La Sindrome di Romeo e Giulietta manifesta un fallimento nella gestione degli ostacoli. Ma c’è una analogia con il mondo delle infrastrutture. In questo caso il fallimento è determinato dal monitoraggio statico, mentre tutto andrebbe liscio come l’olio con un monitoraggio dinamico, l’unico che consente un controllo costante e in tempo reale delle infrastrutture attraverso strumenti tecnologici all’avanguardia.
Il punto cruciale è che dal 1980 ad oggi nel Mediterraneo si sono aggiunti 6,5 giorni di caldo estremo ogni decennio e la situazione diventerà ancora più critica nel ventennio 2030-2050. A lanciare l’allarme è Sensoworks, la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme tecnologiche multilivello.
«Da qui al 2050 il riscaldamento globale metterà a rischio la sicurezza delle infrastrutture a livello mondiale» avvisano gli esperti di Sensoworks. E non è solo il caldo ma anche il conseguente incremento dei periodi di alluvione, delle tempeste e degli uragani. Fenomeni climatici che sono aumentati in quasi ogni parte del mondo, sia in frequenza che in durata.
Secondo il Centre of Excellence for Climate Extremes (CLEX), centro di ricerca a cui aderiscono 5 università australiane, il Consiglio Nazionale delle Ricerche del governo australiano (ARC) e numerose organizzazioni internazionali, la somma delle anomalie di temperatura rispetto una determinata soglia durante i giorni di ondata di calore (calore cumulativo) sta aumentando in media a livello globale in una forbice che varia da 1 a 4,5 gradi Celsius ogni decennio. Ma in Medio Oriente ed in certe zone dell’Africa e del Sud America l’aumento raggiunge anche i 10 gradi Celsius.
Nella peggiore stagione delle ondate di calore — secondo i dati del Clex — in Australia si sono verificati addirittura 80 gradi Celsius di calore cumulativo in più e la situazione è ancora peggiore nel Mediterraneo dove il calore cumulativo ha superato i 200 gradi Celsius. Lo studio coordinato da Sarah Perkins-Kirkpatrick dell’Università di Sydney insieme a Sophie Lewis dell’Università di Canberra è stato pubblicato questo mese su Nature Communications.
«Sottovalutare questa situazione sarebbe un errore. Ma con il monitoraggio dinamico sarà possibile risolvere fin d’ora il problema infrastrutturale» sottolinea Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks, startup già attiva a livello globale, con uffici anche a Boston e monitoraggi in molti Paesi europei, includendo anche la Francia.
«I ponti italiani sono stati costruiti a regola d’arte ed anche la manutenzione è stata nella maggior parte dei casi adeguata. Oggi tuttavia le nuove tecnologie consentono di fare di più: di prevedere il futuro e prevenire un evento infrastrutturale prima che accada» puntualizza Niccolò De Carlo, sottolineando la necessità di passare da un monitoraggio statico delle nostre infrastrutture — quello caratterizzato da ispezioni tecniche sporadiche realizzate da tecnici in carne e ossa — a un monitoraggio dinamico, consentendo così di avere un controllo costante ed in tempo reale attraverso strumenti tecnologici all’avanguardia.
«Oggi con Sensoworks eventuali problemi possono essere monitorati, previsti e risolti prima che si arrivi ad una situazione in cui vi sia la seppure minima probabilità che si verifichino», conclude il ceo e co-fondatore di Sensoworks.
L'Opinionista® © 2008-2024 Giornale Online
Testata Reg. Trib. di Pescara n.08/08 dell'11/04/08 - Iscrizione al ROC n°17982 del 17/02/2009 - p.iva 01873660680
Pubblicità e servizi - Collaborazioni - Contatti - Redazione - Network -
Notizie del giorno -
Partners - App - RSS - Privacy Policy - Cookie Policy
SOCIAL: Facebook - Twitter - Instagram - LinkedIN - Youtube