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La natura diviene interprete delle più profonde sensazioni umane nel Neo Romanticismo di Gaia Ghezzi

Ogni qualvolta l’essere umano è stato capace di uscire dal proprio approccio materialista e si è sintonizzato su una frequenza diversa, quella dell’ascolto della natura e di tutti i significati che dentro di essa con semplicità e spontaneità si manifestano, l’espressione artistica si è concentrata sulla contemplazione di un ambiente circostante affine agli stati d’animo avvertiti nell’interiorità, un po’ perché l’osservazione parte dal soggetto e dunque l’oggettività riflette ciò che viene percepito, un po’ perché di fatto l’interazione con ciò che ruota intorno alla vita va inevitabilmente a interagire con l’individuo modificando il suo sguardo sull’esistenza.

Dunque che gli artisti appartenenti a questo tipo di approccio percettivo hanno scelto e scelgono di rappresentare quel mondo naturale che diviene mezzo ideale per connettersi con l’io più profondo. La protagonista di oggi rivisita uno stile appartenente al passato introducendovi tutta quella spiritualità, quel legame con il sentire umano che ha bisogno di mescolarsi e di fondersi con la realtà circostante, evadendo dalla contingenza e dalla realtà contemporanea per rimanere connessi con la necessità primordiale di ricongiungersi alla parte più bella e incontaminata della vita.

Molte rivoluzioni stilistiche ed espressive che si manifestarono tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento ebbero di fatto inizio con le intuizioni di alcuni pionieri dei periodi antecedenti, in particolar modo nel periodo considerato moderno che coincise con l’esigenza da parte degli interpreti dell’arte di distaccarsi dal tradizionale ritratto o dai soggetti religiosi commissionati dalla Chiesa; fu infatti già all’inizio del Diciannovesimo secolo che cominciò a verificarsi un nuovo interesse alla natura, al paesaggio e alla correlazione tra individuo e la forza irresistibile degli eventi atmosferici. L’esiguità dell’essere umano davanti alla maestosità del mondo in cui viveva era il punto focale della poetica espressiva di William Turner, maestro del Romanticismo inglese, che concretizzò forse più di tutti questo tipo di approccio in cui l’oggettività andava a sollecitare la riflessione esistenziale del soggetto e forniva spunti di riflessione e di introspezione lontani dal conformismo dell’epoca che voleva ancora l’arte come pura riproduzione dell’osservato. Ma anche Caspar David Friederich, esponente del Romanticismo tedesco, sottolineò quanto la natura fosse una culla all’interno della quale l’essere umano poteva immergersi per sentirsi protetto nelle atmosfere intimiste spesso avvolte dalla nebbia, sottolineando quanto di fatto l’animo potesse liberarsi all’interno di quei panorami struggenti e malinconici. Non solo, anche la Russia ebbe in Ivan Konstantinovič Ajvazovskij uno dei più grandi interpreti del sublime attribuito da sempre a Turner ma di fatto estendibile anche ad altri immensi autori; in lui le atmosfere tempestose dei mari assumevano tonalità più delicate, luminose, quasi a voler sottolineare che la natura non perde mai la sua spontaneità, inconsapevole delle dinamiche umane, e anche quando è minacciosa o distruttiva in lei non c’è mai il desiderio di nuocere semmai è l’uomo che nella sua convinzione di onnipotenza la sfida rischiando di esserne sopraffatto. E ancora negli Stati Uniti la Hudson River School attraverso la capacità narrativa del paesaggio diede una risposta più esplorativa mettendo in evidenza le bellezze incontaminate del nuovo continente; il movimento ebbe tra i maggiori esponenti il grande Thomas Cole e il suo pupillo Frederich Edwin Church. Le intuizioni sulla luce e sulla realizzazione del paesaggio dell’Arte Romantica furono la base della ricerca artistica dei teorici e maestri dell’Impressionismo ma anche dell’esplorazione dell’interazione tra sottili energie naturali e connessione con l’essere umano che furono il fulcro del Simbolismo, entrambi movimenti di fine Ottocento.

1 Formica – olio su tela, 80x80cm

L’artista lombarda Gaia Ghezzi genera una nuova interpretazione del Romanticismo andando a fondere la resa del sublime appartenente a William Turner e a Ivan Konstantinovič Ajvazovskij a un significante più profondo, più legato all’interazione tra sensazioni soggettive e connessione con quei paesaggi che sono protagonisti assoluti delle sue tele; l’uomo è quasi completamente assente dai dipinti perché è già soggetto principale dell’osservazione dunque la sua presenza è intuita mentre lo sguardo è lasciato vagare all’interno delle atmosfere rarefatte, di quei paesaggi indefiniti di cui il confine tra terra e cielo, tra acqua e aria è spesso mescolato sulla linea dell’orizzonte, quasi a voler sottolineare quanto a volte la realtà visibile sia solo una convenzione, un mezzo per condurre l’individuo a riflettere su se stesso.

2 Verso sera, Sicilia occidentale – olio su tela, 50x50cm

L’invito alla riflessione si esplica attraverso i titoli che sembrano essere un completamento, un’evidenziazione di quanto ogni paesaggio sia stato un’estensione di quanto percepito da Gaia Ghezzi nel momento in cui si è trovata di fronte a ciò che poi ha avvertito l’urgenza di raccontare sulla tela, ma anche una rivelazione di un suo stato d’animo nell’istante vissuto e probabilmente generato da circostanze ed eventi che lo hanno preceduto. D’altro canto però l’artista lascia il fruitore libero di avvicinarsi e di immergersi nelle atmosfere da lei narrate, lo invita a perdersi in quella costante mancanza di riferimenti per lasciarsi semplicemente andare alle energie sottili e impalpabili che da quei mondi indefiniti giungono a far vibrare le corde emotive che così suonano in armonia con quella natura immensa eppure accogliente.

3 La disciplina della terra – olio su tela, 80x100cm

La tela La disciplina della terra sembra costituire la concretizzazione perfetta del concetto poc’anzi espresso perché malgrado l’aspetto tempestoso del cielo tutto sembra appartenere a un ordine necessario, persino gli alberi si piegano stoici davanti al vento mostrando dunque la loro resilienza, quella capacità innata a non lasciarsi sopraffare dagli eventi; dal punto di vista filosofico questo dipinto è un invito da parte di Gaia Ghezzi ad apprendere la capacità di accettare ciò che accade come qualcosa di inevitabile da cui però non si può che scoprire la propria forza, la possibilità di restare in piedi anche laddove tutto sembrerebbe spingere a cadere.

4 Meccaniche divine – olio su tela, 100x100cm

La terra scura è in contrasto con il chiarore del cielo che predomina il dipinto, eppure è lì, esiste malgrado l’immensità di ciò che è sopra di lei e continuerà ad attingere proprio dai cambiamenti la linfa per mantenersi viva. In Meccaniche divine invece la gamma cromatica è più solare, più positiva, il verde chiaro del terreno predomina e diviene protagonista assoluto così come la luce che avvolge quell’unico albero posto al centro di una radura illuminata in maniera innaturale poiché le nuvole scure e cariche di pioggia non lasciano filtrare dal cielo i raggi del sole in maniera così abbondante da giustificare quell’irradiamento; ecco il perché del titolo dunque, vuole mettere in luce quell’inspiegabile che si verifica e che appartiene a una dimensione superiore, spirituale, quasi a suggerire ancora una volta all’osservatore di non lasciarsi ingannare dalle circostanze perché il positivo può nascere anche in momenti inaspettati. L’albero al centro, solo e coriaceo rappresenta così l’essere umano, l’individuo che può, se vuole, trovare il sole dentro se stesso e solo così potrà mantenere la propria luminosità sempre accesa a dispetto di ciò che gli accade intorno.

5 Fear – olio su tela, 50x50cm

Fear crea, al contrario, un inganno visivo poiché le tonalità scelte da Gaia Ghezzi sono tenui, delicate, non sembrano indurre ad avere paura, non sembrano sollecitare un atteggiamento di difesa, eppure il titolo suggerisce esattamente quel tipo di reazione. Molto spesso l’uomo teme tutto ciò che non conosce solo perché lo costringerebbe a uscire dalla propria zona sicura che al contempo gli impedisce di scoprire qualcosa di meraviglioso che potrebbe trovarsi oltre l’orizzone; per paura di cadere e tendere verso quell’incognita rappresentata dall’artista con un’evidente delicatezza cromatica, si rinuncia a fare quel tentativo di volo che condurrebbe verso un nuovo mondo, un’inedita opzione che potrebbe rivelarsi splendida, esattamente come il punto di fuga del dipinto suggerisce con la sua luminosità.

6 Arrivederci – olio su tela, 70x70cm

La tela Arrivederci narra di un momento di commiato dalla bellezza incontaminata davanti a sé, quasi come se Gaia Ghezzi volesse rendere omaggio a un luogo ideale dentro cui si è rifugiata per trovare un contatto profondo con la sua anima e dal quale poi si è dovuta allontanare per riprendere il ritmo della quotidianità, con le cose da fare e la vita da vivere; eppure quel saluto provvisorio è una promessa di ritorno, un appuntamento irrinunciabile con il proprio vero sé che, una volta rivelatosi, non può più essere ignorato. Il colore del cielo è quello dell’alba, quando cioè la fase del sogno lascia spazio a un risveglio che ha il sapore della dolcezza, dell’avvolgenza costituita dalle sfumature arancio del sole che sembrano carezzare la terra per rassicurarla con il suo tocco caldo.

7 Le monete del potere – olio su tela, 50x70cm

Gaia Ghezzi ha al suo attivo la partecipazione a mostre collettive in Italia e all’estero, tra le più importanti la Art Nordic Exhibitions a Copenaghen, e la Giorgio Vasari International Award presso Palazzo del Vaticano a Roma, e una mostra personale a Milano; le sue opere sono state inserite in diverse edizioni del Catalogo dell’Arte Moderna Giorgio Mondadori e fa parte dell’Associazione Artangolo Fucina delle Arti con cui espone regolarmente.

GAIA GHEZZI-CONTATTI

Email: gaia.ghezzi@gmail.com

Facebook: www.facebook.com/gaia.ghezzi.3

Instagram: www.instagram.com/gaia.ghezzi.3/

Nature becomes the interpreter of the deepest human feelings in Gaia Ghezzi’s Neo-Romanticism

Whenever human beings have been able to step out of their materialistic approach and tune in to a different frequency, that of listening to nature and all the meanings that manifest themselves within it with simplicity and spontaneity, artistic expression has focused on the contemplation of a surrounding environment akin to the states of mind felt in the interior, partly because observation starts from the subject and therefore objectivity reflects what is perceived, and partly because interaction with what revolves around life inevitably interacts with the individual, modifying his outlook on existence. Therefore, that artists belonging to this type of perceptive approach have chosen and choose to represent that natural world that becomes an ideal medium for connecting with the deepest self. Today’s protagonist revisits a style belonging to the past by introducing all that spirituality, that link with human feeling that needs to mingle and merge with the surrounding reality, evading contingency and contemporary reality to remain connected with the primordial need to rejoin the most beautiful and uncontaminated part of life.

Many stylistic and expressive revolutions that took place between the end of the 19th century and the beginning of the 20th century actually began with the insights of some pioneers from earlier periods, especially in the one considered modern, which coincided with the need for art interpreters to break away from traditional portraits or religious subjects commissioned by the Church; indeed, it was already at the beginning of the 19th century that began to occur a new interest in nature, landscape and the correlation between the individual and the irresistible force of the weather. The smallness of the human being in front of the majesty of the world in which he lived was the focal point of the expressive poetics of William Turner, master of English Romanticism, who perhaps more than anyone else concretised this type of approach in which objectivity went to solicit the existential reflection of the subject and provided cues for reflection and introspection far from the conformism of the time that still wanted art as pure reproduction of the observed. But also Caspar David Friederich, an exponent of German Romanticism, emphasised how nature was a cradle within which the human being could immerse himself to feel protected in the intimist atmospheres often shrouded in fog, underlining how much the soul could actually free itself within those poignant and melancholic panoramas. Not only that, but Russia too had in Ivan Konstantinovič Ajvazovskij one of the greatest interpreters of the sublime always attributed to Turner but in fact extendable to other immense authors; in him, the stormy atmospheres of the seas took on more delicate, luminous tones, almost as if to emphasise that nature never loses its spontaneity, unaware of human dynamics, and even when it is threatening or destructive, there is never a desire to harm it; if anything, it is man who, in his conviction of omnipotence, challenges it, risking being overwhelmed. And still in the United States, the Hudson River School, through the narrative capacity of the landscape, gave a more exploratory response by highlighting the uncontaminated beauty of the new continent; the movement had among its major exponents the great Thomas Cole and his pupil Frederich Edwin Church. The insights into light and the realisation of the landscape of Romantic Art were the basis for the artistic research of the theorists and masters of Impressionism, but also for the exploration of the interaction between subtle natural energies and human connection that were the focus of Symbolism, both movements of the late 19th century. The Lombard artist Gaia Ghezzi generates a new interpretation of Romanticism by merging the rendering of the sublime belonging to William Turner and Ivan Konstantinovič Ajvazovskij with a deeper signifier, more linked to the interaction between subjective sensations and the connection with those landscapes that are the absolute protagonists of her canvases; man is almost completely absent from the paintings because he is already the main subject of observation, so his presence is intuited while the gaze is left to wander within the rarefied atmospheres, those undefined landscapes where the boundary between earth and sky, between water and air is often blurred on the horizon line, almost as if to emphasise how visible reality is sometimes only a convention, a means to lead the individual to reflect on himself. The invitation to reflection is expressed through the titles, which seem to be a completion, a highlighting of how each landscape was an extension of what Gaia Ghezzi perceived when she found herself in front of what she then felt the urge to recount on canvas, but also a revelation of her state of mind in the instant she lived and probably generated by circumstances and events that preceded it. On the other hand, however, the artist leaves the viewer free to approach and immerse himself in the atmospheres she narrates, inviting him to lose himself in that constant lack of references to simply let himself go to the subtle and impalpable energies that from those indefinite worlds come to vibrate the emotional chords that thus play in harmony with that immense yet welcoming nature. The canvas La disciplina della terra (The discipline of the earth) seems to constitute the perfect concretisation of the concept just expressed, because despite the stormy aspect of the sky, everything seems to belong to a necessary order, even the trees stoically bend before the wind, thus showing their resilience, that innate ability not to let themselves be overwhelmed by events; from a philosophical point of view, this painting is an invitation of Gaia Ghezzi to learn the ability to accept what happens as something inevitable from which, however, one cannot but discover one’s own strength, the possibility of remaining standing even where everything would seem to lead one to fall. The dark earth is in contrast to the lightness of the sky that dominates the painting, yet it is there, it exists despite the immensity of what is above it, and it will continue to draw from changes the sap to keep itself alive. In Meccaniche divine (Divine mechanics), on the other hand, the chromatic range is sunnier, more positive, the light green of the ground predominates and becomes the absolute protagonist, as does the light that envelops that single tree placed in the centre of a clearing illuminated in an unnatural manner because the dark clouds laden with rain do not allow the sun’s rays to filter from the sky in such an abundant manner as to justify that irradiation; this is the reason for the title then, it wants to highlight that inexplicable which occurs and which belongs to a superior, spiritual dimension, almost as if to suggest once again to the observer not to be fooled by circumstances because the positive can also be born in unexpected moments. The tree in the centre, lonely and leathery, thus represents the human being, the individual who can, if he wants, find the sun within himself and only in this way can he keep his own brightness always burning in spite of what happens around him. Fear creates, on the contrary, a visual deception because the shades chosen by Gaia Ghezzi are soft, delicate, they do not seem to induce fear, they do not seem to solicit an attitude of defence, yet the title suggests exactly that kind of reaction. Very often man fears all that he does not know only because it would force him to leave his safe zone, which at the same time prevents him from discovering something marvellous that might lie beyond the horizon; for fear of falling and tending towards that unknown represented by the artist with an evident chromatic delicacy, one renounces that attempt at flight that would lead towards a new world, a new option that might prove splendid, exactly as the painting’s vanishing point suggests with its luminosity. The canvas Arrivederci (Goodbye) tells of a moment of parting from the uncontaminated beauty before her, almost as if Gaia Ghezzi wished to pay homage to an ideal place in which she took refuge to find a profound contact with her soul and from which she then had to leave to resume the rhythm of everyday life, with things to do and life to live; yet that temporary goodbye is a promise to return, an unmissable appointment with her true self which, once revealed, can no longer be ignored. The colour of the sky is that of dawn, when the dream phase gives way to an awakening that has the flavour of sweetness, of the envelopment constituted by the orange hues of the sun that seem to caress the earth to reassure it with its warm touch. Gaia Ghezzi has participated in group exhibitions in Italy and abroad, the most important of which include the Art Nordic Exhibitions in Copenhagen and the Giorgio Vasari International Award at the Vatican Palace in Rome, and a solo exhibition in Milan. Her artworks have been included in various editions of the Catalogo dell’Arte Moderna Giorgio Mondadori and she is a member of the Artangolo Fucina delle Arti Association with which she exhibits regularly.

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Pubblicato da
Marta Lock

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