L’arte moderna ha aperto le porte alla possibilità di creare opere secondo principi completamente nuovi rispetto a tutti i secoli precedenti e inediti nell’apertura ad accogliere materiali di uso quotidiano da trasformare e plasmare per assecondare l’estro creativo di quella tipologia di artisti che avevano bisogno di sperimentare e adottare quel nuovo linguaggio. La protagonista di oggi ha seguito questo percorso in cui svela la particolare capacità di avvolgere l’osservatore.
A seguito del disorientamento e del crollo delle certezze generate dal secondo conflitto mondiale, gli artisti hanno sentito il forte impulso di distaccarsi dalla forma e dalla figurazione per concentrare la corrente creativa verso un linguaggio più sostanziale, più astratto, arricchendolo con l’esigenza di adottare nuovi mezzi comunicativi per far parlare quella materia che tanto avevano visto dissolversi sotto i propri occhi durante la guerra. L’utilizzo di materiali di uso comune erano necessari per sottolineare la ribellione artistica nei confronti dell’arte del passato, che era puramente una finestra sul visibile, e dare vita a una nuova forma espressiva in cui l’opera prendesse vita, fuoriuscisse dalla tela per interagire con l’osservatore. L’Arte Informale Materica ha avuto grandi protagonisti in Jean Fautrier, che introdusse colla, segatura e olio nelle sue opere, Antoni Tapies che si staccò dal Surrealismo per aderire alla corrente Informale arricchendo le sue tele via via più astratte dalla figurazione con gesso, colla, polvere di marmo e sabbia, e infine il celeberrimo Alberto Burri, le cui iute rattoppate, ricucite e lacerate hanno lasciato un segno nella storia dell’arte mondiale. Tutto ciò che nel Novecento doveva essere gridato e affermato con forza, nel Ventunesimo secolo assume caratteristiche differenti, meno nette, più sfumate e intimiste, in nome della libertà interpretativa che la società contemporanea sostiene, in virtù di un approccio individualistico che non ha un’accezione negativa bensì si fonde con la necessita di affermare la propria voce, il proprio personale linguaggio, nella moltitudine che troppo spesso si conforma alla generalizzazione. Elena Rizzardi, artista lombarda di grande talento interpretativo, scopre prestissimo la propria inclinazione verso l’arte, prediligendo inizialmente l’uso di olio e acrilico per dare sfogo all’esigenza di raccontarsi e svelarsi nelle sue tele; successivamente e anche in virtù della sua professione di arredatrice d’interni, si avvicina all’Informale Materico usando tessuti d’arredamento, materiali riciclati, stucchi e gessi.
La personalizzazione della Rizzardi si compie nell’uso del colore che non è monocromo o terroso, quasi atonale come per gli artisti del Ventesimo secolo bensì si fonde letteralmente con la materia per dar vita a opere a metà tra Astratto e Figurativo, dove l’immagine che fuoriesce osservandola da lontano perde i suoi confini netti avvicinandosi alla tela, da cui emergono le curve sinuose delle stoffe, le dissolvenze delle tonalità sempre vivaci, solari, intense, coinvolgendo così l’osservatore direttamente dentro l’opera.
In qualche modo, narrando le proprie emozioni la Rizzardi suggerisce quanto l’apparenza possa essere diversa dalla sostanza, quanto tutto ciò che si vede da lontano sia differente da ciò che invece è realmente; sembra quasi un invito all’approfondimento il suo, ad andare oltre per cercare la sostanza nascosta nella forma, scoprendo che è solo nelle pieghe più profonde che si scopre ciò che è dietro un’estetica che è l’imperativo della contemporaneità.
Eppure le sue opere sono indiscutibilmente belle, affascinanti, coinvolgenti, raccontano di scorci di luoghi a lei cari, come in La rive du lac Majeur dove emergono gli azzurri di un lago iconico, affascinante ed elegante nella sua calma, dove il cielo si confonde con le acque tranquille che colpiscono e si lasciano raccontare dalla memoria dell’artista; o in Burano, opera in cui la pittura quasi astratta si mescola con il tessuto che definisce il cielo e i dettagli dei variopinti edifici dell’isola dei merletti, raccontandone l’incanto senza tempo e l’atmosfera lagunare che la avvolge.
Nell’opera Appassionatamente volge invece verso l’astrazione la poetica di Elena Rizzardi, rappresentando l’intensità di un’emozione travolgente, irresistibile che tutto chiede e tutto coinvolge, è per questo che il tessuto sembra stringersi e confluire verso l’essenza centrale, quel rosso intenso che caratterizza la forza di una sensazione attorno alla quale ruota tutto il resto.
E ancora in La cromia del tempo che non ritorna racconta delle mille sfaccettature del tempo, quel percorso che spesso attraversiamo inconsapevolmente con la convinzione che sia eterno, a volte perdendolo a volte sprecandolo e molte altre vivendolo intensamente senza pensare al dopo, mentre in realtà spesso ci si trova a fare i conti con la consapevolezza che quando è andato non torna; e dunque dalle tonalità vivaci che accompagnano il percorso più inconsapevole l’opera sfuma verso quelle più neutre dell’equilibrio, della maturità e dell’accettazione dell’ineluttabilità di ciò che è stato il percorso che più o meno coscientemente si è scelto, credendo erroneamente di possederlo e gestirlo quel tempo, nell’illusione di poter prima o poi riuscire a fare tutto.
Nel corso della sua carriera di arredatrice di interni ha collaborato con architetti e designers di fama internazionale e ha potuto unire le sue due passioni per dar vita a uno stile personale apprezzatissimo dai collezionisti, infatti le sue opere sono esposte presso showroom e residenze private di prestigio soprattutto all’estero – Singapore, Dubai, Londra, Lisbona, Atene, Ginevra, Lugano, Cannes – dandole la possibilità di abbinarle a grandi spazi con arredi di design moderno, coordinandole con colori e materiali personalizzati e amalgamandole con l’arredo stesso. Nel corso degli anni ha partecipato a numerose mostre e fiere internazionali tra cui la Contemporary Art International Fair di Innsbruck, la collettiva presso la Espacio Gallery di Londra, e Arte Fiera Genova.
ELENA RIZZARDI-CONTATTI
Email: elena@elenarizzardi.com
Sito web: http://elenarizzardi.com
Facebook: https://www.facebook.com/elena.rizzardi.16
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