La gioia di vivere in stile urbano nella Street Art di Val Escoubet, dove il Realismo in bianco e nero tende la mano alla vivacità cromatica dei graffiti

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get together

L’arte metropolitana esercita su alcuni artisti un fascino particolare, per il suo modo di essere al passo con i tempi, per il suo essere talmente democratica da preferire mostrarsi sui muri delle città piuttosto che nelle gallerie d’arte, e soprattutto per il grido sociale che spesso le appartiene e con cui è in grado di far sentire la voce di tutti quegli interpreti che per impossibilità oggettiva o per scelta di non conformarsi al sistema, non entrano nei circuiti tradizionali dell’arte. Al di là delle trasformazioni subite nell’era attuale da tutti questi concetti forse più appartenenti al secolo scorso, i graffiti, il linguaggio visivo della strada continua ad attrarre lo sguardo di passanti casuali, inducendoli a volte a riflettere sui messaggi più o meno impliciti, e a essere di stimolo ad alcuni creativi per trovare ispirazione o per mescolarli a un’indole espressiva che necessita il contrasto per poter emergere in tutte le sue sfaccettature. Questo è il processo di ispirazione che induce la protagonista di oggi a fondere i graffiti con uno stile pittorico in cui il Realismo si adegua alla sua natura narrativa.

Intorno agli anni Settanta del Novecento, nei ghetti statunitensi, alcuni ribelli cominciarono a imprimere sui muri dei sottopassaggi cittadini, sulle basi dei palazzi e sui vagoni dei treni, i segni del loro disagio, del loro sentirsi ai margini di una società in cui non tutti riuscivano a realizzare il sogno americano, del loro essere spesso vittime di quelle sostanze stupefacenti di cui, in quel periodo, non si conoscevano in pieno gli effetti devastanti; se è vero che alla sua nascita il Graffitismo si limitava a rappresentare le firme degli autori, quasi questi volessero sottolineare la loro esistenza smettendola così di essere invisibili, ben presto lo stile evolse e si arricchì di altre tecniche come l’Aerosol Art, la creazione di stencil, per ampliarsi poi in Arte di Strada dove gli autori creano delle vere e proprie opere d’arte di dimensioni molto grandi, alcune delle quali commissionate per adornare i muri dei palazzi. Jean-Michel Basquiat fu un grande esponente della Street Art e insieme al collega e amico Keith Haring, entrambi gravitanti nell’orbita dell’artista-mecenate e scopritore di talenti Andy Warhol, furono tra i primi ad avere il coraggio di rompere gli schemi e far entrare il graffito e l’arte di strada nelle gallerie, ottenendo non solo grandi risultati dal punto di vista commerciale, ma divenendo un esempio di riscatto per tutti gli artisti appartenenti alle periferie delle grandi città, spesso con problemi sociali, di tossicodipendenza o di emarginazione e convinti che dalla loro situazione non si potesse uscire. Da quel momento in poi la Street Art cominciò ad attrarre l’attenzione dei collezionisti e anche delle istituzioni, che spesso nei tempi moderni chiamano gli artisti per decorare alcune zone cittadine con l’intento di riqualificarle, o comunque, anche laddove eseguita illegalmente, con la velocità della vernice spray e della creazione di stencil, il fenomeno dell’arte urbana metropolitana è divenuto una caratteristica imprescindibile di ogni città, grande o piccola che sia. Il misterioso quanto quotato Banksy, vero e proprio fenomeno del Ventunesimo secolo, ha portato la Street Art a un livello superiore, usa infatti le sue incursioni notturne per lasciare messaggi politici, evidenziare tematiche sociali, contestazioni di condotte intollerabili degli apparati istituzionali, divenendo così uno degli artisti più iconici e quotati dell’epoca attuale. L’artista francese Val Escoubet si ispira al Graffitismo per realizzare le sue vivaci opere dove non vi è contestazione od opposizione alla contemporaneità, piuttosto ciò che ama mettere in evidenza è la vivacità dell’esistenza, la possibilità di poter osservare tutto con positività e con la spontaneità di chi sa assaporare ogni istante e sintonizzarsi sulla piacevolezza più che sui problemi e la cupezza.

queen
1 Queen – acrilico su tela, 81x54cm

Sugli sfondi vi sono sempre i muri delle città metropolitane, le scritte che sembrano accompagnare la quotidianità dei suoi personaggi i quali ridono, ballano, si divertono senza pensare al dopo, al domani, semplicemente vivono l’adesso; essendo amante della fotografia in bianco e nero, l’artista sceglie la scala di grigi, o il color seppia, per raccontare i protagonisti delle sue opere, come se in qualche modo la loro personalità dovesse fuoriuscire a prescindere dalla gamma cromatica, come se i veri colori venissero evidenziati dal loro atteggiamento nei confronti della vita, più che dalle tonalità che gli verrebbero attribuite dall’autrice.

urban handstand
2 Urban handstand – olio su tela, 130x90cm

Molta attenzione Val Escoubet la dedica alla danza perché i corpi in movimento sono la massima espressione della bellezza plastica, della gioia, dell’energia, della capacità di comunicare forza e desiderio di rendersi in qualche modo protagonisti del proprio spazio nel mondo; la tecnica utilizzata è quella dell’olio perché il colore può essere stratificato e quasi modellato fino a raggiungere la perfezione visiva di quel Realismo necessario a permetterle di tratteggiare il carattere dei personaggi, sempre un po’ fuori dagli schemi perché l’artista ama i guerrieri metropolitani, quelle personalità forti in grado di vivere solo e unicamente ascoltando la propria indole senza avere paura del giudizio.

retours aux sources
3 Retours aux sources – olio su tela, 90x130cm

In Retours aux sources la ragazza, evidentemente appartenente alla comunità punk per i polsini con le borchie e per il simbolo anarchico sulla maglietta, appare ribelle nel suo atteggiamento, sfrontata e sicura di sé, concentrata sulla piacevolezza di accendere una sigaretta in un modo insolito, come se il gesto sottolineasse la sua scelta di vita, il suo desiderio di non appartenere a una società in cui non si riconosce; alle spalle tutto il sottostrato della comunità dei ribelli, le scritte dove ogni scelta, ogni contestazione appaiono ermetiche, nascoste dalle lettere con cui si identificano gli autori. Val Escoubet contrappone l’anonimato, o forse sarebbe meglio dire la presenza in codice, dei writers alla temerarietà della ragazza che non ha alcun timore di mostrarsi nella sua veste più vera.

laugh for the best
4 Laugh for the best – olio su tela, 38x61cm

In Laugh for the best le due protagoniste sono ritratte in un momento di divertimento, di ilarità incontrollabile, la stessa irresistibile risata che rende complici due amiche, probabilmente perché hanno appena vissuto insieme un episodio che ha provocato quella reazione, oppure stanno ricordando una circostanza condivisa di cui al solo parlarne rivivono ogni dettaglio; in questa tela le scritte dei graffiti sono più vivaci rispetto alla precedente, sembrano quasi accordarsi all’umore delle donne, che sembrano così uscire dallo sfondo come se appartenessero a quell’ambiente in cui si sentono perfettamente a proprio agio.

sunshine in the winter
5 Sunshine in the winter – olio su tela, 100x100cm

Val Escoubet mostra una spiccata sensibilità osservativa attraverso la quale riesce a cogliere le espressioni più spontanee dei giovani che ritrae, imprime sulla tela l’immediatezza del loro sentire allo stesso modo in cui fotograferebbe con la sua macchina fotografica i frammenti di vita che più la colpiscono, trasformandoli poi in splendide immagini in bianco e nero con cui riesce a conservare quell’aura romantica e soffusa della realtà così come lei la vede.

the colors of the street
6 The colors of the street – olio su tela, 100x100cm

Ma tra le scene di strada che l’artista più ama immortalare vi è la danza classica, etnica, i balli hip hop dove i corpi riescono ad assumere, attraverso il controllo e la determinazione, sorprendenti pose innaturali in virtù delle quali mostrare il proprio talento, conquistare gli sguardi dei passanti ma, soprattutto, esprimere la propria energia espressiva; è questo che emerge dall’opera The colors of the street, dove il giovane protagonista della scena sembra inchinarsi al passaggio di Val Escoubet o di chiunque si soffermi a guardarlo, pronto a far eseguire al suo corpo un nuovo movimento conseguente al precedente attraverso cui raccontare il proprio desiderio di raggiungere un giorno la possibilità di esprimere quel talento su un altro palcoscenico, magari dopo essere stato notato da un talent scout. In questo caso i graffiti sono tondeggianti, pieni di colori che evocano energia ma anche sogno, desiderio, quasi si armonizzassero all’umore del ballerino, ai suoi progetti più segreti che forse un giorno potranno avverarsi; al di là delle regole della società segnate dal pragmatismo e dalle leggi del mercato, evocate dalla frase shout the bank dietro il ballerino, gli ideali e le aspirazioni appartengono, e apparterranno sempre, all’essere umano di ogni età, anche nel mondo contemporaneo dove tutto sembra tendere verso l’omologazione e l’appiattimento dei sogni, allineandoli a ciò che la generalità ritiene ottenibile.

coup de foudre
7 Coup de foudre – olio su tela, 100x81cm

Dunque il Realismo in bianco e nero emerge con grande impatto dai graffiti degli sfondi costituiti da colori vivaci e vitali che sprigionano energia, infondendo alle opere di Val Escoubet una grande forza comunicativa proprio in virtù del contrasto che riesce a creare. Nel corso della sua carriera, Val Escoubet ha partecipato a mostre collettive in Francia, il paese dove vive e lavora, e all’estero negli Stati Uniti, a Singapore, in Cina e nei Paesi Bassi.

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The joy of life in urban style in Val Escoubet’s Street Art, where black and white Realism lends a hand to the chromatic vivacity of Graffiti

Metropolitan art exerts a particular fascination on some artists, for its way of being in step with the times, for its being so democratic to prefere to show itself on city walls rather than in art galleries, and above all for the social cry that often belongs to it and with which it is able to make be heard the voice of all those authors who, due to objective impossibility or by choice of not conforming to the system, do not enter the traditional art circuits. Beyond the transformations undergone in the current era by all these concepts that perhaps belong more to the last century, graffiti, the visual language of the street, continues to attract the gaze of casual passers-by, sometimes leading them to reflect on the more or less implicit messages, and to be a stimulus for some creatives to find inspiration or to mix them with an expressive nature that needs contrast in order to emerge in all its facets. This is the process of inspiration that leads today’s protagonist to merge graffiti with a painting style in which Realism is adapted to her narrative nature.

Around the 1970s, in the ghettos of the United States, some rebels began to imprint on the walls of city subways, on the bases of buildings and on train carriages, the signs of their discomfort, of their feeling on the margins of a society in which not everyone was able to realise the American dream, of their often being victims of those narcotic substances whose devastating effects were not fully known at that time; while it is true that at its inception Graffitism was limited to representing the authors’ signatures, as if they wanted to emphasise their existence by ceasing to be invisible, the style soon evolved and was enriched with other techniques such as Aerosol Art, the creation of stencils, and then expanded into Street Art where the authors created real works of art of very large dimensions, some of which were commissioned to adorn the walls of buildings. Jean-Michel Basquiat was a great exponent of Street Art and, together with his colleague and friend Keith Haring, both gravitating in the orbit of the artist-patron and talent scout Andy Warhol, were among the first to have the courage to break the mould and bring graffiti and street art into the galleries, achieving not only great results from a commercial point of view, but also becoming an example of redemption for all artists from the suburbs of large cities, often with social problems, drug addiction or marginalisation and convinced that there was no way out of their situation.

From that moment on, Street Art began to attract the attention of collectors and also of institutions, which in modern times often call upon artists to decorate certain city areas with the intention of redeveloping them, even where performed illegally, with the speed of spray paint and stencil creation, the phenomenon of urban metropolitan art has become an inescapable feature of every city, large or small. The mysterious and highly-regarded Banksy, a true phenomenon of the 21st century, has taken Street Art to a higher level, using his nocturnal forays to leave political messages, highlight social issues, and challenge intolerable conduct of the institutional apparatus, thus becoming one of the most iconic and highly-regarded artists of our time. The French artist Val Escoubet is inspired by Graffitism to create his lively artworks where there is no contestation or opposition to contemporaneity, rather what she likes to highlight is the liveliness of existence, the possibility of being able to observe everything positively and with the spontaneity of someone who knows how to savour every moment and tune in to pleasantness rather than problems and gloom. The backgrounds are always the walls of metropolitan cities, the writings that seem to accompany the everyday life of her characters who laugh, dance, have fun without thinking about later, about tomorrow, they simply live in the now; being a lover of black and white photography, the artist chooses greyscale, or sepia colour, to portray the protagonists of her artworks, as if somehow their personalities should come through regardless of the colour palette, as if the true colours were highlighted by their attitude towards life, rather than by the hues that would be attributed to them by the author.

Val Escoubet dedicates a great deal of attention to dance because bodies in movement are the highest expression of plastic beauty, joy, energy, the ability to communicate strength and the desire to somehow make themselves the protagonists of their own space in the world; the technique used is that of oil because the colour can be layered and almost modelled to the visual perfection of that Realism necessary to allow her to sketch the real nature of the characters, always a little out of the box because the artist loves metropolitan warriors, those strong personalities capable of living solely and only by listening to their own nature without fear of judgement. In Retours aux sources, the girl, evidently belonging to the punk community because of the studded cuffs and the anarchist symbol on her T-shirt, appears rebellious in her attitude, shameless and self-confident, focused on the pleasure of lighting a cigarette in an unusual way, as if the gesture underlined her choice of life, her desire not to belong to a society in which she does not recognise herself; behind it all the sub-layer of the rebel community, the writings where every choice, every protest appears hermetic, hidden by the letters with which the authors identify themselves. Val Escoubet contrasts the anonymity, or perhaps it would be better to say the coded presence, of the writers with the temerity of the girl who has no fear of showing herself in her truest guise. In Laugh for the best the two protagonists are portrayed in a moment of amusement, of uncontrollable hilarity, the same irresistible laughter that makes two friends accomplices, probably because they have just experienced together an episode that provoked that reaction, or they are recalling a shared circumstance of which they relive every detail just by talking about it; in this canvas the graffiti writings are more lively than in the previous one, they almost seem to match the mood of the women, who thus seem to come out of the background as if they belonged to that environment in which they feel perfectly at ease. Val Escoubet shows a marked observational sensitivity through which she manages to capture the most spontaneous expressions of the young people she portrays, imprinting on the canvas the immediacy of their feeling in the same way as she would photograph with her camera the fragments of life that most strike her, then transforming them into splendid black and white images with which she manages to preserve that romantic and suffused aura of reality as she sees it.

But among the street scenes that the artist most likes to immortalise are classical, ethnic and hip hop dances where bodies manage to assume, through control and determination, surprising unnatural poses by virtue of which they show their talent, conquer the gazes of passers-by but, above all, show their expressive energy; this is what emerges from the painting The colours of the street, where the young protagonist of the scene seems to bow at the passage of Val Escoubet or of anyone who stops to look at him, ready to make his body perform a new movement following the previous one through which he tells of his desire to one day achieve the possibility of performing that talent on another stage, perhaps after having been noticed by a talent scout. In this case, the graffiti are rounded, full of colours that evoke energy but also dream, desire, almost as if they harmonised with the dancer’s mood, with his most secret projects that may one day come true; beyond the rules of society marked by pragmatism and the laws of the market, evoked by the phrase shout the bank behind the dancer, ideals and aspirations belong, and will always belong, to the human being of every age, even in the contemporary world where everything seems to tend towards the homologation and flattening of dreams, aligning them with what the generality considers achievable. Thus, black and white realism emerges with great impact from the graffiti of the backgrounds made up of vivid and vital colours that give off energy, infusing Val Escoubet‘s works with great communicative power precisely because of the contrast he manages to create. During her career, Val Escoubet has participated in group exhibitions in France, the country where she lives and works, and abroad in the United States, Singapore, China and the Netherlands.