“Kashmir-Kashmir”, il nuovo singolo di Cremonini fa da apripista ai live negli stadi

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Cesare CremoniniBOLOGNA – Cesare Cremonini è attualmente on air con il nuovo singolo “Kashmir-Kashmir”, a pochi giorni dall’inizio del suo primo tour negli stadi.

“Cremonini Stadi 2018” pone infatti la sua data zero il 15 giugno a Lignano Sabbiadoro allo Stadio Teghil, prosegue il 20 giugno allo Stadio San Siro di Milano, il 23 si sposterà all’Olimpico di Roma e a Bologna il 26 giugno presso lo Stadio Dall’Ara concluderà tornando a casa.

Una nuova esperienza già sold out per il cantautore bolognese, che con il suo ultimo cd “Possibili scenari” raggiunge a 38 anni il sesto lavoro di inediti in studio da solista, vantando una carriera senza freni dal suo esordio ancora diciottenne. “Kashmir – Kashmir” è il terzo estratto dall’album e sarà possibile ascoltarlo live per la prima volta proprio in “Cremonini Stadi 2018”.

“Racconta la storia di un ragazzo “dagli occhi curiosi e dalle gambe veloci” che ha una grande passione per la danza. I suoi mocassini, consumati dai passi di danza e dai chilometri percorsi nel lungo viaggio che lo ha portato in Europa in fuga dal Kashmir, uno dei territori più fragili e contesi del Pianeta dal punto di vista politico, sono il vero motore dei suoi desideri: ballare è la sua unica religione. Il pregiudizio e la paura di un’Europa diffidente e vulnerabile rappresentano l’ostacolo da superare ogni giorno”.

Così afferma Cremonini nel comunicato stampa di presentazione del singolo, alludendo a come la vita di un giovane ragazzo possa essere ostacolata non tanto per sue intenzioni, quanto per la sua nazionalità.

“Figlio di un mujaheddin / Nato sotto il cielo del Kashmir” in apertura del testo si trasforma poi in evoluzione della canzone in “Non sono un mujaheddin / Ma nel cuore porto il fuoco del Kashmir / La luce della fede mi ha portato fin qui”.

“Take me to the party / Voglio girare il mondo, non andarci contro / as-salamu alaykum / Voglio trovare il centro, camminarci dentro”.

Ciò che desidera è solo ballare, partecipare al party, vivere in pace (as-salamu –alaykum) e dare beneficio al mondo senza sbatterci contro né infiammarlo. Eppure anche se “Vi giuro che ho studiato nelle scuole migliori, / La gente si spaventa quando è in metro con te e tutte le ragazze qui, ti vedono così”.

Triste epilogo se pur cantato in ritmo veloce e disco, facilmente orecchiabile che trascina in un ballo cui resistere è quasi impossibile. Sembra una canzone da ballare, eppure nasconde altro. Tanto altro.

La fede che si riveste di un modo di vivere stupendo e a volte intransigente e discriminatorio, la capacità di superare i pregiudizi e accogliere nel mondo civilizzato occidentale anche figli di estremisti islamici ripuliti e scevri di ogni impatto teologico con la Jihad, guardare oltre i costumi e l’apparenza, rispondere ad una preghiera che unisce e non divide in accompagno di un uomo che si pone nella posizione di volere appurare se ciò che ha dinanzi sia bene o male, la scelta libera personale di rispondere della capacità critica di valutazione.

“Hai perso il paradiso ma l’Europa è così: cerca il diavolo negli occhi degli altri…”, conclude Cremonini. L’Europa cerca il male fuori di sé come se non avesse nulla in sé che non vada, si erge a modello ma poi non permette a chi si vuole distinguere in positivo di non venir additato come nefasto.

Forse nella melodia di una canzone estiva e frizzante si cela un profetico messaggio sociologico che mira ad evidenziare una scarsa comprensione umanitaria e di fratellanza sia pur in menti emancipate e progredite, forse l’arte più dei trattati può essere utile per agevolare la fruizione di concetti fondamentali, forse nella leggiadria di mega feste allestite nei grandi stadi dei centri della penisola si potranno sciogliere nodi di veleni e tossine che inquinano il mondo e il futuro dei giovani che saranno proprio loro in gran numero protagonisti. Perché il male possa diminuire c’è bisogno di superare schemi e discriminazioni e ogni azione volta a questo intento è splendidamente onorevole in colui che se ne renda artefice.

Monica Baldini