L’approccio nei confronti dell’arte è variegato, personale, quasi di tipo intimo con la tela, un dialogo che ogni artista intraprende e che tenderà a caratterizzarlo per tutto il suo percorso; in alcuni casi l’opera è chiara manifestazione di un pensiero, di un punto di vista che si dispiega palesemente, mentre in altri l’immagine che emerge è ermetica, senza forma proprio perché punta all’essenza. Il protagonista di oggi invece riesce a infondere nell’osservatore l’illusione ottica di trovarsi davanti a una raffigurazione astratta pur nascondendo dentro di sé il ricordo di qualcosa di tangibile, di reale. Andiamo a scoprire perché.
Molto spesso si tende a collegare l’Espressionismo Astratto agli Stati Uniti perché di fatto il movimento nacque proprio a New York intorno agli anni Cinquanta del Ventesimo secolo per volontà di Jackson Pollock che ebbe la capacità di riunire e accogliere nel gruppo artisti che utilizzavano stili e tecniche espressive differenti sebbene tutte in grado di far palpitare le tele attraverso il colore e la non forma; tuttavia quella corrente si diffuse anche in Europa, con moto inverso rispetto alle precedenti avanguardie che videro la luce proprio nel vecchio continente e che poi si estesero con modificazioni e trasformazioni anche nelle Americhe. Soprattutto la Germania fu culla di uno tra i più importanti e significativi esponenti dell’Espressionismo Astratto, Hans Hofmann che seppe coniugare le tematiche dell’Espressionismo tedesco, quella capacità innata di trasformare le emozioni in colori e di oltrepassare le destabilizzazioni e la perdita di certezze causate dai conflitti mondiali, con l’affermazione della predominanza dell’essenza sulla forma, che questo grande maestro manifestò attraverso una gamma di colori vivaci, intensi, solari, seppur all’interno di un rigore quasi geometrico delle linee, come se la sua pittura dovesse trasformarsi in trascinante spunto di evasione da una realtà triste e desolante, quella della memoria delle devastazioni della guerra. Per tutti gli esponenti dell’Espressionismo Astratto la parola d’ordine era comunicare, lasciare che sulla tela si materializzassero le proprie emozioni sulla base del singolo sentire, conseguenza dell’inclinazione naturale di ognuno di loro, e fu proprio questa la chiave che permise a quel movimento di raccogliere consensi sia da parte del pubblico che ne apprezzava l’istintività e la capacità di toccarne le corde interiori pur senza rappresentare immagini note allo sguardo, sia da parte di altri artisti che sentivano la medesima esigenza di libertà espressiva. La capacità di narrare sensazioni in maniera libera e senza schemi predeterminati affascinò molto i creativi che, anche in Europa, aderirono al movimento generando una importante diffusione del movimento pittorico, in particolar modo nei paesi dell’Europa centrale, come Germania e Austria. Peter Carl Daurer, architetto pubblicitario austriaco con la passione per l’espressione artistica, personalizza l’Espressionismo Astratto dando vita a una modalità creativa intensa, particolare, nella quale riesce a mescolare le sue esperienze professionali per dar vita a opere in cui la forma è avvolta dalla non forma o, viceversa, la prima si insinua e confonde la seconda, come in un gioco di specchi in cui tutto è irreale tanto quanto invece potrebbe essere reale.
Usa la spatola Daurer per stendere un colore denso, quasi materico, che tuttavia appare evanescente, leggero, come se volesse dare rilevanza a quelle emozioni, come se quelle sensazioni non possano essere delimitate dalla bidimensionalità della tela bensì necessitino di fuoriuscire per guadagnare spazio verso l’osservatore, verso un esterno che le trasforma in qualcosa di leggero, come è di fatto tutto ciò che ha a che fare con l’interiorità, ma al tempo stesso solido perché concreto, incisivo, forte.
A volte il caos sembra voler fuoriuscire e travolgere tutto ciò che incontra, e dunque i colori sono contrastanti, striati e mescolati insieme come se dovessero raccontare di un momento di entusiasmo, di allegria, di divertimento che esplode, che travolge l’osservatore attraendolo nel vortice delle sensazioni che l’artista desidera comunicare; altre invece le tonalità scelte sono più pacate, meditative, lente proprio perché alcune sensazioni, alcuni pensieri hanno bisogno di essere trattenuti per essere pienamente compresi, di consolidarsi all’interno per assumere consistenza e rilevanza una volta che si manifestano.
Ma Peter Daurer non è solo un narratore di emozioni bensì è anche un prestigiatore pittorico in grado di svelare e nascondere, di donare l’illusione ottica di trovarsi di fronte a un’immagine che lo sguardo conosce senza però averne la certezza perché i rilievi materici e densi del colore spesso avvolgono e fanno da cornice a evocative immagini espressioniste in cui l’indefinito diventa definito pur assumendo tinte irreali.
Ecco dunque che le curve sinuose del colore steso a spatola convogliano lo sguardo verso un immaginario e romantico tramonto oceanico; oppure le sottili linee materiche in giallo ocra su sfondo blu infondono nell’osservatore la sensazione di trovarsi di fronte a una costellazione irreale e in grado di trasportarlo nella dimensione del sogno, del legame con un disegno universale che sfugge nella contingenza in cui vive l’essere umano; così come una bicromia infonde l’impressione di trovarsi di fronte alle opposizioni della vita, alla doppia opzione tra positivo e negativo, alla diversità tra punti di vista in cui ogni aspetto, ogni evento, ogni accadimento, può assumere significati differenti e può condurre verso soluzioni e percorsi distanti tra loro sulla base della scelta che si compie nel momento in cui ci si trova davanti a quel bivio, a quella possibilità apparentemente simile ma in realtà divergente nel risultato.
Sembra voler esplorare le pieghe dell’animo umano Peter Daurer, attraverso una pittura istintiva e al tempo stesso meditata, perché i colori hanno bisogno di essere dipanati, spalmati sulla tela in virtù di quel gesto secondario, successivo, durante il quale l’artista dispiega e genera curve come se fossero concetti, parole necessarie per consolidare il flusso del pensiero. Peter Daurer manifesta il suo inarrestabile impulso creativo anche realizzando gioielli con materiali naturali e complementi d’arredo di design come tavoli e lampade per i quali si avvale di materiali da riciclo. Ha partecipato con le sue opere a moltissime esposizioni collettive sul territorio europeo e alle ultime innovative mostre virtuali a New York e a Miami ottenendo grandi consensi e riconoscimenti da parte della critica.
PETER CARL DAURER-CONTATTI
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