Tutto il mondo è paese, dicono ad ogni latitudine, ma in ogni paese c’è un piccolo mondo e mille realtà confinanti e spesso coincidenti. E’ un presente che non è mai stato cosi passato, come se le lancette della storia fossero tornate indietro di 700 anni, come se tutto si fosse incastonato in un limbo di panico e isteria collettiva. E’ racchiuso tutto nel raggio di uno spazio catartico in cui decisioni, regole e dibattiti possono essere sovvertiti, ingigantiti e magari distorti trasformando la realtà nella bugia più spaventosa. E’ la conclamata presenza di un virus che non sta cambiando la realtà ma sta, inevitabilmente, mutando la visione di ogni singolo individuo su di essa, sovvertendo le dinamiche più semplici rendendo eroica e folle anche una singola spesa mattutina. Sta venendo fuori l’Italia peggiore, o meglio, stanno uscendo gli italiani peggiori, ancora una volta: prigionieri di una condizione evitabile, costantemente ingabbiati da quel cerchio di fuoco dominato da stupidità, ignoranza e cattiveria pronte a farla nuovamente da padrone. E’ un loop infinito, una sorta di sogno strano in cui la maggior parte della popolazione nostrana si ritrova quasi volutamente.
Soddisfatti da effimere e sprezzanti notizie false, da titoli bugiardi e catastrofici creati volutamente dai portatori di informazione. Noi giornalisti, il cui mestiere non è mai stato così delicato ed importante come in questa occasione. Oltre il like, oltre il click, oltre la gloria personale di un titolo strappa applausi. No, c’è ben altro: c’è una parte di popolazione assetata di informazioni veritiere, una popolazione che ha bisogno di equilibrio e parole decise senza trascendere nella più becera Apocalisse. Viviamo per questo, per arrivare al cuore e al cervello della popolazione pensante, una bassa percentuale rispetto al vasto ecosistema che sta distruggendo supermercati, che sta aggredendo verbalmente (e non) persone di nazionalità diversa mettendo in luce ed in risalto la follia che fa paura. A quale scopo? Perché tutto ciò?
Perché l’ignoranza si espande molto più rapidamente dell’ennesimo virus. Perché, anche se non è invitata, la politica entra senza bussare attraverso fantocci pronti ad azionare la loro sete speculativa. Perché è questo che accade ogni volta, virus o terremoto che sia. Impazzano gli slogan finti, le parole e le bugie pronte ad offuscare la mente di ogni individuo limitato ad una singola visione del contesto che lo circonda. Le parole sono pericolose, rapide come affluenti di un fiume torbido e maleodorante. Il fiume dell’odio che qualcuno sta cavalcando da troppo tempo dispensando cattiveria come se questa fosse cibo per avvoltoi solitari.
La situazione che sta attraversando il nostro Paese è seria ma risolvibile, una situazione in cui tutte le forze in campo stanno dando il massimo evitando che questa condizione possa espandersi paralizzando il nostro Paese dal punto di vista economico e sanitario. Conoscere evitando di sottovalutare, conoscere evitando di ammalarsi di terrore attraverso pandemie ingiustificate. Occorre collaborare, informarsi ed evitare di cercare il panico per indossarlo come se fosse la maschera di un carnevale triste. Un carnevale dalla letalità vicina al 2% e aggressivo contro persone che presentano patologie pregresse, lo stanno ripetendo ogni 10 minuti ma a nessuno sembra importare. Un carnevale da cui si può guarire e i larghi numeri lo confermano, numeri reali e non da Bar dello Sport, anzi, della Medicina.
E’ racchiuso tutto nella nostra psiche, nella capacità di saper distinguere la realtà dalla menzogna. E’ racchiuso nella capacità di non laurearsi in epidemiologia, su internet, nel giro di poche ore ma di essere informati attraverso le parole degli esperti in materia, non per sentito dire. E’ racchiuso nella ciclicità della storia, perché tutto inevitabilmente torna al punto di partenza. E’ il momento in cui “VIETATO L’INGRESSO AGLI ITALIANI” apparirà in maniera sempre più frequente come slogan sinistro di una pubblicità estera e credule. E’ il momento in cui ognuno di noi verrà guardato con occhi diversi, occhi di paura. Essere Italiani non è una malattia, come non lo è mai stata essere Umani: è il caso che qualcuno lo venga a sapere. E’ il momento che qualcuno inizi a capire la veridicità e il valore di un “No, tu qui non puoi entrare”. Il momento arriverà, anzi, è già arrivato ma i prosciutti sono troppo grandi per impedire a molti di aprire gli occhi verso la giusta direzione.
Pagare dazio entrando in una situazione che da anni sta attanagliando paesi interi, persone bistrattate e cacciate solo per il fatto di essere tali, essere se stesse e nulla più. Fermate al posto di blocco e al confine della paura finta. Nel dilagante odio insensato, nelle folli corse ai supermercati, nelle inutili mascherine e nelle tonnellate di Amuchina c’è l’irrazionalità e la sconfitta di una grossa parte di questo Paese. E’ la vittoria dell’italiano medio, la vittoria di chi si indigna per il rinvio di una partita ma che osserva a bocca aperta ed estasiato i proclami populisti, la chiamata alle armi e l’invito all’odio. Questa è la verità nuda e cruda, quella che colpisce più di un virus.
Mai come ora il giornalismo dove farsi carico di una responsabilità enorme accantonando titoli apocalittici e notizie false. Mai come ora il giornalismo dovrà essere la colonna portante e quella spalla su cui ogni lettore, alla ricerca della verità, possa appoggiarsi. Mai come ora il giornalismo dovrà cancellare le speculazioni politiche lasciando spazio alla verità.
Perché il vaccino per questo virus verrà creato ma all’ignoranza non c’è vaccino che regga.
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