Ballate folk e spirito popolare, diritti civili e condanna per ogni forma di discriminazione: in più di mezzo secolo di musica e militanza la Baez, tra i fondatori della sezione americana di Amnesty International, ha cantato tutto questo, divenendo non solo la voce femminile più celebre e impegnata degli anni ’60, ma anche il simbolo di un momento storico.
La prima a registrare canzoni di Bob Dylan, che aveva preso sotto la sua protezione e con cui aveva avuto una tormentata relazione sentimentale, Joan ha prestato la voce a brani iconici che hanno accompagnato le proteste contro il razzismo e la guerra del Vietnam. Più di recente ha sostenuto le proteste contro l’invasione dell’Iraq, è salita sul palco con Nelson Mandela all’Hyde Park di Londra mentre il mondo ne festeggiava il 90/o compleanno.
Due anni fa l’annuncio dell’addio alla vita “on the road” con un ultimo album, “Whistle Down the Wind”, e una tournée internazionale intitolata “Fare thee Well”. L’ultimo tour “formale”, con una tappa a Roma nell’agosto 2018, aveva lasciato aperta la possibilità di apparizioni occasionali e infatti, in piena pandemia, Joan aveva dedicato all’Italia la sua versione di “Un Mondo d’Amore” di Gianni Morandi, individuando nel Paese investito dalla furia del Covid “una fonte di ispirazione per tutto il mondo”.
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