Fuori da venerdì 8 aprile il nuovo singolo di Marchi dal titolo La notte. Dopo l’esordio con Gennaio, il cantautore sardo torna con un pezzo dal mood decisamente più ecclettico e disincantato rispetto al precedente, che racconta le ombre e i pensieri ossessivi che seguono la fine di una relazione e che rappresenta un tassello del tutto nuovo che si aggiunge alla costruzione del percorso artistico di Marchi.
Marchi ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“La notte” è il tuo nuovo singolo, di che cosa si tratta?
Si tratta di un “sogno lucido”. I sogni lucidi si verificano quando una persona è consapevole che sta sognando e nonostante questo assume, in una certa misura, il controllo della narrazione del proprio sogno. “La notte” è proprio questo, la conversazione onirica di una coppia in crisi dentro alla quale si analizzano, col senno di poi, gli errori e le responsabilità che hanno portato all’allontanamento graduale, alla fine del dialogo, e quindi inevitabilmente alla rottura.
Cosa vuoi trasmettere con questo brano?
La sensazione di lutto e di smarrimento che accomuna incubi e relazioni finite male.
Che tipo di accoglienza ti aspetti?
Mi aspetto di finire in coma alle classifiche! È una canzone cupa e per niente consolatoria, non credo proprio possa diventare una hit. L’unica cosa che spero è che possa fare breccia nelle persone che hanno provato le stesse sensazioni. E spero che possa essere apprezzata dagli amanti di un rock-pop alternativo un po’ più sofisticato rispetto a quello nazional-popolare.
Come nasce il tuo progetto musicale?
La musica è tornata a farmi compagnia qualche anno fa, dopo un lungo periodo di fermo. Quando vai a vivere da solo è la compagna ideale. Ho sentito il bisogno di elaborare delle cose che mi erano successe e le canzoni sono state il mezzo più immediato per farlo, quello più diretto e sensibile. Ho sempre scritto canzoni fin da adolescente, ma a quell’età non avevo preso la cosa troppo seriamente. Prendevo lezioni di chitarra e di pianoforte, suonavo in qualche gruppo del mio paese, in Sardegna, ma niente di più. Poi nel 2010 mi iscrissi a un concorso importante di cantautorato a Roma, dove nel frattempo mi ero trasferito per studiare all’università. Il concorso era il Premio Fabrizio De Andrè e arrivai in finale sia quell’anno che due anni dopo, nel 2013. È allora che il progetto ha preso corpo in modo più ponderato. Quell’esperienza mi ha fatto diventare più consapevole e negli anni ho deciso di impostare tutto più seriamente fino ad arrivare, nel 2021, alla pubblicazione del mio primo singolo, che si intitola Gennaio.
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