Della forza travolgente degli elementi della natura hanno raccontato pochi artisti prima del Novecento, un gruppo ristretto che però ha avuto la capacità di tracciare un nuovo percorso nella storia dell’arte, ripreso e trasformato dai movimenti successivi. Il protagonista di oggi unisce quell’esperienza a una sua filosofia, di pensiero ma anche estetica, dando vita a uno stile molto personale e in equilibrio tra due opposte visioni; andiamo a scoprire meglio il perché.
Verso gli inizi dell’Ottocento si diffuse in tutta Europa il Romanticismo, una corrente pittorica che si sviluppò, in base al paese a cui appartenevano gli artisti che vi aderirono, in maniera completamente differente eppure con il medesimo intento di svelare quanto l’essere umano fosse piccolo davanti alla maestosità, alla bellezza e all’ineluttabilità di alcuni fenomeni della natura a cui non era possibile resistere né arrestare. In particolar modo fu il Romanticismo Inglese a regalare immagini intense e trascinanti davanti alle quali l’osservatore non poteva che sentirsi travolto dalla coscienza di quanto minima potesse essere la sua rilevanza davanti alla grandezza e alla forza di ciò che vedeva davanti a sé. William Turner più di tutti consacrò alla storia paesaggi incredibili di temporali, di mari in tempesta, di albe e di tramonti in cui fu capace di infondere tutta l’intensità degli eventi atmosferici che si materializzavano davanti ai suoi occhi e tutta la potenza di una natura a volte amica e altre spaventosa e inquietante proprio per l’impeto con cui si manifestava. È a questa intenzione espressiva, questo manifestare il senso di consapevolezza delle dimensioni e della portata dei fenomeni naturali, in grado trascinare e trasportare il destino dell’essere umano, che si lega la pittura di Luigi Guerrieri, architetto nato in provincia di Catanzaro ma ormai da anni residente a Roma e che non ha mai lasciato inascoltata la forte inclinazione artistica, pur contaminandosi e prendendo ispirazione da altri movimenti pittorici attraverso cui ha sviluppato uno stile unico. Le tonalità scelte per le sue opere sono infatti più vicine all’Espressionismo, in cui l’emozione era la forza e l’impulso creativo più urgente, impellente, interpretando l’impeto esterno della natura con il linguaggio interiore di ciò che la mente e l’anima riceve proprio dai frammenti di paesaggi che si trovano davanti agli occhi dell’artista nel suo momento creativo.
Non solo, una delle caratteristiche più evidenti di Guerrieri è il forte Simbolismo che attraversa le sue tele, quel raccontare attraverso le stagioni, i mari e i cieli agitati, le debolezze, le paure, le alternanze esistenziali dell’uomo contemporaneo che, oggi come ieri, si trova a combattere per ciò in cui crede, per ciò a cui tiene, per conquistare ciò che per lui conta davvero.
L’elemento costantemente presente nelle opere di questo coinvolgente artista è l’albero, radice della vita e base solida che si oppone alle impetuosità degli elementi della natura, quell’ancora sicura in grado di resistere a ogni avversità e che, con la sua resilienza, costituisce l’unica certezza, l’unica consapevolezza dell’essere interiore anche quando tutto all’esterno cambia e si trasforma.
In questo caso il riferimento evidente è Gustav Klimt, padre del Secessionismo Viennese, di cui Luigi Guerrieri nel descrivere gli alberi riprende la sinuosità dei rami, quei tentacoli che dalle radici tendono verso le possibilità, l’evoluzione, l’infinito e la morbidezza del vivere, quel cercare al di fuori di sé ciò che è fondamentale per conoscersi, scoprirsi e trovare un nuovo equilibrio tra il punto da cui si parte e quello a cui, tra tante vicissitudini e oltrepassando tanti eventi, si giunge. Le sensazioni dell’artista sono chiaramente manifestate e narrate in ogni sua tela, con quella capacità espressiva propria di un direttore della fotografia cinematografico in virtù della semplicità diretta e in grado di coinvolgere l’osservatore in modo istintivo, immediato.
In Ricordo di un attimo è evidente quella nostalgia che spesso accompagna un frammento di vita vissuto e poi rapidamente sfuggito, come se improvvisamente una luce potente si fosse accesa per evidenziare una scena che, per qualche motivo ha dovuto restare nel passato; l’albero, che rappresenta l’essere umano, si lascia avvolgere e quasi travolgere dall’onda di un istante intenso eppure sfuggente, pronto a infrangersi e subito dopo essere risucchiato dalla risacca lasciando il protagonista di quell’emozione stordito e al tempo stesso grato per aver comunque avuto la possibilità di viverlo quell’istante.
E ancora in Caldo inverno Guerrieri evidenzia il contrasto tra il freddo della natura e la sensazione sotterranea di calore governata dai sentimenti, dalle sensazioni che non si lasciano immobilizzare dagli eventi della vita, e dunque nonostante il gelo, metafora di un raffreddamento emotivo a cui spesso la vita conduce, resta sempre una corrente calda che scorre lenta e che è pronta ad accogliere il risveglio dei sensi e dei sentimenti apparentemente sopiti.
Ma anche la capacità di cadere, di rialzarsi e di ricominciare a camminare e a correre malgrado gli eventi esterni è narrata nelle tele di Luigi Guerrieri, come in Lottare sempre, l’opera in copertina articolo, e nel mito della Fenice particolarmente caro all’artista al punto di renderlo protagonista di diverse opere; la rinascita è fondamentale per la crescita, non a caso in entrambe le opere che portano questo titolo l’albero non è più posizionato di lato rispetto al centro della tela bensì diventa centrale, assoluto protagonista, i suoi rami sono più rigogliosi esattamente in virtù di quella rinnovata vitalità che si genera quando i momenti bui sono superati e si ricomincia a sorridere e a guardare il cielo. Positivo e negativo, destabilizzazione ed equilibrio, impeto e calma, sono questi gli opposti su cui nasce e si fonda la produzione artistica di Luigi Guerrieri che nel corso della sua carriera ha partecipato a numerose mostre collettive a Roma, a Milano e a Salerno, compresa l’edizione 2019 di Umbria Art.
LUIGI GUERRIERI-CONTATTI
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