Quando il tocco pittorico riesce a entrare in connessione con un’interiorità delicata e al contempo positiva, capace di evidenziare tutto ciò che di bello può fuoriuscire da ogni oggetto, da ogni circostanza quotidiana, si va a generare un tipo di arte che riesce a trasportare l’osservatore nello stesso universo fatato all’interno del quale l’autore si cala durante l’atto del dipingere. In questo caso la manifestazione artistica non è neanche più evasione bensì si trasforma in un modo di vivere, in un approccio all’esistenza sorridente e morbido che consente all’esecutore dell’opera di divenire messaggero di tutto ciò che la maggior parte delle persone non riesce a vedere, evidenziando quella sottile magia che spesso si nasconde in ogni piccolo frammento di quotidianità. Katia Papaleo mostra esattamente questo tipo di attitudine, filtrando la realtà con la sua capacità di osservare quella melodia armonica che inevitabilmente si svela a chi la sa ascoltare con la giusta sensibilità e attenzione.
Intorno al primo dopoguerra cominciarono a emergere alcuni artisti che volevano tornare a una maggiore descrizione dell’osservato, da cui si erano distanziati i movimenti dei primissimi anni del Novecento, tendendo verso un ritorno alla rappresentazione più classica e dando vita a un gruppo che prese il nome di Nuova Oggettività; tuttavia a causa delle atmosfere misteriose, delle espressioni stranianti dei protagonisti e della costante ricerca della magia nella quotidianità, dando la sensazione che in qualunque punto dell’opera potesse aprirsi una porta verso un mondo altro dentro il quale trovare risposta a tutte le domandee e le curiosità affrontate con lo stesso animo puro del bambino, questo nuovo gruppo artistico fu denominato dal critico tedesco Franz Roh Realismo Magico. La definizione fu perfetta per sottolineare quanto gli artisti che vi aderirono fossero focalizzati su un sentire più sottile di quello della realtà pratica, e quanto la loro visione dell’arte andasse verso un’interpretazione soggettiva e concentrata sul senso magico di ogni esperienza quotidiana. Senza dubbio le influenze del Surrealismo più moderato di René Magritte e di Paul Delvaux da un lato, e quelle della Metafisica di Giorgio De Chirico dall’altro, aprirono la strada all’elaborazione del nuovo stile pittorico che presentava le medesime atmosfere enigmatiche, pur infondendo nell’osservatore il senso di familiarità dei luoghi in cui venivano collocate le figure protagoniste, ma sottolineando la ricerca di un senso diverso da quello che appariva a un primo sguardo per indurre la riflessione, la meditazione intorno a tutte quelle energie che circondano e avvolgono la vita.
L’artista Katia Papaleo si allontana dalla perfetta definizione realista, che costituirebbe il suo tratto pittorico, arricchendola di nuove possibilità cromatiche quasi a cercare l’irrealtà espressionista, ma al contempo resta legata all’immagine attraverso la quale sembra voler suggerire altre possibilità, ulteriori aperture verso l’universo dell’inconsapevolezza che si manifesta sotto forma di emozione, sfumando i contorni e astraendo le atmosfere; non solo, le descrizioni sono decontestualizzate, quasi a tendere verso il Surrealismo, perché le immagini devono connettersi con i pensieri, con le emozioni, con la capacità dell’autrice dialogare con quel mondo fantastico che la accomuna allo sguardo di Alice quando entrava nel Paese delle Meraviglie.
Le sue atmosfere sono dolci, morbide, eppure sollecitano riflessioni intense sulla vita, sul suo scorrere e su tutto ciò che la circonda pur restando nascosto, impalpabile e invisibile agli occhi, esattamente come l’essenziale citato da Antonie de Saint-Exupéry nel sul capolavoro Il piccolo principe; ecco, Katia Papaleo va a cercare la magia, quella sostanza di cui sono fatti i sogni che la rendono interprete di un universo poetico e al contempo perfettamente calato in quelli che sono i quesiti e gli interrogativi della contemporaneità, filtrandoli però con il suo sguardo positivo, orientato a considerare ogni sfaccettatura dal punto di vista della bellezza, dell’energia incantata che si svela solo attraverso un approccio osservativo fortemente emozionale, libero dalla gabbia di una razionalità che potrebbe rinchiuderlo dentro il pessimismo, dentro le paure che generano scetticismo e dubbi.
Qui ciò che domina è la musicalità, l’armonia assoluta con la parte più immediata e spontanea dell’essere, quella che si lega indissolubilmente al fanciullo all’interno dell’adulto troppo spesso dimenticato o relegato in silenzio in un angolo della memoria emotiva; Katia Papaleo lo stimola, lo fa uscire e conduce l’osservatore nel suo mondo magico, esattamente come Peter Pan fece con Wendy e i suoi fratellini, trasformando così ogni sua opera in un frammento di fiaba che non può non ammaliare. In qualche modo il suo stile pittorico ed espressivo può essere riconducibile al Surrealismo Magico di un grande artista contemporaneo, quel Vladimir Kush che ha reso la delicatezza poetica il vero e proprio punto focale della sua produzione.
La Papaleo dà un’interpretazione diversa, molto più vivace dal punto di vista cromatico e a volte persino tendente verso l’Espressionismo Astratto, soprattutto nelle opere in cui la tematica è più legata a concetti filosofici o a sensazioni fugaci e passeggere, perché in quel caso la sottile e delicata figurazione ha bisogno di interagire con un ambiente impalpabile, effimero quasi, proprio per permettere al sentire di continuare ad aleggiare intorno al momento appena trascorso. È questo il caso della tela Ieri è Passata di Qui, dove i piccoli fiori a metà composizione sembrano essere mossi dal vento, evocato da un appena accennato vortice in bianco, che appartiene al ricordo di un frangente intenso ma labile, inafferrabile nella sua dinamicità. La gamma cromatica è suddivisa nettamente in due parti, più a sinistra quella energica contraddistinta dal rosso che simboleggia l’energia, la forza e la passionalità di un frangente importante e irripetibile; il passaggio evocato dal titolo, e rappresentato dall’azzurro sulla parte destra, sembra essere quello di una tempesta poi trasformatasi in quiete, intesa sia in senso letterario che metaforico perché in ogni caso tutto ciò che accade sembrando impetuoso trova sempre il modo di volgere verso una successiva serenità data da un’accresciuta consapevolezza.
In Riflessioni su una Primavera invece Katia Papaleo medita sul sentire che viene percepito nel momento del risveglio della natura, in quella fase di rinascita che non può non collegarsi impercettibilmente con il viaggio dell’essere umano nella propria esistenza, quel costante morire e rinascere sulla base delle circostanze e degli eventi che si susseguono capaci, anche nella fase più buia, di gettare i semi del bello che si genererà un attimo dopo aver reciso i rami secchi dell’accaduto per trattenerne solo la propulsione evolutiva necessaria al rinnovamento dell’io. I fiori raccontati sono sia recisi, all’interno del vaso a sinistra, e sia attaccati alle proprie radici, come nel lato in basso a destra, infondendo nell’osservatore quella sensazione di alternanza tra ciò che, pur apparendo esteticamente seducente, ha bisogno di essere lasciato andare, e ciò che invece va necessariamente tenuto; lo sfondo delicato accompagna questo processo di consapevolezza in maniera armonica, positiva, suggerendo quanto il cambiamento sia portatore del nuovo, fondamentale per migliorare se stessi.
Ma è nelle tele con una figurazione più decisa che si svela tutto il mondo magico che Katia Papaleo è capace di evocare, raccontando concetti poetici con quel suo tocco delicato, soffice, quasi fossero una meravigliosa fiaba dove ciascun oggetto, ciascun dettaglio ha la sua vita segreta, come nel dipinto La Bellezza delle Parole Silenziose in cui svela con la capacità romantica che le appartiene il suo punto di vista sull’importanza dei libri, contenitori di storie e di parole fondamentali alla nutrizione della mente, allo stimolo del pensiero critico e scrigno dell’immaginazione. Le farfalle volano intorno alla pila di libri che sembra voler arrivare fino al cielo, rappresentando frasi, pensieri che si distaccano dalla carta e continuano a vivere e a volteggiare nella mente e nell’animo del lettore, così come la teiera in alto versa fiori delicati proprio per sottolineare l’intensa armonia che scaturisce dal lasciarsi conquistare da qualcosa che non può essere visualizzato se non andando a stimolare la propria fantasia. Qui emerge tutto lo spiccato tratto realista dell’artista che però non può fare a meno di dissolversi nel mondo incantato di cui ha bisogno di circondarsi per manifestare la sua essenza gioiosa e fanciullesca.
Katia Papaleo ha al suo attivo la partecipazione a mostre e fiere internazionali, sia in Italia che all’estero, recentemente ha partecipato alla Art Fair di New York, nel 2019 le è stata conferita Laurea in Arte Honoris Causa e titolo di Professore d’Arte dall’Accademia di Santa Sara di Alessandria e le sue opere sono inserite nei maggiori cataloghi d’arte contemporanea italiani. È socio fondatore e Presidente dell’Associazione Artistica Culturale “Artangolo – Fucina delle Arti a Milano”.
KATIA PAPALEO-CONTATTI
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When the pictorial touch manages to connect with a delicate and at the same time positive interiority, capable of highlighting everything beautiful that can come out of every object, every daily circumstance, is generated a type of art that manages to transport the observer into the same enchanted universe within which the author descends during the act of painting. In this case, the artistic manifestation is not even evasion anymore, but rather it turns into a way of life, into a smiling and soft approach to existence that allows the author of the artwork to become a messenger of all that most people fail to see, highlighting that subtle magic that is often hidden in each small fragment of everyday life. Katia Papaleo shows exactly this kind of attitude, filtering reality with her ability to observe that harmonic melody that inevitably reveals itself to those who know how to listen with the right sensitivity and attention.
Around the early postwar period began to emerge a number of artists who wanted to return to a greater description of the observed, from which the movements of the very early years of the twentieth century had distanced themselves, tending toward a return to more classical representation and giving rise to a group that took the name New Objectivity; however, because of the mysterious atmospheres, the alienating expressions of the protagonists and the constant search for magic in the everyday, giving the feeling that at any point in the artwork a door could open to another world within which to find answers to all the questions and curiosities faced with the same pure soul of a child, this new artistic group was named by the German critic Franz Roh Magic Realism. The definition was perfect to emphasize how much the artists who joined it were focused on a feeling more subtle than that of practical reality, and how much their vision of art went toward a subjective interpretation focused on the magical sense of every everyday experience. Undoubtedly, the influences of the more moderate Surrealism of René Magritte and Paul Delvaux on the one hand, and those of Giorgio De Chirico‘s Metaphysical Art on the other, paved the way for the elaboration of the new style of painting that presented the same enigmatic atmospheres, while instilling in the viewer the sense of familiarity of the scenes where the protagonist figures were placed, but emphasizing the search for a sense other than what appeared at first glance to induce reflection, meditation around all those energies that surround and envelop life. The artist Katia Papaleo moves away from the perfect realist definition, which would constitute her pictorial trait, enriching it with new chromatic possibilities almost as if seeking expressionist unreality, but at the same time she remains bound to the image through which she seems to want to suggest other possibilities, further openings to the universe of unconsciousness that manifests itself in the form of emotion, blurring the contours and abstracting the atmospheres; not only that, the descriptions are decontextualized, almost tending toward Surrealism, because the images must connect with thoughts, with emotions, with the author’s ability to converse with that fantastical world that she shares with Alice’s gaze when she entered Wonderland.
Her atmospheres are sweet, soft, and yet they solicit intense reflections on life, its flowing and all that surrounds it while remaining hidden, impalpable and invisible to the eyes, exactly like the essential mentioned by Antonie de Saint-Exupéry in his masterpiece The Little Prince; here, Katia Papaleo goes in search of the magic, that substance of which dreams are made of, which makes her the interpreter of a poetic universe and at the same time perfectly immersed in what are the questions and queries of contemporaneity, filtering them, however, with her positive outlook, oriented to consider every facet from the point of view of beauty, of the enchanted energy that is revealed only through a strongly emotional observational approach, free from the cage of a rationality that could lock it inside pessimism, inside fears that generate skepticism and doubts. Here what dominates is musicality, absolute harmony with the most immediate and spontaneous part of being, that which is inextricably linked to the child within the adult too often forgotten or silently relegated to a corner of emotional memory; Katia Papaleo stimulates it, brings it out and leads the observer into its magical world, just as Peter Pan did with Wendy and her little brothers, thus transforming each of her artworks into a fragment of a fairy tale that cannot fail to captivate. In some ways her pictorial and expressive style can be traced back to the Magical Surrealism of a great contemporary artist, that Vladimir Kush who made poetic delicacy the real focal point of his production.
Papaleo gives a different interpretation, much more vivid from a chromatic point of view and sometimes even tending toward Abstract Expressionism, especially in the paintings in which the theme is more related to philosophical concepts or fleeting and passing sensations, because in that case the subtle and delicate figuration needs to interact with an impalpable environment, ephemeral almost, precisely to allow the feeling to continue to hover around the moment that has just passed. This is the case of the canvas Yesterday she Passed from Here, where the small flowers in the middle of the composition seem to be moved by the wind, evoked by a barely noticeable swirl in white, which belongs to the memory of an intense but fleeting juncture, elusive in its dynamism. The chromatic range is sharply divided into two parts, the leftmost being the energetic one marked by red, which symbolizes the energy, strength and passion of an important and unrepeatable juncture; the passage evoked by the title, and represented by the blue on the right-hand side, seems to be that of a storm later transformed into stillness, understood both in a literary and metaphorical sense because in any case everything that happens by seeming impetuous always finds a way to turn toward a subsequent serenity given by a heightened awareness. In Reflections on a Spring, on the other hand, Katia Papaleo meditates on the feeling that is perceived in the moment of nature’s awakening, in that phase of rebirth that cannot but connect imperceptibly with the human being’s journey through his own existence, that constant dying and rebirth on the basis of the circumstances and events that follow one another capable, even in the darkest phase, of sowing the seeds of the beauty that will be generated a moment after cutting off the dry branches of the incident to retain only its evolutionary propulsion necessary for the renewal of the self.
The narrated flowers are both severed, inside the vase on the left, and both attached to their roots, as in the lower right side, instilling in the viewer that feeling of alternation between what, while appearing aesthetically alluring, needs to be let go of, and what must necessarily be held instead; the delicate background accompanies this process of awareness in a harmonious, positive way, suggesting how change is the bearer of the new, fundamental to self-improvement. But it is in the canvases with a more decisive figuration that all the magical world that Katia Papaleo is able to evoke is revealed, telling poetic concepts with that delicate, soft touch of hers, almost as if they were a wonderful fairy tale where each object, each detail has its own secret life, as in the painting The Beauty of Silent Words in which she reveals with the romantic ability that belongs to her, her point of view on the importance of books, containers of stories and words fundamental to the nutrition of the mind, to the stimulation of critical thinking and treasure chest of the imagination. Butterflies fly around the stack of books that seems to want to reach up to the sky, representing phrases, thoughts that are detached from paper and continue to live and hover in the reader’s mind and soul, just as the teapot on top pours delicate flowers precisely to emphasize the intense harmony that comes from allowing oneself to be conquered by something that cannot be visualized except by going to stimulate one’s imagination. Here emerges all the marked realist traits of the artist who, however, cannot help but dissolve into the enchanted world she needs to surround herself with in order to manifest her joyful and childlike essence. Katia Papaleo has to her credit the participation in international exhibitions and fairs, both in Italy and abroad, she recently participated in the New York Art Fair, in 2019 she was awarded a Degree in Art Honoris Causa and the title of Professor of Art by the Academy of Santa Sara in Alexandria, and her artworks are included in major Italian contemporary art catalogs. She is a founding member and president of the Cultural Art Association “Artangolo – Forge of the Arts in Milan”.
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