Musica

“Itaca”, il nuovo disco “contenitore culturale” di Sasha Torrisi

Il cantante è tornato sul mercato con un EP anticipato dal singolo “La mia prigione”

Sasha Torrisi sa sempre come sorprendere il suo pubblico e anche in questa occasione non si smentisce pubblicando un EP dal titolo omerico, “Itaca”, comprendente cinque canzoni. Non stiamo parlando di un disco in sé per sé, ma di un vero e proprio “contenitore culturale”, come lo stesso Sasha ama definire questo progetto ambizioso che racchiude dunque non solo musica, ma l’arte in ogni sua forma, dalla musica appunto, fino alla pittura, la fotografia e la poesia. Questo lavoro esce ad undici anni di distanza dal precedente “Un Nuovo Me”.

Nei brani si passa in assoluta scioltezza dal rock degli esordi di Sasha Torrisi, quelli dei suoi trascorsi nei Timoria, al Britpop, ma anche al Grunge, al cantautorato fino a sconfinare anche nel prog. È un lavoro decisamente interessante che riflette lo spirito artistico di un artista non abituato a intendere la musica solo come tale, ma che la vede come un incontro di varie arti.

Anche in questo capitolo della sua carriera infatti ha voluto pensare ad un progetto a trecentosessanta gradi: si è dunque avvalso della videoarte di Gianluca Bonomo per il videoclip de “La mia prigione”, primo singolo estratto, della fotografia di Diego Feltrin, della poesia di Costantino Kavafis, fino alla pittura di Alessandra Carloni, la grafica di Martina Salvador, in arte SalMa senza dimenticare l’apporto importantissimo di Elisabetta Bacchin come Art Curator che ha seguito anche la realizzazione del video de “La mia prigione”.

E le canzoni? Riflettono in pieno il “Mondo Sasha” portando l’ascoltatore nel bel mezzo di un viaggio camaleontico: si va dal rock de “Le mie prigioni” e “Senza rimpianto”, alle meravigliose atmosfere di “Nonostante tutto” e “Non ti accontenti mai” arrivando così alla conclusiva “Itaca” che chiude un disco decisamente riuscito che avrà un seguito nei prossimi mesi con la pubblicazione di un altro EP di cinque canzoni che ne sarà l’ideale prosecuzione.

Abbiamo intervistato Sasha Torrisi che ci ha illustrato “Itaca” in tutti i suoi aspetti.

“Itaca” è un titolo epico: richiama l’isola omerica, fa pensare al viaggio. Come lo hai scelto?

“Il titolo al disco è stato dato a fine lavoro perché questa è un’operazione che comprenderà due EP che usciranno a qualche mese di distanza l’uno dall’altro per dare più respiro alle canzoni. Abbiamo voluto infatti andare sul mercato con dei brevi cd piuttosto che farne uscire uno intero, cosa che avrebbe forse portato a far considerare dai media solo uno o due singoli. In questo modo vogliamo far risaltare l’intero lavoro. È un viaggio omerico con protagonista un Ulisse trasposto ai giorni nostri con tutte le problematiche e avventure che lui può affrontare. Epico vuol dir quasi sovrannaturale o anche eccezionale: nella sua semplicità la vita di ognuno di noi diventa epica, nelle azioni quotidiane facciamo degli enormi sforzi per portare avanti i nostri sogni e alla fine, guardandoci indietro, è come leggere un poema perché ci si rende conto che tutti abbiamo fatto dei sacrifici per raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Le mie canzoni sono autobiografiche, ma chiunque si può rivedere come vuole in esse. Questi cinque brani sono profondi: quando riusciamo a trovare l’equilibrio con noi stessi abbiamo trovato la nostra Itaca, cioè casa”.

L’EP si apre con il singolo, “La mia prigione”, pezzo rock che ti riporta alle tue origini musicali ed anche al vissuto nei Timoria. Perché hai puntato proprio su questo brano per fare da apripista all’intero lavoro?

“L’ho scelto come singolo perché, viste le sue sonorità, dal punto di vista commerciale e mediatico era il più adatto. Ha una matrice che mi riporta alle mie origini, quelle con i Timoria. La canzone fa dunque da testimone fra il Sasha del passato e quello di oggi e rappresenta un po’ la mia storia artistica”.

Ci parli del video de “La mia prigione”?

“È stato realizzato da Gianluca Bonomo che non voglio definire regista, ma un artista che fa medioarte. Il disco è infatti un “contenitore culturale”. Con Elisabetta Bacchini che è una curatrice artistica di mostre con cui collaboro, abbiamo deciso di dare questo taglio all’intero progetto. Abbiamo individuato in Gianluca Bonomo colui che poteva trasmettere il messaggio che io volevo dare con il brano: non si doveva semplicemente raccontare il testo, ma dare qualcosa in più dal punto di vista di citazioni culturali. Il video è diviso in due parti come del resto tutta la canzone. Nella prima il protagonista si piange addosso, è vittima di se stesso e degli eventi, non ha la forza di reagire al momento negativo e affoga piano tra la polvere del treno lo sta trasportando in viaggio. Nella seconda invece dà il colpo di coda alla sua vita e ne riprende in mano dando ad essa un senso senza piangersi addosso e reagendo”.

“Senza rimpianto” riprende il filone rock del singolo …

“Ha la matrice rock, ma rispetto a “La mia prigione” ci siamo immersi di più nell’elettronica. Nonostante sia un pezzo relativamente semplice da suonare ed ascoltare, ho fatto un lavoro di preproduzione, incisione e postproduzione molto minuzioso. Ne gireremo il video e sarà il secondo singolo”.

“Nonostante te” ha atmosfere più intime. Molto bello il testo che ad un certo punto dice “… Avrei voluto essere migliore di cosa e di chi …”. Cosa volevi esprimere con questa frase in particolare e con la canzone?

“Tutte le canzoni, essendo un viaggio, sono tappe della vita e legate al filo sottile appunto del viaggio e la ricerca di una casa che è all’interno di noi stessi. La canzone descrive questo ed è la più vecchia dei cinque brani: l’ho scritta sette anni fa quando lasciai Parma, mia città d’origine, per trasferirmi in Veneto (ora abito in provincia di Venezia). Questo distacco fu molto profondo perché cercavo qualcosa in più da dare a me stesso e fu una cosa sofferta. Mi lasciavo infatti alle spalle la mia città. La canzone, nonostante possa sembrare che parli di una donna, in realtà si riferisce proprio ad una città che si lascia nella notte in silenzio e senza far rumore andando altrove. C’è un altro verso che dice “… dormi serena, non ti accorgerai e stai sicura non mi avrai …” e anche qui l’atmosfera è sognante: “… non mi avrai” nel senso che non riuscirai a mettere le catene ad un aquilone come me”.

In “Non ti accontenti mai”, almeno nella parte iniziale, c’è qualcosa di Battistiano: è così?

“Se tu hai sentito questo, non è sicuramente una cosa fatta volutamente. Io adoro Lucio Battisti come penso chiunque. Credo che lui nel 2020 sia un artista ancora troppo sottovalutato perché tutti ne conoscono le canzoni magari più commerciali, ma lui ha prodotto una tale sfaccettatura di brani, generi e argomentazioni a dimostrazione del fatto che lui non è solo quello che in tantissimi conoscono. È stato un grandissimo sperimentatore ed innovatore: pensare a quelle canzoni scritte in un periodo in cui lui era molto all’avanguardia deve essere motivo per portargli il massimo rispetto. So per certo che molti miei colleghi attingono dalla scrittura di Battisti e se ne fanno influenzare, soprattutto dal periodo “Battisti-Mogol”. Lui poi collaborò anche con Pasquale Panella e anche in quel periodo manifestò tutta la sua genialità nel voler sperimentare: i suoni dei dischi pubblicati in quegli anni sono ancora avanti oggi”.

L’EP si chiude con il brano omonimo “Itaca” che ne rappresenta l’ideale conclusione: dà il senso finale al viaggio che è iniziato con “La mia prigione” e finisce appunto con “Itaca” ….

“Il viaggio inizia con “La mia prigione”, come cioè sentirsi in una gabbia arrugginita dalla quale si vuole evadere e, attraverso le tappe della vita, il viaggio stesso ti riporta a casa. “Itaca” rispetta proprio questo: ti riporta a casa perché il protagonista ritrova un equilibrio con se stesso. Alla fine del brano c’è un assolo epico che ha delle sonorità quasi prog che richiama gli Anni’70 soprattutto italiani (Area, Orme, PFM e Banco del Mutuo Soccorso): quando l’assolo si conclude io canto in sospensione e il tutto va poi sfumando e dico “sento le sirene della notte”. La canzone parla infatti di una città nella notte: le sirene durante la notte sono sempre più evidenti sia come suoni che come luci essendoci silenzio. In questo caso specifico le sirene sono sia quelle della polizia e delle ambulanze, ma anche sono viste nella veste omerica, quelle cioè che nella nostra società ti fanno perdere di vista l’obiettivo della tua vita: a distrarti possono essere la televisione, ma anche la società stessa che ti impone degli stereotipi che distolgono dall’essenza del tuo viaggio. Il disco dunque si conclude con una frase che dice “… Come luccica la notte … sento le sirene …” perché le sirene sono sempre dietro l’angolo pronte ad ammaliarti”.

“Itaca” è un progetto discografico, ma soprattutto artistico a trecentosessanta gradi, quasi un “contenitore culturale” ….

“Lo voglio definire proprio “contenitore culturale” perché il progetto è stato abbracciato da vari artisti ed è trasversale: volevo dare il messaggio del viaggio, trovando se stessi, ma attraverso i vari aspetti dell’arte, dalla videoarte di Gianluca Bonomo per il videoclip, alla fotografia di Diego Feltrin bravissimo ad immortalarmi in un viaggio lungo un fiume (il fiume dà l’idea di un qualcosa che scorre come la vita), fino alla poesia di Costantino Kavafis che ha dato la sua interpretazione ad “Itaca”e ancora le immagini di copertina e all’interno del booklet che sono di Alessandra Carloni, una bravissima pittrice che si sta facendo valere sia in Italia che in tutta Europa ed è fra le prime cinque donne per i murales in Italia. Lei ha realizzato appositamente delle opere in olio su tela che raccontano ogni canzone dal suo punto di vista: ad ogni testo sono state allegate queste sue opere”.

Questo “contenitore culturale” riflette Sasha?

“Sì. Io dipingo e faccio mostre. La strada più semplice infatti sarebbe stata che io creassi delle opere a corredo dei testi, ma poi ho pensato ad un altro tipo di progettualità, cioè ad un “contenitore culturale”, ma non solo per me stesso: è bello interfacciarsi con altri artisti che interpretano la mia poesia ed il mio modo di vedere Itaca ed il viaggio”.

Ad “Itaca” seguirà un altro EP nei prossimi mesi, come ci hai anticipato in precedenza …

“Periodo permettendo, uscirà un secondo album che è l’ideale seguito di questo viaggio iniziato con “Itaca”. Sarà pubblicato in cd, ma poi verrà rilasciato anche un vinile, formato tornato prepotentemente in auge, che sarà a tiratura limitata e numerata che comprenderà entrambi gli EP”.

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Pubblicato da
Piero Vittoria

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