L’anima femminile ha una natura selvatica. E proprio la selva è un habitat dove scegliere sé stesse, senza condizionamenti, dove poter essere semplicemente chi si è. Ecco il senso profondo di “Selva” il nuovo singolo di IRuna, dall’8 ottobre in digitale e in rotazione radiofonica.
Il marmo delle madonne delle chiese italiane, le spiagge assolate dove mostrare il proprio corpo e sorriso, il rifiuto di una femminilità spigolosa fatta di contrasti, luci e ombre sono solo alcune delle immagini dell’archetipo femminile che la cantautrice romano-costaricouruguaiana evoca nel suo nuovo singolo. Un archetipo che è un invito ad abbracciare il proprio modo intrinseco di essere donna: primigenio e autentico. Il tutto servito su un piatto sonoro alt-pop dalle influenze sudamericane.
IRuna ci ha gentilmente concesso un’intervista.
È uscito il video di “Selva”, come si caratterizza?
Il video di “Selva” è stato girato per metà in Costa Rica, mia terra di origine e per metà qui in Italia. È stato girato da José Pablo Garcia Montero, regista di San Josè interessato alle arti performative e in particolare alla danza. È un videoclip incentrato sul corpo e sulla natura, specialmente sul concetto di “umano”, di riscoperta l’uno dell’altro, dove il maschile e il femminile, qui rappresentati dalla coppia di ballerini e performer Melania Fernandez e Marko Fonseca, cercano di esplorarsi fuggendo ai preconcetti.
Cosa vuoi trasmettere con il brano?
Selva è una canzone manifesto nella quale mi ritrovo molto. Vuole scardinare molte delle stereotipizzazioni femminili che ho subito nel corso degli anni e rappresentare un modo più libero di essere donna, che comprenda oscurità, umori, posizioni scomode, opinioni forti. In realtà è un brano complesso, la funzione di “ritornello” e di apertura viene affidata alla parte finale della canzone che autorizza chi l’ascola ad essere “scur* come la Selva”. Il richiamo alla selva, alla foresta pluviale, mi è venuto naturale perché sono i luoghi nei quali, fin dall’infanzia mi sono sentita sempre più libera nel mio essere, ingiudicabile, proprio perché molto piccola rispetto alla grandezza e al mistero della natura.
Com’è stato accolto fino a questo momento?
Il brano è stato accolto molto positivamente da chi mi segue. C’è chi ci vede l’aspetto più femminile, chi è catturato dalle melodie e dalla ritmica, chi invece dalla sensazione di umidità e di natura. Ha un testo molto forte e pieno di analogie e metafore, quindi è stata una sorpresa, oltre che una sfida.
Come nasce il tuo progetto musicale?
Il progetto IRUNA nasce dalla necessità di esprimermi in maniera molto onesta. Ho sempre cantato e studiato musica, ma ho iniziato a scrivere cose mie nel 2016, e a fine del 2017 ho pubblicato “Bacche di Goji”, il mio primo EP. Da lì, vedendo che avevo riscontro e supporto, l’ho preso più seriamente. È stato un viaggio molto interessante che ha affrontato molti passaggi di crescita artistica e personale. Non è facile dar voce ai propri pensieri, specialmente se legati a vissuti particolarmente intensi. Ora non vedo l’ora che esca l’album entro l’autunno e di poter portare la mia voce e le mie canzoni in giro, sperando la gente si possa sentire rappresentata dalle mie canzoni e vi possa trovare conforto.
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