Per la maggior parte degli artisti contemporanei, ma anche di quelli del secolo scorso, la scelta del rigore geometrico equivale a un’inclinazione verso un approccio mentale, ragionato, quasi scientifico di volumi e occupazione dello spazio, una rivalutazione della forma astratta sul sentire soggettivo che viene esclusa dalla plasticità dell’opera. Il protagonista di oggi invece ha la rara capacità di far vibrare di emozioni le linee definite e schematiche delle figure che contraddistinguono le sue opere.
Intorno agli anni Venti del Novecento cominciò a essere teorizzata nel nord Europa una corrente artistica che intendeva perseguire e fare propria la tendenza di tutti gli artisti dell’epoca a distaccarsi dalle regole pittoriche che avevano dominato i secoli precedenti, e al tempo stesso di trovare un canale comunicativo in cui le emozioni, confuse e destabilizzate dalle distruzioni e devastazioni del conflitto, potessero essere allontanate, escluse, perché l’atto creativo doveva essere spogliato e indipendente dalla soggettività dell’artista esecutore e assumere un ruolo superiore, eletto, e non legato all’immagine e alla contingenza. Il movimento De Stijl, detto anche Neoplasticismo, fu il primo a fare proprie ed estremizzare le linee guida teorizzate per primo da Kazimir Malevič, fondatore del Suprematismo Russo, proponendo un’ottica più schematica, più determinista nel negare la figurazione e allontanarsi dall’emotività per lasciar prevalere il puro atto artistico, plastico appunto. La negazione della terza dimensione, l’utilizzo di linee e di forme geometriche prevalentemente rettangolari o quadrangolari, escludendo l’ambiguità delle curve come anche delle diagonali, e l’utilizzo di colori primari e pieni come il rosso, l’azzurro, il giallo, il bianco e nero, costituirono i punti fermi di Piet Mondrian e di Theo Van Doesburg che però non ammettevano alcun tipo di variazione a quei princìpi decretando di fatto, proprio a causa di quel loro rigore, la disgregazione della corrente e l’adesione degli artisti che ne facevano parte ad altre evoluzioni che presero il nome, nel resto d’Europa, di Astrattismo Geometrico. I due importanti gruppi italiani di questo movimento, quello della Scuola di Como e quello facente capo alla galleria Il milione di Milano, introdussero la curva e la diagonale come possibilità differenti seppure anch’esse appartenenti alla geometricità, e ampliarono la gamma cromatica che si avvalse anche di tonalità tenui e pastello, come nel caso di Manlio Rho e di Mario Radice, o vivaci e vitali con protagonista predominante la forma sferica come nelle tele di Luigi Veronesi. L’architetto di origini calabresi Luigi Bevacqua approda all’arte scegliendo un percorso decisamente figurativo, a tratti tendente all’Impressionismo, che lo ha tenuto legato e messo a lungo in contatto con quel mondo interiore che l’Astrattismo Geometrico ha sempre tenuto lontano, portando avanti in parallelo alla sua professione anche una ricerca che lo ha lentamente condotto verso il distacco dalla figurazione per andare verso una manifestazione più rigorosa del suo estro creativo.
Probabilmente però, proprio in virtù del precedente approccio legato alla raffigurazione di soggetti come scorci di borghi laziali, regione in cui ha scelto di stabilirsi, di paesaggi di collina e di mare, si compie nelle opere dell’attuale produzione di Bevacqua una singolare alchimia che riesce ad ammorbidire lo schema della forma schematica con un’atmosfera lieve, poetica, dando la sensazione che pur nella loro immediatezza visiva, nella loro apparente matematicità, le linee e le diagonali vibrino, assorbano emozioni melodiche rimandandole all’osservatore.
Le diagonali, le rette sembrano fuoriuscire da quei fondi netti e intensi che costituiscono la base sulla quale sviluppare i pensieri, quelle composizioni mentali e razionali che al tempo stesso necessitano di essere contaminate da sensazioni, da movimento, dalla fluidità del segno che si trova all’interno delle forme quadrangolari, quel senso di evoluzione che ha contraddistinto il percorso artistico di Luigi Bevacqua così come la sua vita, che in fondo è comune a quella dell’uomo contemporaneo che affronta incessantemente il percorso tra domande, risposte, cambiamenti e adattamenti da cui è impossibile prescindere se si desidera progredire, avanzare, nell’esistenza.
Equilibrio instabile racconta proprio della difficoltà di essere in grado di sostenere se stessi davanti agli eventi, di fronte agli accadimenti che si verificano e che spesso tendono a destabilizzare, a far cadere; dunque si impone la resilienza di rialzarsi e trovare il modo di ricominciare adattandosi alla realtà modificata, resilienza che Bevacqua racconta attraverso quei sottili fusti paralleli che, nonostante siano apparentemente esili, hanno la responsabilità di sostenere il resto della composizione, malgrado il disallineamento della lunghezza.
In Tango invece l’artista sembra avvolgere la geometria di note musicali, della plasticità di una danza affascinante e sensuale che descrive attraverso colori intensi ma romantici, quella scala di rosa che sembra accompagnare le diagonali che si intersecano con le rette in un avvolgente intreccio di due entità. Il segno che contraddistingue e si integra alla rigorosità delle nette linee di contorno sembra arricchirne la razionalità, sconvolgerne l’ordine predeterminato per tendere la mano al possibilismo, all’imprevisto, alla morbidezza che sempre si oppone all’inflessibilità, ed è proprio in virtù di quel segno che le opere di Luigi Bevacqua riescono a trattenere ed emanare quel tono emozionale che non può fare a meno di affascinare l’osservatore.
Il romanticismo di Autumn flowers emerge solo dalla sensazione corale d’insieme, senza la necessità di collegarsi al visivamente conosciuto che appare irrilevante davanti alla poesia che la schematicità apparente lascia trapelare, manifestando quel senso di soffice movimento a dispetto della definizione esterna delle linee.
La tecnica è quella del pennarello su cartoncino, di cui sceglie accuratamente il colore per armonizzarlo con le sensazioni che desidera poi esprimere attraverso il colore, leggero e aereo come le sue opere. Nel lungo cammino attraverso l’arte Luigi Bevacqua ha partecipato a importanti mostre collettive ed è stato inserito in importanti cataloghi e pubblicazioni del settore; tra le esposizioni più rilevanti degli ultimi anni c’è la collettiva presso il Museo Archeologico F. Ribezzo di Brindisi e quella presso la Rocca Paolina di Perugia. Il suo profilo artistico è inserito nell’edizione 2020 del Catalogo dell’Arte Moderna Giorgio Mondadori.
LUIGI BEVACQUA-CONTATTI
Email: luigi-bevacqua@libero.it
Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=100005526917413