Molto spesso l’arte è un mezzo per esprimere un pensiero, un punto di vista nei confronti della contemporaneità, filtrato attraverso l’individualità e la sensibilità dell’autore di un’opera; in altri casi invece si trasforma in percorso terapeutico naturale per superare blocchi e ferite emotive che solo attraverso un’esteriorizzazione possono trovare la chiave per essere superate e divenire parte di un cammino verso una consapevolezza maggiore. L’artista di cui vi parlerò oggi traccia una linea dalla quale appare evidente una profonda ricerca della via per rinascere.
Alla fine del Diciannovesimo secolo si diffuse in tutta Europa un movimento artistico che intendeva superare l’oggettività e l’attenzione estetica che aveva contraddistinto l’Impressionismo, per recuperare invece tutti gli elementi di soggettività, intuizione, emozione essenziali per trasformare l’opera in un racconto personale dell’artista, di un approccio più sensibile alla tela da parte del fruitore e anche per rivelare idee e concetti trasformandoli in forme riconoscibili. Questo importante movimento prese il nome di Simbolismo e fu pioniere di tutto il successivo orientamento pittorico volto a dare la priorità al sentire dell’esecutore della tela che divenne base ed essenza di molti movimenti del Ventesimo secolo. Il recupero della spiritualità che normalmente si perde nella realtà, contenuti ermetici celati dentro la rappresentazione della natura, trasfigurazione del visibile per assecondarlo alla individuale sensazione che era stata suscitata nell’artista nel momento dell’osservazione di un paesaggio o di un soggetto, sono state le linee guida di una corrente artistica che metteva la soggettività al centro della sostanza dell’opera d’arte; analogo percorso di ricerca interiore fu seguito dal movimento dell’Espressionismo, dove addirittura persino il colore doveva diventare funzionale all’emozione pura dell’autore a costo di renderlo irreale, poco affine alla realtà a cui attingeva. La declinazione che alcuni artisti scelsero di dare all’Espressionismo fu un avvicinamento all’Onirico, al sogno inteso come fiaba, come rifugio verso un mondo più puro, migliore di quello effettivo, che caratterizzò l’opera e rese grande Marc Chagall. Le sue atmosfere sognanti ed evanescenti, le sue tonalità forti eppure legate a un’emotività lieve, delicata, senza eccessi bensì sorridente, rappresentano tutto ciò che, nonostante l’intensità, può essere affrontato in maniera positiva, può essere espresso sottovoce e non gridato, pur non perdendo la sua efficacia nei confronti di chi si pone all’ascolto.
Iva Tufo, in arte Kamala, coniuga entrambe le caratteristiche dei due movimenti, Simbolismo ed Espressionismo Onirico, per descrivere un percorso interiore fatto di lotte e di sofferenza ma anche di voglia di trovare il modo per rialzarsi, per rinascere e volgere lo sguardo verso un domani migliore.
Ama descrivere un mondo fantastico la Tufo, una dimensione che diviene quasi un rifugio interiore all’interno del quale poter compiere una profonda analisi, un cammino introspettivo che deve necessariamente sentirsi protetto; ecco perché usa la natura come luogo ideale che sembra abbracciare le figure protagoniste, donne prevalentemente, che sentono l’esigenza di superare ciò che è accaduto, analizzare quanto è intorno a loro e trovare la propria via d’uscita.
L’opera La chiave è emblematica di questo concetto, proprio perché descrive una figura femminile a terra, seduta ma forse sarebbe meglio dire trattenuta dalle radici e da tutto ciò che la lega, la intrappola, impedendole di alzarsi in piedi e guadare quel fiume che sembra negarle la possibilità di andare oltre; e dunque la chiave arriva dall’alto, da quell’arcobaleno oltre il quale può nascondersi un mondo diverso che può essere raggiunto solo spezzando le catene, trovando la forza di allungare la mano e tenderla verso la nuova opportunità.
E ancora nella tela Il dono, in cui le mani sono protagoniste assolute, Iva Tufo racconta di quanto sia importante accogliere ciò che ci viene dato e offerto spesso senza chiederci nulla in cambio, per non rischiare che, per distrazione o per superficialità, ci venga tolto o soffiato via lasciandoci lì a rimpiangerlo e a domandarci perché non abbiamo compreso la sua importanza nel momento giusto; descrive il dono attraverso delicati petali l’artista, per sottolinearne la bellezza e l’armonia ma anche la leggerezza che può farli volare lontani in un solo attimo se non se ne prende la dovuta cura.
Ne La stanza rossa il mondo animale, un cavallo fiabesco, sembra voler spingere la protagonista a oltrepassare la zona sicura del conosciuto, la realtà in cui ha vissuto fino a poco prima, per spingersi verso l’ignoto che però simboleggia le possibilità, il futuro che si può scrivere nel momento in cui si rifiuta di accettare ciò che sembra già tracciato, proprio in virtù di quelle certezze che da un lato rassicurano ma dall’altro paralizzano l’individuo impedendogli di seguire un impulso di apertura seguendo il quale si troverà a dirigersi verso una maggiore conoscenza di se stesso e del mondo esterno. È solo aprendo una porta che si può generare quel concatenamento di causa ed effetto che ne apre altre elevando l’interiorità verso un’autocoscienza superiore.
La donna è sempre protagonista perché Iva Tufo Kamala desidera raccontare, attraverso le sue opere, la strada difficile che ha affrontato ma che deve ancora affrontare per evidenziare se stessa in un mondo ancora troppo declinato al maschile, vuole sottolinearne la sensibilità d’animo che la conduce spesso a sentirsi ferita e tenersi dentro, nel silenzio, cicatrici che nessuno deve e può intravedere, perché l’anima è un universo complesso e fragile che deve essere protetto e tutelato.
Nella tela Omaggio alle donne è evidente tutta l’ammirazione, la solidarietà e l’empatia che Iva Tufo prova nei confronti dell’universo femminile, complicato, lieve, dolce eppure forte come il tronco dell’albero al centro della scena e capace di rigenerarsi e reinventarsi ogni volta, dopo qualsiasi caduta, a seguito delle avversità che spesso deve affrontare. Approccia alla pittura recentemente Iva Tufo Kamala, ma l’impatto emotivo delle sue tele l’ha portata a essere notata dagli addetti ai lavori.
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