciò che è all’interno dei volti ritratti, le sensazioni, le emozioni, i ricordi e, soprattutto la personalità, emerge chiaramente dalle opere di Elda Gavelli, in virtù della sua capacità di amplificare un piccolo, apparentemente insignificante dettaglio rendendolo indicativo dell’approccio all’esistenza dei suoi personaggi oppure di un particolare frangente della loro vita, di una circostanza che li induce a lasciar trapelare l’interiorità prevalentemente nascosta.
Nell’opera Dalla fuga la rinascita la Gavelli posa lo sguardo su un bambino costretto a fuggire dal suo paese a causa della guerra, che entra in parallelismo con la celeberrima Fuga dall’Egitto di Giotto nella trasparenza sottostante l’immagine del bimbo, soffermandosi sugli occhi malinconici, pieni di ricordi di tutto ciò che sta per lasciare, ma anche sulla consapevolezza rassegnata che non ci sia altra via; l’emozione interiore dell’artista indugia e riflette su quanto determinati eventi inducano gli individui, e in particolar modo i bambini, a maturare molto più in fretta rispetto alla loro età, a prendere atto dell’impossibilità di fare ciò che si vorrebbe e concentrarsi su ciò che è necessario per avere un futuro, anche se lontano dal posto in cui è cresciuto e dagli affetti che lo hanno accompagnato nei primi anni. La sua attenzione a chi si trova ai margini della società si concretizza con una serie di opere dedicate ai senzatetto, quelle persone che spesso non vengono neanche guardate dalla maggior parte delle persone che deve correre verso qualcosa da fare al punto di dimenticarsi di essere, di prestare attenzione a chi può trovarsi in difficoltà; eppure gli uomini immortalati dalla Gavelli mostrano un orgoglio e una dignità che sembra essere in contrasto con la loro condizione sociale, quasi come se in fondo la loro sia stata una scelta, quella di essere completamente liberi, di non conformarsi alle regole di un mondo che va verso la disumanizzazione.
L’opera Samuel… e come soffitto il cielo racconta di un senzatetto consapevole, quasi orgoglioso di aver deciso di sottrarsi alle gabbie di un tipo di vita che, osservata da lontano e dal suo punto di vista, in fondo rende schiavi del guadagno, della corsa all’accumulo; la compostezza che emerge dallo sguardo dell’uomo induce l’osservatore a riflettere su quanto sia necessario di tutto ciò che sembra essere irrinunciabile nella vita contemporanea, e su quanto quegli invisibili siano invece persone con uno spessore emotivo ben diverso dalla superficialità esistenziale che accompagna gli uomini e le donne conformi alla società attuale.
Anche quando l’attenzione di Elda Gavelli si sposta sul mondo femminile, quell’universo fatto di emotività nascosta per non sentirsi scoperte nei punti più fragili, ciò su cui viene posto l’accento è il significato oltre l’immagine, quel senso metafisico che fuoriesce da alcuni dettagli, come in A la recherche de moi-meme in cui le farfalle rappresentano il desiderio inconfessato di liberare un’interiorità troppo spesso messa a tacere a causa dell’indifferenza di interlocutori precedenti o di proprie insicurezze che hanno indotto la protagonista a preferire nasconderla, o come in Ci rincontreremo dove il profilo della donna, rappresentata in bianco e nero, è arricchito di immagini in trasparenza delicatamente colorati che narrano di ricordi e memorie dell’anima che permangono malgrado l’evidente necessità di allontanamento dall’altro, sia essa permanente o momentanea, decisa o subita, in ogni caso inevitabile e al contempo indimenticabile.
Elda Gavelli ha seguito moltissimi corsi di perfezionamento del suo stile, sperimentando continuamente tecniche innovative che spaziano dal disegno alla pittura, e ha all’attivo la partecipazione a innumerevoli mostre collettive su tutto il territorio nazionale, oltre che due mostre personali; le sue opere sono inserite in molteplici cataloghi e premiate ben cinque volte tra cui anche alla Biennale di Genova.
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The faithful reproduction of the observed reality is a mode of expression that has always fascinated artists of all times, and it is thanks to them that the world can have memories of clothes, environments, approaches to life that belonged to past eras, constituting a form of reproduction prior to photography; nowadays many creatives are approaching this type of stylistic statement, updating and perfecting not only the technique but also the type of gaze that needs to go beyond the visible by deepening what otherwise would remain unheard. Today’s protagonist shows exactly this empathic but also profound tendency, which allows her to place herself in a position of attentive listening to a glance, a detail, which she then interprets and expands in her artworks.
The evolutions and upheavals that the international art scene has undergone since the end of the 19th century and in the first half of the 20th century have generated not only a detachment from the aesthetic perfection of the observed image but also a new way of dialoguing with the canvas, a new trend in which the images that daily appeared before the eye could be distorted or adapted to the impulses of the mind and emotion. The parallel reality of Salvador Dali’s Surrealism showed how the perfection of the pictorial line could give space to psychological anxieties and accord with those nightmares, those deviations that were brought to light precisely to observe how each detail could modify its essence if filtered through subjectivity and no longer through objectivity; similarly, in Giorgio De Chirico’s Metaphysical Art, although the artist did not show the need to distort form through a psychological interpretation, the decontextualisation of the objects and the sense of emptiness of the environments depicted induced the observer to lose himself within those improbable yet incredibly similar scenarios to reality, and to search for their deeper meaning. As the decades went by, these painting techniques were further perfected and turned towards an almost scientific study of the details observed by the eye, giving rise, initially in the United States, to the current of Photorealism in which emotion was left out to give priority to reproductive perfection, thus taking up the guidelines of 20th century Realism.
Richard Estes, Ralph Goings and Chuck Close, considered to be the founders of the movement, nevertheless have individual characteristics that show the different approach and nuances that formed the basis for further artistic research. Whereas Chuck Close specialised in portraits, making his artwork so close to photographic images that it was impossible to distinguish it from them, even if he then moved in a second phase to a fragmentation into pictorial pixels in which the perfection of the portrait was broken down as in a new reverse pointillism, Ralph Goings devoted his entire production to modern still lifes in which he immortalised the symbols of the consumerist habits of America in the 1960s and 1970s, thus introducing, probably unconsciously, a Metaphysical emotion that reaches the observer. And finally Richard Estes, the most photographic but also the most oriented to reproduce metropolitan environments, cities, telephone booths, urban glimpses in which the human being is always present, distracted, hurried, alone in the multitude, a theme somehow taken up and inspired by the American Realism paintings of Edward Hopper. The Ligurian artist Elda Gavelli approaches Hyperrealism with a personal touch that is indispensable for expressing her profound sensitivity, which allows her to go beyond what is seen by the eye and to highlight everything that would otherwise remain unheard, silent, invisible to most. Her extraordinary figurative touch needs to use a variety of techniques, she goes from oil on canvas to pilot pen on paper and wrapping paper, from mixed media on paper to printing on Plexiglas with backlighting, from pastel on pastelmat to charcoal, because her expressive impulse cannot abide by rules and methods that are always the same; she is as much an experimenter in materials as she is in her pictorial style, because hers is not simply Hyperrealism, or rather it is not always so, at times it borders on Metaphysics, on that tendency to give a more intense, more interior meaning to the images observed.
What is inside the faces portrayed, the sensations, the emotions, the memories and, above all, the personality, clearly emerge from Elda Gavelli’s artworks, by virtue of her ability to amplify a small, apparently insignificant detail, making it indicative of her characters’ approach to existence or of a particular juncture in their lives, of a circumstance that leads them to reveal their predominantly hidden interiority. In Dalla fuga la rinascita (From flight to rebirth), Gavelli focuses on a child forced to flee his country because of the war, paralleling Giotto’s famous Fuga dall’Egitto (Flight from Egypt) in the transparency beneath the child’s image, dwelling on his melancholy eyes, full of memories of all that he is about to leave behind, but also on his resigned awareness that there is no other way; the artist’s inner emotion lingers and reflects on the extent to which certain events induce individuals, particularly children, to mature much faster than their age, to realise that it is impossible to do what one would like to do and to concentrate on what is necessary to have a future, even if far from the place where he grew up and from the affections that accompanied him in his early years.
Her attention to those who find themselves on the margins of society takes concrete form in a series of artworks dedicated to the homeless, those people who are often not even looked at by most people who have to run towards something to do to the point of forgetting to be, to pay attention to those who may be in difficulty; and yet the men immortalised by Gavelli show a pride and dignity that seems to be in contrast with their social condition, almost as if theirs was a choice, that of being completely free, of not conforming to the rules of a world that is moving towards dehumanisation. Samuel, come soffitto il cielo (Samuel, like a ceiling in the sky) tells the story of a homeless man who is aware of, and almost proud of, his decision to escape from the cages of a type of life that, observed from a distance and from his point of view, basically enslaves people to profit and the race to accumulate; the composure that emerges from the man’s gaze induces the observer to reflect on how much is needed of everything that seems to be indispensable in contemporary life, and on how those invisibles are instead people with an emotional depth very different from the existential superficiality that accompanies the men and women who conform to today’s society. Even when Elda Gavelli’s attention shifts to the world of women, that universe made up of hidden emotions so as not to feel exposed at their most fragile points, the emphasis is on the meaning beyond the image, that metaphysical sense that emerges from certain details, as in A la recherche de moi-meme (Looking for myself) in which the butterflies represent the unconfessed desire to free an interiority too often silenced because of the indifference of previous interlocutors or her own insecurities which have led her to prefer to hide it, or as in Ci rincontreremo (We will meet again) where the profile of the woman, represented in black and white, is enriched with delicately coloured transparency images that narrate recollections and memories of the soul that persist despite the evident need to distance from the other, whether permanent or momentary, decided or suffered, in any case inevitable and at the same time unforgettable. Elda Gavelli has followed many courses to perfect her style, continually experimenting with innovative techniques ranging from drawing to painting, and has participated in numerous group exhibitions throughout Italy, as well as in two personal exhibitions; her artworks have been included in numerous catalogues and have won awards five times, including at the Genoa Biennale.
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